La rivoluzione under center dei Pittsburgh Steelers
Qualche considerazione sulle drastiche mosse dell'ultima settimana dei Pittsburgh Steelers
Mentre noi ci stracciavamo le vesti al cospetto delle firme dei vari Kirk Cousins e Christian Wilkins, i Pittsburgh Steelers stavano pianificando una minirivoluzione che al momento - specifichiamolo - non può che essere accolta da scroscianti applausi.
In meno di sette giorni, infatti, il front office degli Steelers ha completamente stravolto la quarterback room con una serie di mosse che, sempre al momento, mi sento obbligato a definire geniali: andiamo con ordine.
Della firma di Russell Wilson penso di avervi già detto tutto quello che poteva essere detto nel corso dell’ultima settimana: ci torneremo fra qualche paragrafo per analizzarla in relazione all’ultimo grande movimento.
L’idea che abbiamo avuto modo di maturare durante il corso della settimana era piuttosto intuitiva, ossia che Wilson fosse stato messo sotto contratto principalmente per fare da mentore a Kenny Pickett e, non secondario, mettergli un po’ di sana pressione che dal momento che questa sa creare diamanti vuoi mai che riesca pure a rendere Pickett funzionale al football americano del 2024.
Mentre venerdì sera stavamo ancora metabolizzando il ritiro di Aaron Donald, ecco il tweet di Adam Schefter che non ti aspetti: Pittsburgh ha spedito Pickett a Philadelphia insieme alla scelta numero 120 dell’imminente draft in cambio della scelta numero 98 e due pick al settimo round del draft del 2025.
Chi nella propria vita ha giocato online parlerebbe di rage quit da parte di Pickett.
Ciò che sorprende dell’addio di Pickett non è tanto l’addio, bensì la destinazione: accasandosi agli Eagles la ventesima scelta assoluta al draft del 2022 ha di fatto accettato la prospettiva di essere un backup per il resto della propria carriera. Agli Eagles, infatti, il posto da titolare non sarà messo in palio durante il training camp, Pickett si è accasato in punta di piedi in quella che è a tutti gli effetti la squadra di Jalen Hurts.
Qualora dovesse succedere qualcosa a Hurts, Pickett avrà l’opportunità di dar prova del proprio valore in un contesto offensivo più funzionale di quello in cui ha operato a Pittsburgh fra 2022 e 2023, ma non devo sicuramente precisare che quello appena delineato coinciderebbe con un worst case scenario che molto probabilmente li condannerebbe a una classica stagione buttata.
Ed è finita così, nel modo più anonimo possibile, l’era Pickett a Pittsburgh: se non altro abbiamo potuto constatare ancora una volta l’ovvio, ossia che il lieto fine nello sport non sia mai un qualcosa di dovuto.
A pochi mesi di distanza dal ritiro di Ben Roethlisberger, selezionare al draft un quarterback in uscita da Pittsburgh appariva così poetico che sembrava costituire una manifestazione d’amore da parte degli dei del football alla città di Pittsburgh. O provare definitivamente l’esistenza del copione a cui alludono tutti nei vari - troppi - podcast.
Niente da fare. Pickett ha ridefinito il concetto di game manager neutralizzando ulteriormente un attacco già di per sé problematico. Con lui a dirigere le operazioni le difese avversarie potevano focalizzarsi esclusivamente su Harris e Warren: non credo sia un caso che Harris il proprio miglior football lo abbia giocato con Mason Rudolph a dargli l’handoff nelle ultime settimane di regular season.
I dati ridefiniscono il concetto di tristezza. 24 partite giocate, 14 vittorie, 13 touchdown e 13 intercetti. Se state pensando che il numero più importante, quello delle vittorie, sia tutto sommato soddisfacente vi invito a dare a Cesare ciò che è di Cesare e attribuirlo all’opportunismo di un reparto difensivo suo malgrado consapevole di dover compensare settimanalmente all’ignavia del proprio quarterback.
L’era Pickett è stata tanto breve quanto insoddisfacente. In due anni non si è nemmeno vista l’ombra di un miglioramento tangibile, solo tanta inefficienza, prevedibilità e orizzontalità. Dover tradurre in campo il credo tattico di Matt Canada non lo ha messo in una posizione ideale, tuttavia a mio avviso è resistito così a lungo esclusivamente aggrappandosi allo status di scelta al primo round del draft.
Ma ora passiamo alla notizia del fine settimana, il motivo per cui sto scrivendo: nella notte fra sabato e domenica Bears e Steelers hanno completato uno scambio che ha reso Justin Fields un nuovo giocatore dei Pittsburgh Steelers in cambio di una scelta al draft determinata dalla percentuale di snap che giocherà durante il prossimo autunno. Si va da un minimo di una scelta al sesto round al massimo di una al quarto.
Ebbene sì, con la prima scelta al draft NFL del 2024 i Chicago Bears selezionano Caleb Williams, quarterback, USC.
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