Le squadre uscite meglio dall'offseason NFL 2024
Allunghiamo il brodo dell'offseason NFL con un articolo che vuole fare il punto della situazione
Washington Commanders
Il bello dell’offseason è proprio questo, prendere ogni elemento sottovuoto e valutarlo senza la controprova del campo. Un po’ come in un’espressione aritmetica, iniziamo a sommare fra di loro gli elementi vecchi a quelli nuovi, pensiamo al valore assoluto di un giocatore qualsiasi e lo addizioniamo a quello cumulativo del roster et voilà, il risultato non potrà che essere positivo.
Questa premessa apparentemente random è un mio scialbo tentativo di tutelarmi, perché si sta pur sempre parlando dei Washington Commanders, squadra che pur avendo cambiato il nome resta sinonimo di delusione.
Avranno bisogno di tempo ed è fondamentale tenere basse le aspettative, ma quanto fatto in questi ultimi mesi dal nuovo GM Adam Peters non può lasciarci indifferenti. Della loro brillante free agency ne avevo già abbondantemente parlato qua, ma mi sembra necessario porre nuovamente enfasi sull’ottimo lavoro svolto avendo aggiunto necessaria esperienza - Bobby Wagner, Austin Ekeler, Tyler Biadasz e Dante Fowler Jr. - a contratti più che intelligenti come quelli degli intriganti Frankie Luvu, Dorance Armstrong e Jeremy Chinn.
Al draft, invece, potrebbero essersi garantiti il tanto agognato franchise quarterback e, non secondario, hanno spesso e volentieri selezionato gente pronta a contribuire fin da subito come Jer’Zhan Newton, Mike Sainristil e Ben Sinnott.
Non mi aspetto né vittorie né competitività nel 2024, ma immagino che da metà novembre in poi Washington inizierà a metterci settimanalmente davanti a miglioramenti tangibili.
Jayden Daniels non sembra essere circondato da incompetenza.
Chicago Bears
Per quanto ad alcuni giocatori piaccia millantare l’esistenza di un fantomatico script, è assai raro che in NFL le cose seguano il copione. Tranne quest’anno: quella del 2024 doveva essere l’offseason dei Chicago Bears e così è stata.
Chicago si è resa protagonista di una vera e propria metamorfosi. Figuratevi che per la prima volta dal lontanissimo 2013 il loro attacco può universalmente essere percepito come una legittima minaccia. Ai tempi i nomi erano quelli di Brandon Marshall, Alshon Jeffery, Martellus Bennett, Matt Forte e il disinteressato Jay Cutler. Ne sono passati di anni, eh?
Esattamente come nel caso dei Commanders, mettere le mani troppo avanti e definire Caleb Williams franchise quarterback ancor prima di averlo visto completare un lancio fra i professionisti sarebbe stupido - anche se su Twitter inserirlo all’interno di una top ten posizionale genera veramente tanto engagement -, ma ci sono elevate probabilità che con un corpo ricevitori formato da D.J. Moore, l’immarcescibile Keenan Allen, Rome Odunze, Cole Kmet e il dinamico D’Andre Swift la prima scelta assoluta al draft cominci a esprimersi su buoni livelli più prima che poi.
Soprattutto perché la linea d’attacco, seppur neanche lontanamente dominante, sembra garantire la necessaria funzionalità da non rendergli l’esistenza un inferno.
E attenzione alla difesa. Penso che fissare l’asticella alla doppia cifre di vittorie non sia affatto ingeneroso.
Tennessee Titans
I Tennessee Titans sono forse stati la squadra più rognosa della NFL per buona parte dell’ultimo lustro. Per quanto non averli avuti fra i piedi ai vertici della conference abbia migliorato la qualità media del mio sonno, ammetto che sia stato alquanto mortificante aver smesso di percepirli come un pericolo.
Per la gioia dei loro tifosi, la situazione sembra essere stata capovolta piuttosto velocemente.
Dando per scontato che un supporting cast sensibilmente migliorato si traduca in un immediato salto di qualità di Will Levis sto consapevolmente facendo i conti senza l’oste, abbiamo visto troppo poco di Levis per esprimerci con qualsivoglia grado di precisione sui suoi possibili margini di miglioramento… ma è proprio questo il punto. Apprezzo con tutto me stesso lo sforzo profuso dal front office per metterlo nelle migliori condizioni possibili per disporre di un’audizione legittima.
La NFL è pervasa da una tediosa fretta quando si parla di sviluppo di un quarterback e, spesso, prospetti di qualità vengono fatti scivolare nell’oblio da contesti tutt’altro che ideali - in cui neanche i migliori della classe riuscirebbero a riscuotere successo.
Tennessee ha fatto tutto quello che poteva per dargli l’opportunità di vincersi un ruolo da protagonista assoluto nel loro futuro infondendo ulteriore talento alla linea d’attacco e al receiving corp - Latham e Ridley gli innesti più altisonanti. Non che il reparto difensivo sia stato da meno, le acquisizioni di Sweat, Sneed e Awuzie rendono immediatamente più competitiva una difesa che nel 2023 non è mai stata disastrosa in senso assoluto ma che aveva decisamente troppi buchi per garantire un rendimento soddisfacente.
Levis permettendo, mi aspetto un deciso ritorno alla competitività.
Pittsburgh Steelers
Penso che nessun general manager negli ultimi mesi si sia divertito anche solo la metà di Omar Khan.
Da marzo in poi il GM degli Steelers ha sostanzialmente fatto quello che ha voluto e, soprattutto, quello di cui aveva davvero bisogno Pittsburgh per tornare a essere una contender. In quattro e quattr'otto ha rivoluzionato la quarterback room sbarazzandosi del peso morto Kenny Pickett, dell’oggetto del mistero Mason Rudolph e di un Mitch Trubisky sempre più destinato a un resto di carriera come backup in cambio di Russell Wilson e Justin Fields, due opzioni ampiamente preferibili sia sul corto che sul lungo termine. Pure di questo vi avevo già parlato approfonditamente quaggiù.
Il vero capolavoro lo ha però composto in sede di draft leggendo benissimo il tabellone in modo da portarsi a casa esattamente i giocatori di cui aveva bisogno senza dolorosi sacrifici di pick. Fautanu, McCormick e Frazier si candidano immediatamente a indossare tre quinti delle maglie da titolari lungo la O-line, il reparto che negli ultimi anni ha puntualmente sabotato le loro stagioni - forse ancor più dei quarterback.
È inutile girarci attorno, Russell Wilson non ha più molto da spartire con il quarterback visto a Seattle, ma resto convinto che se calato all’interno di un attacco con un gioco di corse di livello possa ancora condurlo con efficienza sfruttando la play action e la pericolosità after the catch di una batteria di ricevitori sempre competente.
Torneranno a fare rumore.
Ah sì, non commettiamo l’errore di dimenticarci di Justin Fields per il futuro.
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