La preview della AFC North del 2024
Pure quest'anno ci sono alte probabilità che la AFC North si riveli essere la miglior division della NFL
Finalmente, la luce in fondo al tunnel. No, la NFL è ancora ben lontana dal vero kickoff, ma dopo mesi di nulla mischiato al niente con l’Hall of Fame Game di giovedì scorso fra Bears e Texans ha preso ufficialmente il via la preseason: quel prefisso pre- è orribile, ma come ben saprete l’antipasto implica l’arrivo della portata principale. Ormai ci siamo.
Infiniti mesi di offseason hanno clamorosamente rimescolato le carte in tavola, rendendo quindi necessaria una serie d’articoli di presentazione per tutte e 32 le sorelle che animeranno il nostro inverno.
Siccome presentarle una a una sarebbe un incubo per tempistiche e per questioni logistiche - mi imbarazza già apparirvi nelle notifiche un paio di giorni a settimana, figuriamoci quotidianamente -, ho ritenuto più congeniale fornirvi una visione d’insieme division-per-division dato che non sarebbe scorretto affermare che le ambizioni di una squadra vengano plasmate anche dal valore delle coinquiline divisionali - pensate per esempio all’ultimo lustro della AFC West.
Oggi partiamo dalla “mia” division, dal mio incubo nonché orgoglio, dalla AFC North, o se preferite dalla miglior division della NFL.
Prima che possiate accusarmi di essere di parte vi giustifico questo inaspettato attacco di hubris fornendovi una fondamentale statistica: nel 2023 tutte e quattro le squadre della AFC North hanno concluso il campionato con un record positivo, fatto che non si verificava dal 1935 con la NFL Western Division.
Erano altri tempi.
Come sempre la AFC North sarà una tonnara da inferno dantesco, il più violento ginepraio nel quale un appassionato NFL possa imbattersi: passano gli anni e cambiano le regole ma qui chiunque continua a darsele di santa ragione come fossimo ancora negli anni ‘80.
In questa division non esistono favorite e fanalini di coda, basti pensare che nel 2023 gli Steelers abbiano completato lo sweep ai Ravens, il primo seed della AFC, o che i Browns, malgrado le porte girevoli under center che li hanno costretti a schierare ben cinque quarterback titolari diversi, siano comunque riusciti a centrare la qualificazione ai playoff.
Pur senza Joe Burrow, anche i Bengals sono arrivati a tanto così dalla postseason: in questa division non si può dare nulla per scontato, il livello medio è così alto da aver sgretolato ogni parvenza di prevedibilità.
Ora, però, entriamo nel dettaglio. Naturalmente pure in questo caso partirò da casa mia.
Naturalmente spero di sbagliarmi, ma l’impressione che mi sta tormentando da febbraio è che il 2023 fosse l’anno dei Baltimore Ravens. Gli astri sembravano finalmente essersi allineati, la difesa si era riaffermata come una delle migliori in assoluto mentre l’attacco, rivoluzionato dalla cura Monken, macinava yard guidato da un ritrovato Lamar Jackson in versione MVP.
Poi a fine gennaio hanno ricevuto quella maledetta visita dei Kansas City Chiefs e… sapete com’è andata. Il bello e al contempo brutto di questa lega è la tendenza a pagare al più caro dei prezzi il successo: se vinci e convinci puoi stare sicuro che sia roster che coaching staff saranno razziati.
E infatti così è stato. Se da un lato posso venire a patti con l’addio di tre quinti della O-line titolare e di un paio di titolari chiave lungo il versante difensivo, dall’altro non riesco a darmi pace per la meritata “promozione” di Mike Macdonald, il vero MVP della scorsa stagione, a Seattle.
Il nuovo allenatore dei Seahawks sarà sostituito da Zach Orr, ex allenatore dei linebacker che darà sicuramente continuità al credo schematico di Macdonald: la speranza è che chi si sta lanciando in impegnativi paragoni con DeMeco Ryans sappia quello che sta dicendo.
Non è però stata solamente una offseason di perdite e cordoglio, tutt’altro. Per la prima volta nell’era Jackson, infatti, il due volte MVP sarà affiancato da un running back di primissimo livello. Anzi, da un re: ebbene sì, Derrick Henry è finalmente un giocatore dei Baltimore Ravens.
L’età e il chilometraggio non possono che destare preoccupazione, ma è fuori questione che un Henry leggermente annacquato resti il miglior compagno di backfield mai avuto da Lamar Jackson: se questo gioco di corse ha dominato alternando vari carneadi al sottovalutato Gus Edwards non vedo perché dovrebbe peggiorare con il miglior running back dell’ultimo lustro.
Restano da sciogliere diversi dubbi lungo la linea d’attacco, soprattutto per quanto concerne le guardie. Le maglie da titolare saranno vinte durante il training camp e la situazione resta estremamente magmatica, tuttavia se costretto a fornirvi un pronostico - per come stanno attualmente le cose - vedrei Andrew Vorhees guardia sinistra, Daniel Faalele guardia destra e il rookie Roger Rosengarten right tackle.
A causa della dipartita di Jadaveon Clowney - biennale con i Panthers - in difesa restano parecchi dubbi sui pass rusher. Il coaching staff punta pesantemente sull’esplosione di giovani come Odafe Oweh e David Ojabo, anche se non me la sento di escludere a priori innesti a stagione avviata sulla falsariga di quanto fatto con Kyle Van Noy - rinnovato - lo scorso anno.
Ciò che più incoraggia è constatare la profondità della secondaria. Baltimore può contare su un Marlon Humphrey finalmente sano e sull’innesto del velocissimo Nate Wiggins che garantirà al reparto apprezzabile flessibilità - in quanto sostanzialmente chiunque ha dimostrato di poter allinearsi nella slot.
Con Wiggins e presumibilmente Stephen sull’esterno, Orr potrà sbizzarrirsi provando infinite combinazioni differenti imperniate sull’eccezionale mix di versatilità e brillantezza della stella polare Kyle Hamilton.
Le incognite sono parecchie, questo è fuori questione, ma non ho alcun dubbio che il front office fosse preparato alla diaspora di fine inverno. Molti giovani come Likely, Rosengarten, Vorhees, Faalele, Simpson e Ojabo saranno chiamati a un fondamentale salto di qualità non solo per provare ad arrivare fino in fondo, ma soprattutto per confermare il titolo in division ché pure quest’anno la competizione sarà spietata…
… principalmente perché Cincinnati può riabbracciare Joe Burrow in piena salute.
Dopo un 2023 più travagliato della vita media di un personaggio omerico, il quarterback dai capelli color platino è più arrabbiato che mai. Burrow, infatti, scalpita dalla voglia di riaffermare la propria posizione nel gotha dei quarterback NFL: non avete anche voi l’impressione che un po’ troppa gente si sia dimenticata di lui?
Stiamo pur sempre parlando dell’unico comprovato esemplare di anti-Mahomes attualmente in circolazione: figuratevi che non troppo tempo fa vedevamo i poveri Chiefs come underdog al cospetto dei Cincinnati Bengals.
Pure quest’anno il front office ha investito pesantemente - e saggiamente - sulla protezione di Joe Burrow andando a prendersi Trent Brown in free agency e Amarius Mims al primo round del draft. Vista l’inesperienza di Mims immagino che il piano del coaching staff sia quello di usare Brown per tutto il prossimo campionato, garantendo così a Mims il tempo necessario per maturare e prepararsi alla vita da titolare. Insieme a Orlando Brown Jr., Trent Brown darà vita a una delle coppie di tackle più fisiche di cui io abbia memoria dato che entrambi i ragazzi superano agevolmente i due metri di altezza.
Per la prima volta da quando l’attacco è diretto da Burrow c’è la netta possibilità di un maggior coinvolgimento dei tight end, dato che oltre all’esperto Mike Gesicki hanno aggiunto via draft Erick All e Tanner McLachlan: queste aggiunte sommate alla dipartita del venerabile Tyler Boyd conducono a una conclusione piuttosto ovvia.
Pure in questo caso una delle più grandi novità viene dal backfield, dove è ufficialmente terminato l’assolo di Joe Mixon, workhorse sia durante gli ultimi anni di Andy Dalton che durante la vertiginosa ascesa di Joe Burrow.
Cincinnati ha affiancato all’esplosivo Chase Brown il redivivo Zack Moss, reduce dalla miglior stagione della propria carriera a Indianapolis dove è riuscito nella tutt’altro che banale impresa di non far rimpiangere Jonathan Taylor quando è stato costretto ai box da molteplici infortuni.
Resta da monitorare la situazione del divorziato in casa Tee Higgins, costretto suo malgrado a giocare la prossima stagione sotto franchise tag. Mi attendo grandi cose da un ricevitore estremamente voglioso di ribadire il proprio status di WR1 nell’ovvia speranza di guadagnare un contratto che lo ricompensi come tale.
Uno degli aspetti più interessanti di quello che sarà il loro 2024 viene dalla difesa, nello specifico dal cuore del reparto: il roccioso e imprescindibile D.J. Reader non è più un giocatore dei Cincinnati Bengals.
Nel corso delle ultime stagioni il reparto difensivo di Cincy ha dato prova di una certa dipendenza dal proprio nose tackle. Vedete, l’impatto di Reader va ben oltre numeri e statistiche poiché la sua semplice presenza gonfiava i numeri e le statistiche di chiunque gli stesse attorno: l’unico modo per sperare di limitarlo era raddoppiarlo sistematicamente e questi raddoppi creavano ghiottissime opportunità per il resto della D-line. Senza dimenticare quanto importante fosse per il rendimento della run defense.
Sheldon Rankins e un paio di rookie avranno l’ingrato compito di provare a non farne sentire la mancanza, impresa molto ardua ma assolutamente alla loro portata: non possiamo infatti dimenticarci che a dirigere il reparto ci sia una delle menti più brillanti nell’universo NFL, quella di Lou Anarumo.
Dopo un’annata di sfortunata e relativa anonimia - sono sempre arrivati a tanto così dai playoff -, Cincinnati sembra pronta a riconfermarsi come una delle assolute protagoniste in AFC. Pure in questo caso le variabili sono davvero numerose, ma non ha alcun senso complicarla più del dovuto: con Joe Burrow under center Cincinnati può vincere letteralmente contro chiunque.
Si tratta solo di proteggerlo quanto basta per farlo scendere in campo da settembre a, si spera, febbraio.
Se sul valore di Joe Burrow non ci sono particolari dubbi, altrettanto non si può dire di Deshaun Watson. Proprio come Burrow, Watson è reduce da una stagione buttata: in questo caso il problema risiede nel fatto che la sua ultima annata di qualità risalga al 2020. Da lì in poi vuoi per squalifiche, vuoi per ruggine o vuoi per infortuni Deshaun Watson non solo ha smesso di essere Deshaun Watson, ma si è pure trasformato in un quarterback impreciso e inefficiente, uno che all’infuori del prezzo pagato per garantirsene le prestazioni non avrebbe legittime ragioni di essere titolare in NFL.
Non esattamente quello per cui i Browns non hanno avuto problemi a vendere l’anima al diavolo - e a sacrificare della mai banale flessibilità salariale.
Salute sarà la parola chiave per il 2024 dei Marroni. Certo, uno potrebbe farmi notare che lo sia per chiunque, ma mi preme ricordarvi che, oltre all’ultracitata alternanza under center, durante lo scorso autunno Cleveland sia stata costretta a salutare anzitempo pedine fondamentali come Nick Chubb, Jack Conklin, Jedrick Wills Jr., Dawand Jones e Rodney McLeod Jr.: tanta, tantissima sfortuna lungo la linea d’attacco, uno dei reparti su cui il front office ha investito con maggior convinzione.
Come vi dicevo qualche settimana fa, quello che sta per iniziare sarà l’anno della verità per Deshaun Watson che a questo punto non può in nessun caso permettersi l’ennesimo giro a vuoto.
In tal senso aleggia il fantasma di Joe Flacco che, malgrado qualche intercetto di troppo, è riuscito a far girare l’attacco a buonissimi livelli durante lo sprint finale valso loro i playoff.
Il front office è naturalmente al corrente del peso specifico della prossima stagione e non ha esitato ad aggiungergli un’altra freccia alla faretra andandosi a prendere l’enigmatico Jerry Jeudy - tra l’altro già rinnovato ancor prima di aver giocato uno snap ufficiale in Ohio.
La speranza è che Nick Chubb torni immediatamente a essere il mastino al quale ci siamo abituati e il gioco di corse dei Marroni si riaffermi come uno dei più efficienti della lega, ma indipendentemente da quello Deshaun Watson è chiamato a battere un decisivo colpo.
In difesa non ho da segnalarvi clamorose novità e va benissimo così, perché la continuità è la miglior notizia possibile per uno dei reparti difensivi più feroci e impenetrabili della scorsa stagione - primi per yard concesse e su terzo down.
Intimorisce - o impressiona, punti di vista - mettere a fuoco il fatto che siano risultati così dominanti con Jim Schwartz al primo anno da defensive coordinator: cosa mai potranno fare con un anno di esperienza sotto la sua guida?
Qualora dovessero trovare una soluzione agli inspiegabili problemi in red zone - ultimissimi per quanto concerne la percentuale di viaggi in red zone tramutati in touchdown dagli avversari, 71.11% di touchdown concessi - non fatico minimamente a immaginarli ancora più dominanti e feroci.
Più che voglia di riscatto a Cleveland c’è la necessità di affermarsi definitivamente e di ritagliarsi uno spazio nella NFL che conta. A parer mio il front office nell’ultimo lustro ha svolto un lavoro eccellente assemblando un roster fisico, coerente e congeniale alle idee schematiche e filosofiche del proprio allenatore e generalmente brillante, anche se forse è stato troppo frettoloso e ingrato nei confronti di Baker Mayfield.
Ora la palla è letteralmente in mano a Deshaun Watson che dovrà riuscire a trovare un modo per giustificare l’enorme investimento compiuto da Cleveland un paio d’anni fa, soprattutto in luce dell’incredibile successo di Mayfield a Tampa Bay.
Per la prima volta dagli ultimi anni buoni di Ben Roethlisberger, a Pittsburgh sembrano finalmente esserci buone ragioni per guardare al futuro prossimo con ottimismo e, perché no, pure trepidazione: troverete infatti poche squadre reduci da una offseason migliore.
In un paio di mesi Pittsburgh ha portato a termine un necessario golpe nella posizione più importante del gioco, chiuso finalmente i cantieri lungo la linea d’attacco e potenziato ulteriormente quella che anno dopo anno resta una delle più temibili difesa della NFL.
Della bontà delle aggiunte di Russell Wilson e Justin Fields vi ho parlato ad nauseam, perciò perdonatemi se sarò sintetico e apparentemente sommario.
Non credo possano magicamente affermare di avere fra le mani anche solo uno fra i migliori dieci quarterback in attività, tuttavia si sono regalati un paio d’alternative - sia per il presente che per il futuro - che potrebbero pagare dividendi.
In luce del poderoso rafforzamento della O-line e della semplice presenza di Arthur Smith a bordocampo, credo che Pittsburgh adotterà un approccio run first che servirà prima di tutto a togliere pressione dalle spalle di chicchessia quarterback - Wilson - aprendogli nel frattempo le porte della play action.
Gli innesti via draft di Frazier e Fautanu regalano ulteriore fisicità a una linea d’attacco perfetta per la division, una linea d’attacco ruvida ed eccessivamente fisica che può sopraffare qualsiasi front seven.
Dopo essere stati guidati ai playoff dalla fortunata alternanza fra Harris e Warren, mi aspetto che Pittsburgh punti con rinnovata convinzione sul gioco di corse evitando così di sovraccaricare di responsabilità Wilson.
Sia quello che sia, mi sento piuttosto sicuro ad affermare che Pittsburgh sia sensibilmente migliorata under center dato che durante il biennio in giallonero Kenny Pickett ha ridefinito il concetto di mediocrità esprimendo un football asettico, insipido e a tratti insolente.
Malgrado i numerosi e dispendiosi tentativi, dopo il tragico infortunio che è costato la carriera a Ryan Shazier il front office degli Steelers non è mai stato in grado di trovare qualcuno capace di dirigere il traffico nel cuore di una delle difese più opportuniste che esistano. Questo debilitante problema strutturale sembra essere stato finalmente risolto grazie all’acquisizione - furto? - di Patrick Queen, strappato senza troppi complimenti agli arcirivali Ravens.
Resta da capire quanto il successo dell’ultimo anno e mezzo fosse da attribuire alla confortevole presenza di Roquan Smith, ma è innegabile che Pittsburgh si sia garantita uno dei linebacker più atletici della NFL che ha esibito incoraggianti miglioramenti per quanto riguarda la comprensione del gioco.
Mi aspetto il solito numero esorbitante di big play, occorrenza piuttosto comune per un reparto che può fregiarsi della presenza di T.J. Watt. Va ricordato che questo reparto è così opportunista che è stato letteralmente capace di vincere da solo partite, come per esempio quando durante Week 3 della scorsa stagione riuscì ad abbattere i Browns segnando un paio di touchdown difensivi e generando turnover nei migliori momenti immaginabili. Figuratevi cosa sarà in grado di fare coadiuvato da un attacco perlomeno funzionale.
Sarà fondamentale una partenza lampo in quanto per il primo impegno divisionale dovranno attendere fino a Week 11: ebbene sì, sei delle ultime otto partite della loro stagione saranno scontri fratricidi con le altre quattro potenze della AFC North.
In questo sport il calendario non è e mai potrà essere usato come alibi, tuttavia la peculiarità di quello di Pittsburgh li costringerà ad accumulare quante più vittorie possibili nella prima metà di stagione ché come ben sapete una vittoria e una sconfitta in un testa a testa divisionale valgono doppio.
Se avete letto fin qui il minimo che possiate aspettarvi è un pronostico: ovviamente da buon democristiano mi rifugio dietro un “non lo so”.
Questa è una division troppo equilibrata per lanciarsi in pronostici, un semplice infortunio può fare tutta la differenza del mondo e frantumare gerarchie tutt’altro che definite.
Per come stanno le cose attualmente mi sentirei di dire che Baltimore e Cincinnati partano con un passetto di vantaggio su Cleveland e Pittsburgh principalmente in luce della maggior stabilità under center ma, ripeto, la faccenda è tremendamente equilibrata e il livello medio incredibilmente alto.
Per come stanno le cose, non vedo valide ragioni per cui queste quattro magnifiche sorelle non debbano ripetere l’impresa del 2023 chiudendo tutte con un record vincente.
Enciclopedico, ecumenico, mitologico come sempre, maestro. Relazionare i travagli del giovane Joe al periglioso incedere di un personaggio omerico merita simultaneamente lo strega, il Pulizer e il Literary price Ciccio$Pasticcio 2024.
Comunque non si dia pena, a febbraio sarànno proprio Jackson e Derrick ad alzare il lombardi. Se la segni. 🍻