Una classifica onesta dei general manager NFL del 2024
Senza ombra di dubbio la classifica più importante di questa serie di classifiche NFL
32) George Paton, Denver Broncos
Iniziamo con quello che è a tutti gli effetti un miracolato. In una lega in cui chi sbaglia paga, Paton ha ancora un lavoro in NFL nonostante sia stato consegnato alla storia come il firmatario - o vittima? - di una delle peggiori trade di tutti i tempi.
31) Dan Morgan, Carolina Panthers
È appena stato assunto e ha ereditato una squadra comicamente povera di talento con un proprietario tragicamente impaziente e impulsivo. I Carolina Panthers si stanno rapidamente trasformando in un buco nero in cui allenatori e general manager vanno a morire.
30) Eliot Wolf, New England Patriots
General manager rookie catapultato in una situazione infame dato che gli oltremodo esigenti tifosi dei New England Patriots vogliono ricominciare a vincere già da domani. Ha gettato le basi per i successi del futuro investendo la terza scelta assoluta su un quarterback. Per il resto, poco da dire.
29) Joe Hortiz, Los Angeles Chargers
Io sono nato nel 1996, lui è stato assunto dai Baltimore Ravens nel 1998: non è quindi un’esagerazione dire che abbia trascorso una vita a Baltimore in una delle franchigie più stabili e solide della lega. Avrà l’impegnativo compito di mettere Justin Herbert nella posizione di vincere.
28) Adam Peters, Washington Commanders
Concludiamo il blocco dei “rookie” con colui che potrebbe tranquillamente essere uscito dalla copertina di GQ, Adam Peters. Si tratta pur sempre della squadra della capitale, perciò il disastro è dietro l’angolo, ma free agency e draft mi hanno impressionato al punto di mettermi nella posizione di abbracciare timidamente la remota ipotesi che, forse, questa sia la volta in cui le cose cambiano per davvero.
Forse.
27) Terry Fontenot, Atlanta Falcons
La sua epopea in Georgia è iniziata scegliendo Kyle Pitts, un unicorno che resta pur sempre un tight end, prima dei vari Ja’Marr Chase, Penei Sewell, Micah Parsons, Patrick Surtain II e tanti altri ottimi giocatori in posizioni forse più rilevanti.
Un anno fa si è distinto per essere il primo - e unico - GM a dichiarare pubblicamente il proprio disinteresse per Lamar Jackson che, non troppi mesi dopo, ha vinto il secondo MVP della propria già assurda carriera.
Verso fine aprile, invece, ha usato l’ottava scelta assoluta per un quarterback, scelta più che legittima… non fosse che solo a marzo aveva già ipotecato il futuro dei Falcons per un altro quarterback.
Persona che gioca a scacchi in 4D.
26) Tom Telesco, Las Vegas Raiders
Con il senno di poi è facile attribuirgli la colpa di non aver saputo mettere Herbert nella posizione di avere successo, ma dobbiamo essere onesti: a caldo gran parte delle sue recenti firme sembravano aver decisamente senso, figuratevi che nella primavera del 2022 chiunque era convinto che i Chargers avessero tutto il necessario per spodestare i Chiefs.
Purtroppo però se ci sono i Chargers di mezzo le cose belle non sono nemmeno una possibilità.
25) Mickey Loomis, New Orleans Saints
Controversa, ma lasciatemi spiegare.
Nel corso della sua lunghissima avventura in Louisiana Loomis si è guadagnato abbastanza mostrine da rendere invidioso il generale Figliuolo e la sua giacca/telecomando Mivar, ma non riesco a perdonargli la folle ostinazione che dal ritiro di Drew Brees gli ha impedito fisicamente di staccare la spina, ripartire da capo e ricostruire.
Il futuro dei Saints è stato compromesso esclusivamente dalla testardaggine di un general manager apparentemente incapace di accettare con serenità e maturità una realtà non poi così drammatica. Un po’ di stoicismo Mickey mio, un po’ di stoicismo.
24) Joe Schoen, New York Giants
L’anno scorso la cifra delle decine della sua posizione in classifica sarebbe stata “1”, ma il disastroso 2023 di Daniel Jones - arrivato dopo un rinnovo contrattuale da mani nei capelli (col senno di poi) - mi lega le mani dietro la schiena.
Se vi state chiedendo come stia riuscendo a scrivere con le mani legate dietro la schiena fate bene, proprio qui volevo portarvi. Tentativi di essere simpatico - andati male - a parte, si è trovato fra le mani una squadra imbottita di pessimi contratti e lacune a roster: quarterback a parte, non mi risulta poi così difficile affermare che finora abbia generalmente svolto un buon lavoro, soprattutto lungo il versante difensivo.
23) Joe Douglas, New York Jets
In questo preciso momento i Jets possono vantare uno dei migliori roster della lega e, naturalmente, gran parte del merito va attribuita a Joe Douglas; tuttavia non ho alcuna voglia di ignorare i tanti, troppi, infiniti granchi presi al draft - Wilson e Becton su tutti - e sono abbastanza convinto che un eventuale fallimento dell’esperimento Rodgers lo obbligherà ad aggiornare il profilo su LinkedIn: o la va o la spacca per lui. E per i Jets in generale.
22) Trent Baalke, Jacksonville Jaguars
Questo piazzamento tutto sommato decente è da attribuire all’encomiabile lavoro svolto nel 2011 nella Baia quando insieme a Jim Harbaugh ricostruì in tempo record i San Francisco 49ers trasformandoli in una delle superpotenze della prima metà dello scorso decennio.
Finora il suo operato a Jacksonville è stato insipido, non ci vuole alcun talento nel selezionare Trevor Lawrence con la prima scelta assoluta. O meglio, ce ne vuole decisamente di meno che a costruirgli attorno una squadra decente.
21) Ran Carthon, Tennessee Titans
Zitto zitto potrebbe aver restaurato e rifornito i Tennessee Titans in una sola offseason. Molto, se non tutto, dipenderà da Will Levis ma in questo momento non posso che inchinarmi al suo cospetto, ha rimesso in sesto uno dei roster meno talentuosi della lega rendendolo perlomeno intrigante in ambedue i versanti della linea di scrimmage.
20) Kwesi Adofo-Mensah, Minnesota Vikings
Le sue prime offseason ai Vikings sono state davvero movimentate e, onore al merito, mi sembra abbia gestito con apprezzabile coerenza una situazione davvero magmatica. Il rinnovo di Justin Jefferson è arrivato senza particolari drammi - al contrario di quello che i Cowboys stanno provando a confezionare con Lamb -, è riuscito ad assicurarsi l’erede di Kirk Cousins evitando di svenarsi e ha abilmente rivoluzionato il reparto difensivo adattandolo alle esigenze del geniale Brian Flores.
In un futuro non troppo distante Minnesota potrebbe scoprirsi molto più competitiva di quanto lo sia mai stata con Cousins.
19) Monti Ossenfort, Arizona Cardinals
Mi rendo conto di averlo messo un po’ più alto di quanto meriterebbe, ma a mio avviso ha gestito con immotivata - si sta pur sempre parlando di uno alla prima esperienza da GM - maestria la prima fase della ricostruzione dei Cardinals accumulando un numero assurdo di pick all’ultimo draft.
Se Arizona si affaccia al campionato come una delle squadre più interessanti in assoluto è soprattutto grazie al lavoro di Ossenfort.
18) Chris Ballard, Indianapolis Colts
In cuor mio Ballard è uno dei migliori dieci general manager della NFL, ma dopo tutti questi anni devo ancora trovare una spiegazione razionale alla sua immotivata ostinazione nello snobbare la free agency.
Nulla in contrario alla strategia di preservare quanto più spazio salariale possibile per rinnovare i giocatori da loro accuditi e cresciuti, ma nel corso degli anni un paio di firme qua e là - soprattutto fra i ricevitori - avrebbero potuto fare la differenza. Soprattutto se ti giochi l’Hail Mary con Philip Rivers all’ultimo anno di carriera.
17) Omar Khan, Pittsburgh Steelers
In due anni da GM potrebbe essere riuscito nell’equivalente NFL della restaurazione della Sagrada Família restituendo competenza e rispettabilità alla linea d’attacco degli Steelers.
Poi che sia riuscito a portarsi a casa Russell Wilson e Justin Fields come fossero due matitine dell’Ikea non può che rasserenare una fanbase a mio avviso abituata fin troppo bene: se il buongiorno si vede dal mattino.
16) Ryan Poles, Chicago Bears
Un tot di punti in più per aver costruito un receiving corp di primissimo livello attorno a Caleb Williams e, soprattutto, per la trade coi Carolina Panthers che potrebbe essere la versione Netflix della trade di Herschel Walker.
Nel caso in cui i Bears iniziassero a vincere o, meglio, avessero trovato un quarterback Poles fra non troppi anni potrebbe posare a fianco della sua statua davanti al loro nuovo stadio.
15) Jerry Jones/Will McClay, Dallas Cowboys
La tengo davvero semplice.
Mentre Will McClay inanella ottimi draft dai quali porta a casa regolarmente playmaker in grado di fare le fortune di qualsiasi franchigia, Jerry Jones si rifiuta di venire a patti con la sua mortalità ostinandosi a voler gestire le negoziazioni contrattuali con ragazzi sessant’anni più giovani di lui.
Jerry, non hai più l’età, lascia perdere e fatti da parte.
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