Considerazioni sul rinnovo di Justin Jefferson con i Vikings
Justin Jefferson è diventato il non-quarterback più pagato nella storia della NFL
Finalmente attualità, finalmente qualcosa per cui valga la pena invadervi le notifiche con l’ennesima mail: Justin Jefferson e i Minnesota Vikings hanno raggiunto l’accordo che tutti stavano aspettando, quello che lo ha appena reso il non-quarterback più pagato nella storia della NFL.
Ieri pomeriggio, infatti, Jefferson ha firmato un rinnovo quadriennale dal valore totale di 140 milioni di dollari - 110 dei quali pienamente garantiti.
Che dire?
Potrei iniziare premettendo di non avere motivo per muovere alcun tipo di obiezione nei confronti dei Minnesota Vikings. Justin Jefferson è il miglior ricevitore della NFL e se non mi credete permettetemi di sciorinare un paio di statistiche che spero possano aiutarvi a pensarla come me.
Jefferson occupa il gradino più alto del podio all-time per yard ricevute nelle prime quattro stagioni in NFL, per yard a partita - sempre nello stesso intervallo temporale -, è secondo per ricezioni e ha concluso ogni singolo campionato fra i professionisti sfondando il muro delle mille yard.
Pure nel suo anno più difficile, quello “appena” concluso, è riuscito a ribadire la propria onnipotenza ricevendo per 107.4 yard a partita, numero che traslato su un’intera stagione gli avrebbe permesso di firmare la seconda stagione consecutiva oltre le 1800 yard.
È riuscito a superare quota mille pur giocando solamente dieci partite e, soprattutto, trovandosi costretto a ricevere palloni da Joshua Dobbs e Nick Mullens, non dal “suo” Kirk Cousins. Nella metà delle partite giocate ha racimolato almeno 140 yard - riuscendoci per ben due volte con Nick Mullens under center.
Oltre che a rinforzarne il curriculum, i dati appena citati servono ad affrontare a muso duro l’elefante nella stanza: se ce l’ha fatta con Nick Mullens non vedo perché non dovrebbe riuscire a replicarsi con J.J. McCarthy.
Con tutti i suoi limiti Cousins si è sempre dimostrato prolifico e numericamente ineccepibile e per questo posso comprendere - e in parte condivido - la preoccupazione di chi si chiede se sia scriteriato pagare così tanto un ricevitore malgrado l’incognita under center.
Seppur in un campione limitato, Jefferson ci ha dimostrato di saper produrre indipendentemente dal quarterback e, anzi, ritengo a suo modo intelligente un investimento del genere a pochi mesi di distanza dall’aggiunta di McCarthy: se esiste un momento in cui i Vikings possano sopportare il peso di un contratto del genere è proprio questo, con il quarterback che giocherà sostanzialmente gratis.
Fossero riusciti a tenere Cousins, invece, allocare un’ottantina di milioni all’anno esclusivamente su un quarterback e un ricevitore sarebbe stato problematico.
Le possibilità di successo di McCarthy in NFL passano letteralmente dalle mani di Jefferson. Non potevano in nessun caso dargli il benvenuto fra i professionisti privandolo del miglior ricevitore attualmente in attività. Questo costituirebbe un comportamento tipicamente Jets.
Il 68.1% di catch ratio - la percentuale di target ricevuti - ci mette davanti a quello che è a tutti gli effetti il migliore amico di qualsiasi quarterback, un playmaker dalle mani sicure in grado di trasformare un banale passaggio da dieci yard in un touchdown da cinquanta. Il 30.83% delle yard guadagnate in carriera sono arrivate dopo la ricezione e l’ADOT - Average Depth of Target, la profondità media di ogni target - di 11.5 yard ci restituisce un ricevitore che non si limita a ricevere palloni sulla linea di scrimmage.
Dei 576 palloni a lui indirizzati solamente 15 si sono spenti al suolo dopo un drop, ossia il 2.6%, una percentuale naturalmente impressionante.
Da qualsiasi lato le si guardino le sue statistiche sono immacolate, l’unico difetto - se così si può definire - riguarda l’inspiegabilmente basso numero di touchdown, “solamente” 30 in quattro stagioni con una sola conclusa in doppia cifra.
Immagino lavorerà pure su questo, credo non ne possa più di partecipare alle esultanze dei compagni al posto di esibirci l’ennesima nuova variante della sua griddy.
Questo rinnovo aggiunge un nuovo capitolo a quella che finora è stata l’indiscussa storia regina dell’offseason, ossia l’“esplosione” dei contratti dei ricevitori - fra qualche paragrafo capirete il perché delle virgolette.
Giusto la scorsa settimana Nico Collins e Jaylen Waddle hanno firmato faraonici rinnovi contrattuali che varranno loro, in media, rispettivamente 24.25 e 28.25 milioni di dollari a stagione. Questi numeri vanno presi con le pinze in quanto si sta ragionando sul totale, quindi su un numero ideale in cui ogni singolo obiettivo viene raggiunto permettendo così agli incentivi di accumularsi e gonfiare la cifra totale.
Jefferson ne percepirà in media 35 a stagione, il numero più alto in assoluto che va a creare un piccolo vuoto fra lui e il secondo classificato A.J. Brown che ne percepisce “solamente” 32.
Credo che in quel vuoto pianterà le tende Ceedee Lamb, colui che dopo Jefferson ha più motivi per sorridere dinanzi a questo rinnovo. Da mesi, infatti, Lamb sta instancabilmente battendo cassa chiedendo ai Cowboys di pagarlo come merita, ovvero come uno dei migliori ricevitori della NFL.
Non credo che possa realisticamente ambire a frantumare il record appena stabilito dal numero 18 dei Vikings, tuttavia potrebbe serenamente chiederne 33 o 34. A differenza di Minnesota, Dallas ha pure un quarterback a libro paga: questo quarterback, tra l’altro, sta pazientemente aspettando il proprio rinnovo.
Immagino che oltre a Ceedee Lamb pure Brandon Aiyuk, Tee Higgins, Ja’Marr Chase e Amari Cooper abbiano stappato quello buono: tutti i giocatori appena citati sono infatti in aria di rinnovo.
Non serviva sicuramente il contratto di Jefferson - più che meritato - per metterci davanti al fatto che il mercato dei ricevitori sia “esploso”. Negli ultimi mesi A.J. Brown, Amon-Ra St. Brown, Nico Collins, Jaylen Waddle, DeVonta Smith, Jerry Jeudy e Michael Pittman Jr. hanno tutti ricevuto soldi più che seri: sette dei venti contratti più onerosi firmati in questa finestra di mercato sono stati ricevuti da chi riceve palloni per mestiere.
Ho come l’impressione che a breve il flusso di denaro potrebbe arrestarsi, dal college escono decisamente troppi ricevitori di qualità e non ritengo irrealistico un approccio simile a quello che stiamo vedendo coi running back, anche se la longevità di un ricevitore non è in alcun modo paragonabile a quella di un running back. Abbiamo a disposizione numerosi esempi di ricevitori iperproduttivi anche dopo il trentesimo compleanno. Oggi a trent’anni un running back è considerato decrepito, logorato e obsoleto.
I numeri che ci hanno appena fatto uscire gli occhi dalle orbite, in realtà, seguono di pari passo l’incremento del salary cap. Dieci anni fa i ricevitori più pagati portavano a casa qualcosa come 16 milioni di dollari all’anno, ossia il 12% del spazio salariale, allora di 133 milioni: il contratto di Jefferson assorbe il 13.7% degli attuali 255 milioni di salary cap. Quello di A.J. Brown, fino a poche ora fa il ricevitore più pagato della lega, occupava il 12.5%.
Come potete constatare “esplosione” è un termine fuorviante. Le cifre sono oggettivamente esorbitanti, ma non scriteriate.
Tuttavia finché si selezionano sette ricevitori durante il primo round del draft dubbi come quello palesato nel paragrafo precedente hanno una loro legittimità… anche se siamo sicuri che nella NFL moderna un solo WR1 per squadra sia sufficiente?
Pensiamo a Chase e Higgins, Hill e Waddle, Brown e Smith, il trio dei Texans, Kupp e Nacua, Aiyuk e Samuel, Metcalf e Lockett e… devo continuare con gli esempi o avete capito dove voglio arrivare?
Siamo in un’era in cui sempre più attacchi possono fare affidamento su un ricevitore 1A e 1B, anche se nel caso dei Vikings mi sembra precoce prospettare questa eventualità dato che inserire Jefferson e Addison nella stessa frase stratosfera costituisce al momento pura e semplice blasfemia.
Una strategia come quella dei Vikings è a mio avviso perfetta in quanto oltre al neorinnovato Jefferson possono contare sui tre anni - più uno - di Addison sotto contratto come rookie: ambiente ideale nella quale allevare un giovane quarterback.
E non dimentichiamoci di T.J. Hockenson.
In luce di quanto accaduto a marzo Minnesota non poteva nemmeno sognarsi di lasciarsi sfuggire pure Jefferson, talento generazionale in una posizione storicamente mai così importante.
Il contratto è indubbiamente massivo ma non folle, Jefferson è fra i pochissimi giocatori attualmente in attività a essersi guadagnato il diritto di resettare il mercato poiché quanto fatto in questi primi anni non ha precedenti nella storia della NFL. Letteralmente.
Minnesota ha fatto quello che doveva fare, ossia blindare il proprio miglior giocatore nella speranza di semplificare il più possibile la vita a quello che sarà il loro giocatore più importante, J.J. McCarthy: viviamo pur sempre nel mondo dei quarterback, non dimentichiamolo mai.