Il pagellone del Draft NFL 2024 - NFC
Questo è l'articolo che chiude la copertura del Draft NFL
NFC NORTH
Chicago Bears
Le scelte: Caleb Williams, QB, USC (1); Rome Odunze, WR, Washington (9); Kiran Amegadjie, OT, Yale (75); Tory Taylor, P, Iowa (122); Austin Booker, EDGE, Kansas (144).
Voto: 9.
Questo deve essere il draft che demarcherà l’invalicabile confine fra un “prima” costellato di disfunzionalità e insuccessi e un “dopo” scandito da soddisfazioni e un ritorno a tempo pieno alla competitività.
Mi rendo conto che ai tempi avessimo usato toni simili per commentare i draft con cui si erano appropriati di Trubisky e Fields, ma questi Bears non sembrano avere molto da spartire con le versioni del passato. Innanzitutto Williams si affaccia alla NFL con molte più garanzie di quelle portate in dote dai due quarterback appena citati e poi, non secondario, il front office questa volta si è assicurato di costruire un contesto ideale nel quale calare un quarterback rookie.
La difesa nella seconda parte della scorsa stagione ha spesso dominato, la linea d’attacco appare sensibilmente migliorata e il supporting cast di Williams è costituito da Swift, Kmet, Moore, Allen e ora pure Odunze. È irrealistico desiderare di meglio.
Ora c’è da sperare che le sue spalle siano sufficientemente larghe da reggere le incommensurabili aspettative.
Detroit Lions
Le scelte: Terrion Arnold, CB, Alabama (24); Ennis Rakestraw Jr., CB, Missouri (61); Giovanni Manu, OT, University of British Columbia (126); Sione Vaki, S, Utah (132); Mekhi Wingo, DT, LSU (189); Christian Mahogany, G, Boston College (210).
Voto: 8,5.
Non c’è molto da dire, Brad Holmes in sede di draft si trasforma in un fortunato rapace a cui gli dei del football sembrano continuamente strizzare l’occhio. Forse è solo il loro modo per chiedere scusa a una città letteralmente maledetta che, dopo decenni di esilarante incompetenza, può finalmente essere fiera della propria squadra di football americano.
Chiunque sapeva che i Lions avessero occhi solamente per i cornerback, specialmente dopo il rilascio di Cam Sutton: in un modo o nell’altro sono usciti dal primo turno con Terrion Arnold, giocatore unanimemente - circa - dato all’interno delle prime quindici scelte. È a mio avviso ancora più grottesco che dal secondo si siano portati a casa Ennis Rakestraw Jr., altro cornerback da primo round: ora Detroit può vantare una secondaria nuova di zecca e, sopratutto, di livello. Carlton Davis, Ennis Rakestraw Jr., Terrion Arnold, Emmanuel Moseley, Amik Robertson, Brian Branch e Kerby Joseph sulla carta danno vita a una secondaria giovane e di livello.
E attenzione a quel Christian Mahogany che in un futuro non troppo lontano renderà fiero Campbell malmenando defensive lineman.
Green Bay Packers
Le scelte: Jordan Morgan, OL, Arizona (25); Edgerrin Cooper, LB, Texas A&M (45); Javon Bullard, S, Georgia (58); MarShawn Lloyd, RB, USC (88); Ty’Ron Hopper, LB, Missouri (91); Evan Williams, S, Oregon (111); Jacob Monk, C, Duke (163); Kitan Oladapo, S, Oregon State (169); Travis Glover, OT, Georgia State (202); Michael Pratt, QB, Tulane (245); Kalen King, CB, Penn State (255).
Voto: 7+.
Altro draft di rara metodicità ed efficacia quello dei Packers che hanno investito le scelte più pesanti su posizioni d’estremo bisogno.
Una delle squadre dall’età media più bassa della lega è uscita dall’offseason ancora più ringiovanita dato che, di fatto, Jordan Morgan rimpiazzerà David Bakhtiari, Edgerrin Cooper il venerabile De’Vondre Campbell mentre Javon Bullard si aggiunge a una rotazione di safety radicalmente diversa da quella dello scorso autunno.
Con tutte quelle scelte a disposizione si sono potuti permettere di aggiungere profondità pressoché ovunque, anche se la decisione di investire una pesante scelta al terzo giro su un running back potrebbe essere motivata da qualcosa di ben più serio della semplice profondità: non mi stupirei se Lloyd rubasse fin da subito snap a un A.J. Dillon apparso fastidiosamente lento e indeciso nel 2023.
Qualora dovessero riuscire a far maturare nel modo giusto un paio di scelte del terzo giorno la valutazione del loro draft si alzerebbe almeno di un voto.
Minnesota Vikings
Le scelte: J.J. McCarthy, QB, Michigan (10); Dallas Turner, EDGE, Alabama (17); Khyree Jackson, CB, Oregon (108); Walter Rouse, OT, Oklahoma (177); Will Reichard, K, Alabama (203); Michael Jurgens, C, Wake Forest (230); Levi Drake Rodriguez, DT, Texas A&M-Commerce (232).
Voto: 8-.
L’anno zero dei Vikings non poteva aprirsi sotto migliori auspici: definire il loro draft un successo sarebbe un eufemismo dato che non solo sono riusciti a portarsi a casa il giocatore che bramavano, ma pure a salvare l’altra scelta al primo round che avevamo collettivamente sacrificato per J.J. McCarthy.
McCarthy è uno dei quarterback più intriganti di cui io abbia memoria. Il talento e le misure sono quelle di un franchise quarterback, ma la produzione lascia molto a desiderare principalmente per la filosofia di gioco di Jim Harbaugh, allenatore giusto un filo incline alle corse.
Per assicurarsi Dallas Turner hanno dovuto sacrificare preziose pick nella parte centrale del draft, scelta che si ripercuoterà sulla profondità di un roster ben lontano dalla perfezione.
Sia quello che sia, Minnesota è riuscita a portare a termine la propria missione e, presumibilmente, mini-ricostruzione garantendosi quello che sperano essere il quarterback del futuro e un pass rusher che non faccia rimpiangere il recentemente dipartito Danielle Hunter. Senza nemmeno dover sacrificare la scelta acquisita dai Texans qualche settimana fa.
NFC EAST
Dallas Cowboys
Le scelte: Tyler Guyton, OT, Oklahoma (29); Marshawn Kneeland, EDGE, Western Michigan (56); Cooper Beebe, G, Kansas State (73); Marist Liufau, LB, Notre Dame (87); Caelen Carson, CB, Wake Forest (174); Ryan Flournoy, WR, Southeast Missouri State (216); Nathan Thomas, OT, Lousiana-Lafayette (233); Justin Rogers, DT, Auburn (244).
Voto: 7,5.
Non so se sia populismo applicato al football americano, ma amo con tutto me stesso le squadre che investono le scelte più importanti del draft sulle trincee. Sì, insomma, amo le scelte di peso. Dallas ha speso le prime tre chiamate per tre lineman, due offensivi e uno difensivo. Che avessero bisogno di rinforzi lungo la linea d’attacco appariva chiaro in luce delle tante perdite sofferte in free agency, che riuscissero a rivoluzionarla non era affatto scontato: le opzioni sono molteplici, potrebbero schierare Guyton immediatamente a sinistra ed eleggere Beebe nuovo centro titolare, oppure puntare sulla versatilità di Tyler Smith per rimpiazzare il leggendario Tyron.
Buonissima l’aggiunta di Kneeland al secondo round che essendo un ottimo run defender si candida a un numero importante di snap fin da subito.
Mezzo voto in meno per l’apparentemente immotivata decisione di non aggiungere nemmeno un misero running back - figuratevi che hanno appena rimesso sotto contratto il venerabile Zeke Elliott: credo che investire una scelta al sesto o settimo round su una posizione su cui hanno storicamente costruito i loro successi non li avrebbe rovinati.
New York Giants
Le scelte: Malik Nabers, WR, LSU (6); Tyler Nubin, S, Minnesota (47); Andru Phillips, CB, Kentucky (70); Theo Johnson, TE, Penn State (107); Tyrone Tracy Jr., RB, Purdue (166); Darius Muasau, LB, UCLA (183).
Voto: 8+.
Sei scelte, sei giocatori che potrebbero contribuire fin da subito. Malgrado il capitale ridotto i Giants hanno svolto un lavoro eccellente andando ad aggiungere fosforo a uno dei reparti offensivi più deprimenti della lega.
Su Malik Nabers mi limito a dirvi che c’era chi lo reputava un ricevitore migliore di Maserati Marv, il che non costituisce sicuramente un brutto biglietto da visita. Ho amato gli investimenti su Theo Johnson e Tyrone Tracy Jr., due skills player che non dovrebbero aver problemi a semplificare la vita di chicchessia quarterback. Nello specifico, ho adorato l’innesto di Tracy in quanto giocatore unico nel suo genere, un ricevitore recentemente convertitosi a running back che, in quanto tale, sarà fin da subito la perfetta valvola di sfogo per Daniel Jones - o Drew Lock: un checkdown, teoricamente, non costituirà mai una cattiva idea.
Geniale e fortunosa pure la pick di Tyler Nubin, il perfetto sostituto per Xavier McKinney.
Nel caso in cui J.J. McCarthy dovesse diventare un franchise quarterback New York molto probabilmente sarà costretta a mangiarsi mani e bombetta, ma ora come ora mi sento obbligato a ricoprire d’elogi l’ottimo lavoro svolto da Schoen e colleghi.
Philadelphia Eagles
Le scelte: Quinyon Mitchell, CB, Toledo (22); Cooper DeJean, CB, Iowa (40); Jalyx Hunt, EDGE, Houston Christian University (94); Will Shipley, RB, Clemson (127); Ainias Smith, WR, Texas A&M (152); Jeremiah Trotter Jr., LB, Clemson (155); Trevor Keegan, G, Michigan (172); Johnny Wilson, WR, Florida State (185); Dylan McMahon, C, N.C. State (190).
Voto: 8,5.
Quello che ha luogo durante l’ultimo weekend d’aprile non è definibile draft se i Philadelphia Eagles non lo concludono portandosi a casa almeno un otto. Da un paio d’anni a questa parte Howie Roseman è diventato il signore del draft, lo Sun Tzu nell’accogliere fra le proprie braccia talenti inspiegabilmente scivolati in posti che non ci saremmo mai immaginati: come altro ve le spiegate le prese di Mitchell e DeJean, due cornerback da primo round selezionati con la 22 e la 40? In un draft normale con la 22 si sarebbero portati a casa DeJean e basta, invece sono riusciti a rifarsi il tandem di cornerback esterni senza dover sacrificare chissà quante pick o spazio salariale. Complimenti a tutti, tutti complici.
Archiviate le prime due scelte Roseman ha fatto quello che fa sempre arrampicandosi su e giù per il tabellone facendo, nel mentre, incetta di scelte per l’anno prossimo ché a causa del serio rischio di rimetterci capitale al draft a seguito delle accuse di tampering per Saquon Barkley Roseman ha saggiamente preferito tutelarsi.
Washington Commanders
Le scelte: Jayden Daniels, QB, LSU (2); Jer’Zhan Newton, DT, Illinois (36); Mike Sainristil, CB, Michigan (50); Ben Sinnott, TE, Kansas State (53); Brandon Coleman, G, TCU (67); Luke McCaffrey, WR, Rice (100), Jordan Magee, LB, Temple (139); Dominique Hampton, S, Washington (161); Javontae Jean-Baptiste, EDGE, Notre Dame (222).
Voto: 9.
Un voto così alto ai Commanders? Questa sì che è una novità!
Ebbene sì, Washington ha messo insieme un draft eccellente iniettando una dose spaventosa di talento a un roster che già dopo la free agency aveva dato ai tifosi validi motivi per guardare al futuro con atipica fiducia.
Hanno preso quello che dovrebbe essere il loro quarterback del futuro, uno dei migliori defensive lineman disponibili al draft, un cornerback che sotto la saggia guida di Dan Quinn potrebbe fare faville, un tight end pronto a produrre fin da subito, un offensive lineman che fortificherà l’interno della linea d’attacco e pure il fratellino di Christian McCaffrey.
Stiamo pur sempre parlando della squadra della capitale, l’imprevisto e il disastro sono sempre dietro l’angolo, ma per una volta sento di avere sufficienti elementi per affermare che Washington abbia imboccato la strada giusta, una strada magari più lunga di quanto potrebbero desiderare gli esasperati tifosi ma che se percorsa con pazienza potrebbe condurre all’utopica terra promessa della competitività.
NFC WEST
Arizona Cardinals
Le scelte: Marvin Harrison Jr., WR, Ohio State (4); Darius Robinson, EDGE, Missouri (27); Max Melton, CB, Rutgers (43); Trey Benson, RB, Florida State (66); Isaiah Adams, G, Illinois (71); Tep Reiman, TE, Illinois (82); Elijah Jones, CB, Boston College (90); Dadrion Taylor-Demerson, S, Texas Tech (104); Xavier Thomas, EDGE, Clemson (138); Christian Jones, OT, Texas (162); Tehjuan Palmer, WR, UAB (191); Jaden Davis, DB, Miami (226).
Voto: 9-.
Bravissimi pure i Cardinals che dopo aver provato a convincerci che la quarta scelta assoluta fosse in vendita hanno fatto quello che dovevano fare assicurandosi il miglior giocatore disponibile al draft, Maserati Marv, al secolo Marvin Harrison Jr.: esattamente ciò che aveva prescritto il dottore al povero Kyler Murray, quarterback che temo ci siamo collettivamente dimenticati cosa sia in grado di fare all’interno di un contesto offensivo funzionale.
Con sette scelte nelle prime novanta potrebbero essersi garantiti mezza dozzina di titolari, un ottimo bottino per un singolo draft. La scarsa profondità del roster dovrebbe obbligare coach Gannon a fare affidamento fin da subito ai propri rookie e, malgrado preventivabili difficoltà iniziali, il 2024 dovrebbe gettare le fondamenta per il definitivo rilancio dei Cardinals.
Era il draft che aspettavano, il singolo momento più importante del loro ultimo lustro, il coronamento di più di un anno di alacre lavoro del GM Monti Ossenfort, arrivato nel deserto proprio per questo, per salvare una franchigia intera dall’oblio della mediocrità.
Los Angeles Rams
Le scelte: Jared Verse, EDGE, Florida State (19); Braden Fiske, DT, Florida State (39); Blake Corum, RB, Michigan (83); Kamren Kinchens, S, Miami (99); Brennan Jackson, EDGE, Washington State (154); Tyler Davis, DT, Clemson (196); Joshua Karty, K, Stanford (209); Jordan Whittington, WR, Texas (213); Beaux Limmer, C, Arkansas (217); KT Leveston, G, Kansas State (254).
Voto: 8-.
Nel caso vi foste persi la notizia, Aaron Donald si è ritirato. Per sopperire alla perdita di uno dei migliori giocatori di questa generazione Los Angeles non ha aggiunto un giocatore, bensì due, pure compagni di squadra al college: benvenuti in California Jared Verse e Braden Fiske. Pretendere che rimpiazzino papale papale la produzione di Donald sarebbe ingiusto nei loro confronti, tuttavia ritengo eccellente l’idea di investire con rinnovata convinzione su una D-line sempre più giovane e promettente - lo scorso autunno 17.0 sack complessivi fra i rookie Byron Young e Kobie Turner.
Sono ancora accigliato dall’aggiunta di Blake Corum, anche se l’inefficienza esibita dai vari Ronnie Rivers e Royce Freeman in sostituzione di Kyren Williams ha reso primario il bisogno di un RB2 affidabile - se non addirittura brillante.
Quello dei Rams è stato un buon draft, un draft diverso dal solito in quanto hanno preso parte al primo round per la prima volta dal 2016. È finito il tempo dell’all-in, ora il GM Snead può costruire con relativa tranquillità in modo convenzionale.
Poi, se come successo negli ultimi anni dal terzo giorno porta a casa gente come Kyren Williams e Puka Nacua…
San Francisco 49ers
Le scelte: Ricky Pearsall, WR, Florida (31); Renardo Green, CB, Florida State (64); Dominick Puni, G, Kansas (86); Malik Mustapha, S, Wake Forest (124); Isaac Guerendo, RB, Louisville (129); Jacob Cowing, WR, Arizona (135); Jarrett Kingston, G, USC (215); Tatum Bethune, LB, Florida State (251).
Voto: 7,5.
San Francisco ci ha sorpresi investendo la scelta al primo round su un ricevitore non in vista di un imminente trade con protagonista o Aiyuk o Samuel, ma semplicemente perché Pearsall è stato costruito per essere allenato da Kyle Shanahan. Duro, dalle mani sicure, brillante nel route running e incredibilmente volonteroso in run blocking, Pearsall aggiunge ulteriore potenza di fuoco a uno dei reparti offensivi più esplosivi della lega. E attenzione a Cowing, soprattutto in red zone.
Aleggia delusione fra chi si aspettava che investissero esclusivamente sul presente nella speranza di compiere l’ultimo passettino che li separa dal maledetto Lombardi, tuttavia permettetemi di ricordarvi che si sta avvicinando a grandi falcate l’inevitabile momento in cui il GM Lynch dovrà rompere il salvadanaio per pagare Brock Purdy, quarterback che gli ha letteralmente salvato il posto di lavoro. Adottando questo punto di vista diventano più comprensibili gli investimenti su Puni, Mustapha e Guerendo, giocatori che per il momento sono chiamati a garantire profondità ma che avranno l’opportunità di vincere una maglia da titolare quando il front office non potrà più godere degli innumerevoli vantaggi di avere a roster un quarterback che gioca sostanzialmente gratis.
Seattle Seahawks
Le scelte: Byron Murphy, DT, Texas (16); Christian Haynes, G, Connecticut (81); Tyrice Knight, LB, Texas-El Paso (118); AJ Barner, TE, Michigan (121); Nehemiah Pritchett, CB, Auburn (136); Sataoa Laumea, G, Utah (179); DJ James, CB, Auburn (192); Michael Jerrell, OT, Findlay (207).
Voto: 7,5.
Seattle aveva disperatamente bisogno di massa, ruvidezza e brutte maniere per riconquistare le trincee.
Aver devoluto le prime due scelte dell’era Macdonald a quello che probabilmente era il miglior defensive tackle disponibile e a una guardia tanto manesca quanto atletica ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sulle intenzioni dell’ex defensive coordinator di Baltimore - non lo specifico perché mi manca da morire, assolutamente no: questi Seahawks vogliono urgentemente tornare a dominare la linea di scrimmage.
Lo scorso anno non sono riusciti né a correre né a fermare le corse, fatto che non può che confonderci se riavvolgiamo un attimo il nastro e torniamo ai tempi della Legion of Boom. Non hanno selezionato nemmeno uno skill player in quanto il tight end Barner è rinomato per la propria abilità in run blocking - anche perché, in tutta onestà, a ricevitori e a running back sono più che coperti.
Draft forse poco spettacolare ma ruvido, proprio ciò di cui questa squadra necessitava.
NFC SOUTH
Atlanta Falcons
Le scelte: Michael Penix Jr., QB, Washington (8); Ruke Orhorhoro, DT, Clemson (35); Bralen Trice, EDGE, Washington (74); Brandon Dorlus, DT, Oregon (109); JD Bertrand, LB, Notre Dame (143); Jase McClellan, RB, Alabama (186); Casey Washington, WR, Illinois (187); Zion Logue, DT, Georgia (197).
Voto: 6,5.
Non ha senso prodigarsi in chissà quale ragionamento su Orhorhoro, Trice, Dorlus - ottima presa -, Bertrand - altra ottima presa -, McClellan, Washington e Logue, il giudizio su questa classe sarà incardinato esclusivamente sulla scelta di Michael Penix Jr.: ne ho già parlato qua, quindi evito di ripetermi.
Ho apprezzato che abbiano speso ben cinque scelte per rafforzare il front seven, anche se come appena detto a nessuno importerà nulla del rendimento di chicchessia D-tackle.
Carolina Panthers
Le scelte: Xavier Legette, WR, South Carolina (32); Jonathon Brooks, RB, Texas (46); Trevin Wallace, LB, Kentucky (72); Ja’Tavion Sanders, TE, Texas (101); Chau Smith-Wade, CB, Washington State (157); Jaden Crumedy, DT, Mississippi State (200); Michael Bennett, LB, Michigan (240).
Voto: 7.
Potrei dilungarmi per almeno venti righe sui processi decisionali dei Panthers, la franchigia che ha sentito il bisogno di scalare il tabellone di una sola posizione per scongiurare il rischio che i Buffalo Bills strappassero dalle loro mani Xavier Legette, giocatore che nessuno si sarebbe mai immaginato al primo round - soprattutto sapendo quanto ai Bills piacesse Keon Coleman che, fatalità, hanno selezionato il giorno dopo con la scelta numero 33.
Ho però apprezzato l’impegno profuso nel migliorare il più possibile il supporting cast a disposizione di Bryce Young, in quanto non si sono limitati a regalargli quello che dovrà per forza di cose diventare il suo WR1, ma gli hanno pure affiancato un running back di qualità - anche se reduce dalla rottura del crociato - e un tight end che non dovrebbe aver problema a sbaragliare la concorrenza datagli da Ian Thomas e Tommy Tremble.
Dopo aver rafforzato la linea d’attacco in free agency ed essersi andati a prendere Diontae Johnson con una trade, Carolina si affaccia al 2024 con quello che dovrebbe essere un attacco perlomeno funzionale.
New Orleans Saints
Le scelte: Taliese Fuaga, OT, Oregon State (14); Kool-Aid McKinstry, CB, Alabama (41); Spencer Rattler, QB, South Carolina (150); Bub Means, WR, Pittsburgh (170); Jaylan Ford, LB, Texas (175); Khristian Boyd, DT, Northern Iowa (199); Josiah Ezirim, OT, Eastern Kentucky (239).
Voto: 8-.
Con due enormi punti interrogativi alle estremità della linea d’attacco, New Orleans ha saggiamente optato per Taliese Fuaga, tackle sufficientemente versatile da poter ricoprire entrambi i ruoli - non contemporaneamente. Naturalmente, la speranza del front office è che Trevor Penning trovi un modo per giustificare l’enorme investimento di qualche anno fa e che, in caso, Fuaga prenda il posto di un Ryan Ramczyk che sta seriamente contemplando il ritiro.
Sono stati estremamente fortunati a trovare Kool-Aid McKinstry al secondo round, ha tutto il talento necessario per giocare titolare fin da subito ed eventualmente permettere al front office di scaricare Marshon Lattimore - siete ovviamente al corrente dei dolori salariali dei Saints, immagino che sarebbero ben contenti di alleggerire anche solo un po’ il salary cap: con Alontae Taylor e Paulson Adebo andrà a formare un terzetto di primo livello.
L’altra grande scelta è stata quella di Spencer Rattler, ragazzo con tutti i tratti richiesti a un quarterback titolare in NFL che sebbene non costituisca un’immediata minaccia per Derek Carr potrebbe comunque mettergli addosso un po’ di necessaria pressione.
Tampa Bay Buccaneers
Le scelte: Graham Barton, C, Duke (26); Chris Braswell, EDGE, Alabama (57); Tykee Smith, S, Georgia (89); Jalen McMillan, WR, Washington (92); Bucky Irving, RB, Oregon (125); Elijah Klein, G, Texas-El Paso (220); Devin Culp, TE, Washington (246).
Voto: 7,5.
Concludiamo il nostro viaggio con i Tampa Bay Buccaneers, squadra reduce da una free agency piuttosto soddisfacente dato che sono riusciti a contenere le perdite.
Sono stati in grado di portarsi a casa il giocatore che volevano, ossia l’erede del recentemente ritirato Ryan Jensen, Graham Barton. Barton non solo si candida immediatamente al ruolo di lancia-snap, ma è sufficientemente versatile da poter giocare ovunque lungo la linea d’attacco.
Braswell e Smith arricchiscono la rotazione difensiva a disposizione di Todd Bowles, mentre McMillan e Irving aggiungono profondità a un reparto offensivo già apprezzabilmente variegato: attenzione a Bucky Irving, non sono affatto convinto che non troverà modo di rubare tocchi al voluminoso ma inefficiente Rachaad White.
Tampa Bay si è resa protagonista di un draft concreto e senza fronzoli nel quale sono andati a tappare i pochi buchi rimasti all’interno di un roster che, con un po’ di fortuna, potrebbe replicare i sorprendenti risultati della passata stagione - anche se con Kirk Cousins ai Falcons dubito che bastino nove vittorie per aggiudicarsi la NFC South.
"Stiamo pur sempre parlando della squadra della capitale, l’imprevisto e il disastro sono sempre dietro l’angolo, ma per una volta sento di avere sufficienti elementi per affermare che Washington abbia imboccato la strada giusta, una strada magari più lunga di quanto potrebbero desiderare gli esasperati tifosi ma che se percorsa con pazienza potrebbe condurre all’utopica terra promessa della competitività"
Da ti foso di Washington di lunga data (ho visto e non sentito raccontare i 3 SB vinti dai Redskins) non posso che augurarmi che tu abbia ragione... anche io sono abbastanza fiducioso, come non lo ero dall'anno in cui RGIII ci portò ai PO con il disastroso esito di cui tutti sappiamo, ma sono anche terrorizzato dall'ultima 30ennale "epopea" del mio amato team... incrocio le dita, incrocio tutto!!!
I Survived the Snyder Era...