AFC NORTH
Baltimore Ravens
Le scelte: Nate Wiggins, CB, Clemson (30); Roger Rosengarten, OT, Washington (62); Adisa Isaac, EDGE, Penn State (93); Devontez Walker, WR, North Carolina (113); T.J. Tampa, CB, Iowa State (130); Rasheen Ali, RB, Marshall (165); Devin Leary, QB, Kentucky (218); Nick Samac, C, Michigan State (228); Sanoussi Kane, S, Purdue (250).
Voto: 8.
Dopo aver assistito impotente al saccheggio del roster durante la free agency, Baltimore ha avuto modo di soccorrerlo restando fedele alla virtù cardinale più caratterizzante in sede di draft, la pazienza.
Wiggins e Tampa aggiungono profondità e brillantezza a una secondaria enormemente in apprensione sull’esterno, mentre Rosengarten potrebbe vincere immediatamente la maglia da right tackle titolare. Il mancato innesto di una guardia ci suggerisce che molto probabilmente a prendere il posto di Zeitler e Simpson ci penseranno due fra Vorhees, Cleveland, Aumavae-Laulu e Jones, prevalentemente giocatori draftati e cresciuti da Baltimore proprio per questo momento.
Buonissime anche le aggiunte di Walker e Isaac che, sebbene in un primo momento potrebbero essere costretti ad accontentarsi di un ruolo rotazionale, hanno sufficiente talento per mettere a segno giocate fin da rookie.
Cincinnati Bengals
Le scelte: Amarius Mims, OT, Georgia (18); Kris Jenkins, DT, Michigan (49); Jermaine Burton, WR, Alabama (80); McKinnley Jackson, DT, Texas A&M (97); Erick All, TE, Iowa (115); Josh Newton, CB, TCU (149); Tanner McLachlan, TE, Arizona (194); Cedric Johnson, EDGE, Mississippi (214); Daijahn Anthony, S, Mississippi (224); Matt Lee, C, Miami (237).
Voto: 7,5.
Tre delle prime quattro scelte dei Bengals sono state devolute al necessario rafforzamento delle trincee. A maggio 2024 reputo superfluo dilungarsi in spiegazioni su quanto importante sia garantire una protezione adeguata a Joe Burrow, ma permettetemi di elogiare la scelta dell’inesperto Mims che probabilmente trascorrerà il 2024 in panchina alle spalle di Trent Brown preparandosi in tutta tranquillità a proteggere il proprio franchise quarterback per il prossimo lustro.
Con Jenkins e Jackson vanno immediatamente ad aiutare una run defense alquanto porosa completamente dipendente dal dipartito D.J. Reader: è irrealistico pensare di avere successo in AFC North con una run defense del genere.
Hanno silenziosamente ampliato l’arsenale a disposizione di Burrow regalandogli il sostituto del venerabile Boyd - Burton - e ben due tight end. Chissà che non esca la prima opzione di livello dai tempi del povero Tyler Eifert.
Cleveland Browns
Le scelte: Michael Hall Jr., DT, Ohio State (54); Zak Zinter, G, Michigan (85); Jamari Thrash, WR, Louisville (156); Nathaniel Watson, LB, Mississippi State (206); Myles Harden, CB, South Dakota (227); Jowon Briggs, DT, Cincinnati (243).
Voto: 7.
Mi risulta impossibile dare un voto chissà quanto alto a una squadra che ha dovuto pazientare per 53 chiamate prima di poter finalmente selezionare un giocatore. Ho però adorato l’idea di aggiungere Michael Hall Jr. a una D-line che può già contare sul mostruoso Garrett e su Smith: la sua brillantezza nel pass rush potrebbe permettere ai due mostri sacri appena citati di godere di un maggior numero di uno contro uno - e conosciamo fin troppo bene le implicazioni di una simile decisione quando dall’altra parte c’è Myles Garrett.
Hanno bisogno di contributo immediato, la loro unica prospettiva deve essere quella presente. Deshaun Watson è chiamato a dimostrare qualcosa, qualsiasi cosa. Con Zak Zinter plausibilmente ai box per quasi tutta la stagione, la speranza è che Thrash riesca ad assaggiare il campo il prima possibile ché, come già accennato, questo è l’anno della verità per il quarterback di Cleveland.
Pittsburgh Steelers
Le scelte: Troy Fautanu, OT, Washington (20); Zach Frazier, C, West Virginia (51); Roman Wilson, WR, Michigan (84); Payton Wilson, LB, N.C. State (98); Mason McCormick, G, South Dakota State (119); Logan Lee, DT, Iowa (178); Ryan Watts, CB, Texas (195).
Voto: 9+.
Sto scrivendo con gli occhi chiusi per esimermi dallo strazio di dover leggere le mie parole, ma per quanto mi possa fare male non ho altra scelta, sono costretto: quello degli Steelers è stato il mio draft preferito.
Aggiungendo Fautanu, Frazier e McCormick, Pittsburgh ha finalmente completato la ristrutturazione della linea d’attacco, una ristrutturazione così lunga da far arrossire quella della Sagrada Família. Non posso enfatizzare adeguatamente l’intelligenza e il buonsenso dietro questa decisione: in un paio di giorni hanno creato i presupposti per far aver successo prima a Wilson e poi, eventualmente, a Fields.
Una volta trovata la quadra, una linea d’attacco del genere potrebbe garantire protezione di primissima qualità al quarterback di turno e, soprattutto, permettere al gioco di corsa di ritrovare l’efficienza smarrita per gran parte degli ultimi anni.
E poi c’è la chicca Roman Wilson, l’ennesimo ricevitore di Pittsburgh che apparentemente dal nulla metterà insieme numerose stagioni da mille yard.
AFC EAST
Buffalo Bills
Le scelte: Keon Coleman, WR, Florida State (33); Cole Bishop, S, Utah (60); DeWayne Carter, DT, Duke (95); Ray Davis, RB, Kentucky (128); Sedrick Van Pran-Granger, C, Georgia (141); Edefuan Ulofoshio, LB, Washington (160); Javon Solomon, EDGE, Troy (168); Tylan Grable, OT, UCF (204); Daequan Hardy, CB, Penn State (219); Travis Clayton, OT (221).
Voto: 7+.
Partiamo dall’ovvio: mezzo voto in meno per aver permesso ai Chiefs di scalare il tabellone per Worthy. Non mi interessa se Worthy sarà un bust e se i Bills siano riusciti comunque a prendere il loro uomo aumentando il numero di scelte a disposizione, aiutare Kansas City a raggiungere il proprio obiettivo al draft è come vendere munizioni al proprio sicario.
Ciò detto, ho apprezzato la metodicità con cui Beane è andato a rattoppare un roster che negli ultimi mesi ha subito un salasso di talento ed esperienza. Tutti si aspettano che Coleman rimpiazzi la produzione di Diggs, secondo me è più verosimile che Buffalo operi senza un de facto WR1 ridistribuendo equamente i target fra Coleman, Shakir, Samuel, Cook, Kincaid e Knox.
Tutti questi rookie sembrano destinati a ricoprire perlomeno un ruolo rotazionale fin da subito. Ho parlato solo di Coleman perché temo che in luce della trade di Diggs faremo dipendere la valutazione di questo draft esclusivamente dal rendimento del loro nuovo ricevitore.
Miami Dolphins
Le scelte: Chop Robinson, EDGE, Penn State (21); Patrick Paul, OT, Houston (55); Jaylen Wright, RB, Tennessee (120); Mohamed Kamara, EDGE, Colorado State (158); Malik Washington, WR, Virginia (184); Patrick McMorris, S, California (198); Tahj Washington, WR, USC (241).
Voto: 7+.
Pensando ai Dolphins non posso fare a meno di sorridere, è come se lo spirito di Al Davis aleggiasse nella loro draft room: non so in che altro modo spiegarmi l’ascesa della velocità come unica loro stella polare.
Pure quest’anno Miami è tornata a casa dal draft con un velocista, il running back Jaylen Wright, necessaria riserva per la staffetta 4x100 formata da Achane, Hill, Waddle e Mostert.
Miami ha investito le scelte più pesanti con un occhio di riguardo al futuro. Tanti analisti, infatti, considerano Chop Robinson come un pass rusher che prima di realizzare il proprio immenso potenziale avrà bisogno di tempo per essere sgrezzato: con Chubb e Phillips già a roster non è necessario che contribuisca immediatamente, anche se immagino che trattandosi di due giocatori reduci da gravi infortuni avrà modo di ritagliarsi uno spazio più prima che poi.
Un discorso simile vale per Patrick Paul, selezionato come chiaro erede dello spesso acciaccato Terron Armstead. Amo la loro coerenza in sede di draft.
New England Patriots
Le scelte: Drake Maye, QB, North Carolina (3); Ja’Lynn Polk, WR, Washington (37); Caedan Wallace, OT, Penn State (68); Layden Robinson, G, Texas A&M (103); Javon Baker, WR, UCF (110); Marcellas Dial, CB, South Carolina (180); Joe Milton III, QB, Tennessee (193); Jaheim Bell, TE, Florida State (231).
Voto: 8.
Un draft diverso dal solito per un paio di lapalissiani motivi. Per prima cosa a muovere i fili non c’era più Bill Belichick e, soprattutto, questo è il primo draft da decenni a questa parte in cui i New England Patriots possono essere visti a tutti gli effetti come una squadra in ricostruzione.
Si sono garantiti un quarterback dall’immenso upside e per non perdere tempo hanno rincarato la dose con un tackle, una guardia e un paio di ricevitori - oltre che al mio pupillo Jaheim Bell: ciò nonostante i Patriots restano un cantiere aperto.
Spero che Jerod Mayo e il front office non abbiano nessuna fretta di vincere, apprezzo sinceramente quanto fatto finora ma li reputo distanti almeno un altro anno dalla competenza - un po’ di più dalla competitività. Spero che facciano maturare il supporting cast di Maye sotto Brissett per poi gettare nella mischia la terza scelta assoluta a partire dal 2025 al comando di un attacco, si spera, più completo e pronto.
New York Jets
Le scelte: Olumuyiwa Fashanu, OT, Penn State (11); Malachi Corley, WR, Western Kentucky (65); Braelon Allen, RB, Wisconsin (134); Jordan Travis, QB, Florida State (171); Isaiah Davis, RB, South Dakota State (173); Qwan’tez Stiggers, CB (176); Jaylen Key, S, Alabama (257).
Voto: 7,5.
Io adoro i miei Paolino Paperino. Passano i mesi a convincerci che la loro unica preoccupazione sia il presente - riuscendoci - per poi spendere la prima scelta al draft per il futuro - circa: li amo. Con Brock Bowers avrebbero aumentato la potenza di fuoco di un reparto offensivo che, all’infuori di Garrett Wilson, brama disperatamente playmaker: Fashanu è una futura stella in una posizione più prioritaria che, a causa della cagionevole salute di Tyron Smith, potrebbe essere interpellata prima di quanto ci piaccia immaginare.
Fortunatamente sono riusciti ad aggiungere il re delle yard after catch Malachi Corley, finalmente un giocatore in grado di togliere pressione dalle spalle del povero Wilson. Ora il corpo ricevitori dei Jets pare essere complementare e ben assortito, attenzione. Buona pure la decisione di aumentare la profondità del backfield e kudos per aver realizzato il sogno di Qwan’tez Stiggers, il protagonista della più bella storia in assoluto uscita da questo draft.
AFC WEST
Denver Broncos
Le scelte: Bo Nix, QB, Oregon (12); Jonah Elliss, EDGE, Utah (76); Troy Franklin, WR, Oregon (102); Kris Abrams-Draine, CB, Missouri (145); Audric Estimé, RB, Notre Dame (147); Devaughn Vele, WR, Utah (235); Nick Gargiulo, C, South Carolina (256).
Voto: 7+.
Non mi interessa se ai fortunelli che portano a casa il pane analizzando ventenni come fossero automobili Bo Nix non piace, dobbiamo sforzarci di ricordare cosa Sean Payton sia stato capace di fare a New Orleans quando insieme all’irreprensibile esecutore Drew Brees aveva dato vita a una macchina offensiva pressoché perfetta.
Bo Nix alla dodici è blasfemia perché i suoi numeri erano un prodotto del sistema Oregon? Stupendo, potete stare certi che pure a Denver sarà calato all’interno di un sistema che gli chiederà di prendere decisioni veloci e liberarsi del pallone nel minor tempo possibile. Non facciamoci fuorviare dal recency bias o da comprensibili antipatie, Payton il suo lavoro lo sa fare.
Per questo motivo ho apprezzato davvero tanto la decisione di mettere a disposizione del nuovo quarterback il suo ricevitore preferito ai tempi del college e un running back davvero intrigante. Sebbene i mezzi a disposizione fossero limitati, sono riusciti a regalare una piccola speranza a una fanbase sempre più disillusa e apatica.
Kansas City Chiefs
Le scelte: Xavier Worthy, WR, Texas (28); Kingsley Suamataia, OT, BYU (63); Jared Wiley, TE, TCU (131); Jaden Hicks, S, Washington State (133); Hunter Nourzad, C, Penn State (159); Kamal Hadden, DB, Tennessee (211); C.J. Hanson, OL, Holy Cross (248).
Voto: 8,5.
Un altro bellissimo draft firmato Brett Veach. Nulla di nuovo.
Ammetto che al momento Worthy ci stia facendo collettivamente inumidire principalmente a causa delle nostre proiezioni incentrate su Tyreek Hill - Hill, purtroppo o per fortuna, non è solamente velocissimo, nella sua cassetta degli attrezzi troviamo tutto quello che rende davvero grande un ricevitore. Immaginarlo in un reparto offensivo con Hollywood Brown a ricevere palloni lanciati da Patrick Mahomes mentre Travis Kelce viviseziona la porzione centrale del campo… uffa.
Tuttavia ciò che ho maggiormente apprezzato è la lucidità con cui si sono mossi. Il front office sa perfettamente che tenere la band unita è utopia, quindi ha messo i presupposti per una transizione indolore. Infatti, durante la prossima primavera i vari Creed Humphrey, Justin Reid, Lucas Niang e Trey Smith saranno tutti free agent. Immagino che faranno di tutto per rinnovare il maggior numero di contratti possibile - specialmente Humphrey e Smith -, ma con le scelte dello scorso weekend hanno messo le mani avanti tutelandosi con la lungimiranza tipica delle dinastie sportive.
Las Vegas Raiders
Le scelte: Brock Bowers, TE, Georgia (13); Jackson Powers-Johnson, C, Oregon (44); Delmar Glaze, OT, Maryland (77); Decamerion Richardson, CB, Mississippi State (112); Tommy Eichenberg, LB, Ohio State (148); Dylan Laube, RB, New Hampshire (208); Trey Taylor, S, Air Force (223); MJ Devonshire, CB, Pittsburgh (229).
Voto: 7+.
Un po’ confuso. È come se Mark Davis dovesse aprire un ristorante e si fosse assicurato forniture di primissima qualità, un locale stupendo, uno staff di primo livello senza però essere riuscito a individuare un executive chef che non sprechi l’immenso l’immenso potenziale della sua creatura.
Bowers e Powers-Johnson non avranno bisogno di chissà quanto tempo per diventare pilastri di un reparto offensivo che, però, soffrirà ancora una volta la mancanza di un vero franchise quarterback. Immagino che Minshew sarà circondato da sufficiente talento per riuscire a tenerli perlomeno competitivi per tutta la stagione, ma non è ovviamente lui la risposta sul lungo termine.
Non critico l’aggiunta di Bowers, nel corso degli anni ho avuto modo di tastare con mano l’efficacia della strategia del best player available - Kyle Hamilton, giusto per dirne uno -, ma faccio fatica a dichiararmi esaltato dinanzi a un draft che non ha saputo dar loro la risposta di cui avevano disperatamente bisogno.
Los Angeles Chargers
Le scelte: Joe Alt, OT, Notre Dame (5); Ladd McConkey, WR, Georgia (34); Junior Colson, LB, Michigan (69); Justin Eboigbe, DT, Alabama (105); Tarheeb Still, CB, Maryland (137); Cam Hart, CB, Notre Dame (140); Kimani Vidal, RB, Troy (181); Brenden Rice, WR, USC (225); Cornelius Johnson, WR, Michigan (253).
Voto: 8,5.
In meno di tre mesi - e zero partite giocate - si può tranquillamente dichiarare che i Los Angeles Chargers siano già a tutti gli effetti una squadra di Jim Harbaugh.
Dopo gli addii di Allen e Williams Nabers avrebbe fatto indubbiamente comodo, ma invito i tifosi a non disperare ché McConkey farà bene fin da subito e almeno uno fra Rice e Johnson darà il proprio contributo alla causa.
La decisione di utilizzare la quinta scelta assoluta per Joe Alt è una questione identitaria. L’Harbaugh minore - oserei dire “giusto” - vuole una squadra fisica, una squadra che su 4&1 non abbia problemi a prendersi quella iarda correndo dritta sul muso a degli avversari perfettamente consapevoli di ciò che li attende e, anche per questo motivo, Joe Alt è il prospetto perfetto. Lui e Slater danno già vita a una coppia di tackle invidiata da più di tre quarti della NFL.
Chiunque in questa classe avrà modo di contribuire fin da subito, da Junior Colson a Kimani Vidal. Hanno di nuovo una direzione.
AFC SOUTH
Houston Texans
Le scelte: Kamari Lassiter, CB, Georgia (42); Blake Fisher, OT, Notre Dame (59); Calen Bullock, S, USC (78); Cade Stover, TE, Ohio State (123); Jamal Hill, LB, Oregon (188); Jawhar Jordan, RB, Louisville (205); Solomon Byrd, EDGE, USC (238); Marcus Harris, DT, Auburn (247); LaDarius Henderson, G, Michigan (249).
Voto: 7-.
Hanno investito due delle loro tre scelte all’interno della top cento su defensive back, probabilmente il reparto più debole di quella che in tempo record si è trasformata in una vera e propria macchina da guerra. Lassiter e Bullock potrebbero essere costretti a giocare snap importanti fin da subito, l’esatto contrario di Blake Fisher, al momento chiuso da Tunsil e Howard - anche se non me la sento di precludergli uno spostamento all’interno.
Molto apprezzabile l’idea di riunire Stroud con Stover, il suo tight end ai tempi del college.
Dopo aver sacrificato dodici mesi fa la prima scelta di questo draft per Will Anderson Jr. e dopo una serie di firme impressionanti in free agency, Houston ha fatto quello che doveva fare aggiungendo profondità e qualità a un roster migliorato principalmente via free agency. Nulla di spettacolare ma va benissimo così.
Indianapolis Colts
Le scelte: Laiatu Latu, EDGE, UCLA (15); Adonai Mitchell, WR, Texas (52); Matt Goncalves, OT, Pittsburgh (79); Tanor Bortolini, C, Wisconsin (117); Anthony Gould, WR, Oregon State (142); Jaylon Carlies, S, Missouri (151); Jaylin Simpson, S, Auburn (164); Micah Abraham, CB, Marshall (201); Jonah Laulu, DT, Oklahoma (234).
Voto: 8+.
Un sincero ringraziamento al front office dei Colts per l’inenarrabile coraggio nell’essere stati i primi a selezionare un difensore in un draft a cui sembravano invitati solamente attaccanti. La cartella medica di Latu è spinosa, ma se i problemi al collo appartengono davvero al passato Indianapolis ha fatto un affare gigantesco. Immaginatelo vicino a Buckner e Paye: esatto.
Per quanto encomiabile sia stata la scelta di Latu, il vero capolavoro lo hanno compiuto al secondo round con Adonai Mitchell, giocatore che non aveva alcuna valida ragione di essere disponibile a quel punto del draft. Dopo secoli, il receiving corp dei Colts appare completo, complementare e oggettivamente talentuoso.
Hanno aggiunto inestimabile profondità lungo la linea d’attacco e nella parte posteriore della secondaria selezionando consecutivamente due safety. Sebbene fatichi a immaginarmi un ruolo nel 2024 per almeno la metà dei giocatori da loro selezionati, vi invito a ricordare che poche squadre sappiano sviluppare i propri talenti meglio dei Colts. Bravi pure quest’anno.
Jacksonville Jaguars
Le scelte: Brian Thomas Jr., WR, LSU (23); Maason Smith, DT, LSU (48); Jarrian Jones, CB, Florida State (96); Javon Foster, OT, Missouri (114); Jordan Jefferson, DT, LSU (116); Deantre Prince, CB, Mississippi (153); Keilan Robinson, RB, Texas (167); Cam Little, K, Arkansas (212); Myles Cole, EDGE, Texas Tech (236).
Voto: 7.
Erano partiti davvero bene accumulando pick con un trade down che non era costato loro l’opportunità di mettere le mani su Brian Thomas Jr., giocatore a cui sono stati associati con sempre maggior insistenza dall’addio di Calvin Ridley.
Hanno indirizzato le posizioni del bisogno investendo con aggressività su cornerback e defensive tackle… non però nel modo in cui molti si aspettavano.
I deliri degli analisti lasciano solitamente il tempo che trovano, ma raramente mi sono imbattuto in così tante analisi esterrefatte per le apparentemente incomprensibili decisioni di un front office macchiatosi del più grave crimine in assoluto in sede di draft, quello del reach.
Stando al parere di chi di football ne capisce davvero, Jacksonville ha rifocillato le posizioni del bisogno rivolgendosi a gente che avrebbe potuto trovare più tardi nel draft. Sia quello che sia, hanno fatto quello che dovevano fare.
Tennessee Titans
Le scelte: JC Latham, OT, Alabama (7); T’Vondre Sweat, DT, Texas (38); Cedric Gray, LB, North Carolina (106); Jarvis Brownlee Jr., CB, Louisville (146); Jha’Quan Jackson, WR, Tulane (182); James Williams, S, Miami (242); Jaylen Harrell, EDGE, Michigan (252).
Voto: 7,5.
E concludiamo questa fatica con i Tennessee Titans che con le prime due scelte hanno aggiunto più di 310 chilogrammi d’umanità al roster.
Che utilizzassero la settima scelta assoluta per un tackle lo sapeva anche la mia gatta - che mi sta fissando confusa -, solo che la convinzione popolare era che il giocatore da loro selezionato fosse Joe Alt, non JC Latham. Purtroppo i Chargers hanno riso in faccia al 90% dei mock draft giocando loro un tiro mancino che li ha costretti a ripiegare su Latham in una classe storicamente ricca di left tackle.
Resta da capire se durante il secondo turno sia successo qualcosa di simile con Johnny Newton, selezionato con la 36 dai Washington Commanders.
Il GM Carthon ha agito con precisione chirurgica utilizzando le prime tre scelte per tappare i tre buchi nelle tre posizioni di maggior bisogno - left tackle, defensive tackle e linebacker. Nel complesso, poche squadre sono uscite dall’offseason più rafforzate di Tennessee… anche se l’asticella era parecchio bassa.