Kirk Cousins agli Atlanta Falcons: le reazioni a caldo
Reagiamo a quello che potrebbe essere il più importante movimento di free agency di questa finestra di mercato
Se mi seguite da anni sarete sicuramente al corrente della mia immotivata e spesso sbugiardata stima per Kirk Cousins.
Pur essendo pienamente consapevole di ogni suo limite, Cousins resta un giocatore che mi piace decisamente più di quanto dovrebbe. A quanto pare non sono l’unico a essere fuorviato da questo inesplicabile sentimento dato che pochi giocatori nel corso della propria carriera hanno monetizzato di più vincendo di meno.
Premesso che nulla sarà ufficiale fino a mercoledì sera, gli Atlanta Falcons si sono impossessati della più importante tessera del domino dei quarterback con un quadriennale da 180 milioni di dollari, 100 dei quali garantiti: cose da Kirk Cousins.
Partiamo dal prezzo.
Atlanta ha indubbiamente rotto il salvadanaio per garantirsi colui che dovrebbe finalmente trascinarli fuori dalla tediosa mediocrità nella quale sono precipitati dopo quel maledetto Super Bowl, tuttavia, anche se alto, non mi sentirei di definire folle il prezzo da loro pagato.
O almeno, non dopo i contratti firmati la scorsa primavera da gente come Daniel Jones e Derek Carr.
Prima di consegnarsi a eventuali entusiasmi è imprescindibile gettarsi una secchiata d’acqua gelida in testa. Cousins sta recuperando da uno degli infortuni più devastanti in assoluto, la rottura del tendine d’Achille: chiedersi se tornerà mai a essere il giocatore di prima non è legittimo, ma doveroso.
Smaltire un infortunio del genere come nulla fosse è altamente difficile per qualsiasi atleta, figuriamoci per uno che ad agosto festeggerà il trentaseiesimo compleanno.
Il gioco di Cousins non è ovviamente basato su atletismo ed esplosività, ma lo scetticismo in questo caso mi sembra sintomo e sinonimo di prudenza.
Una mossa del genere ci vuole brutalmente suggerire che il front office dei Falcons sia totalmente convinto che la squadra costruita attorno a Ridder potesse vincere e, in luce di questa premessa, hanno agito di conseguenza: Cousins era la soluzione più win now disponibile sul mercato.
Quanto il suo nome possa rimare con win now è un altro discorso che andremo a sviscerare nei prossimi paragrafi.
La debacle di Russell Wilson ci deve portare a storcere il naso dinanzi alle prospettive delle squadre “a un quarterback di distanza da (inserire traguardo)”: la ferita non si è ancora rimarginata, dobbiamo muoverci ed esprimerci con massima cautela.
Torniamo indietro nel tempo per qualche riga.
Non troppi anni fa Cousins fu ricoperto d’oro dai Minnesota Vikings reduci da un’improbabile cavalcata ai playoff diretta da Case Keenum. Sotto la guida di un vero e proprio journeyman, Minnesota arrivò a una partita dal Super Bowl e, ai tempi, tutto faceva presupporre che con un quarterback più affermato ed esperto potessero davvero arrivare fino in fondo. L’attacco poteva contare su playmaker di primo livello come Diggs, Thielen e Cook e la difesa era inevitabilmente arcigna e ben organizzata.
Nei sei anni sotto la guida di Cousins i Vikings hanno gioito in una sola occasione ai playoff, nel 2019 grazie a una vittoria ai supplementari su dei Saints più vicini di quanto credessero alla fine naturale del loro “ciclo”.
Dopo l’incredibile exploit di Keenum si sono qualificati ai playoff solamente al termine di due delle sei stagioni in cui le redini del reparto offensivo erano nelle mani del quarterback di quelli che ai tempi si chiamavano ancora Washington Redskins.
Atlanta ha affidato il proprio futuro a un quarterback che in carriera ha vinto solamente una partita ai playoff. Tutte queste secchiate d’acqua gelida per provare a condurvi a un’ovvia conclusione: non ci troviamo davanti alla firma di Tom Brady con i Tampa Bay Buccaneers. Atlanta ha talento ma non mi sembra affatto pronta a vincere come poteva esserlo Tampa Bay. E, soprattutto, Kirk Cousins non è Tom Brady. Non mi sembra nemmeno il caso di approfondire quest’ultima frase.
Cousins è a mio avviso un ottimo giocatore, un quarterback produttivo capace di far girare a buonissimi livelli qualsiasi reparto offensivo - soprattutto uno ben equipaggiato come può esserlo quello di Atlanta - che, tuttavia, si è sistematicamente sciolto quando più contava.
Non ho alcun dubbio che al timone di un attacco che può contare su talenti del calibro di Bijan Robinson, Drake London e Kyle Pitts - senza dimenticare l’ottima linea d’attacco - possa compilare senza alcun problema stagioni da 4500 yard e 30/35 touchdown lanciati.
Non sono sicuro - eufemismo - che possa garantire football vincente a una squadra sì forte ma in nessun caso a un quarterback di distanza dal poter competere seriamente per il Lombardi.
Immagino che come sempre non avrà problemi a mettere insieme ottimi numeri individuali che, in quanto suoi, non obbligatoriamente si tradurranno in vittorie e gennai affastellati d’impegni.
C’è chi etichetterebbe tutto ciò come empty calories stats, statistiche che appagano gli occhi e poco altro.
Occorre però fare retromarcia e cambiare punto di vista. Cousins si accaserà in una division nella quale gli altri quarterback - al momento - sono Baker Mayfield, Bryce Young e Derek Carr: in NFC South non si troverà davanti Aaron Rodgers. O anche solo Matthew Stafford.
Con Cousins Atlanta si eleva automaticamente a indiscussa favorita per il titolo divisionale e, salvo catastrofi, a squadra perennemente da playoff.
In questo momento storico la classe media della NFC è comicamente fiacca e Atlanta potrebbe trovarci la propria nuova dimensione al suo interno, qualche gradino sotto ai 49ers, Cowboys, Eagles e Rams di turno - senza sottovalutare i Packers.
Sotto la sua guida i Falcons non dovrebbero aver problemi a confermarsi annualmente come una delle migliori sette squadre della conference. Questo rappresenta il traguardo minimo per un quarterback da 45 milioni di dollari all’anno.
Mi sento abbastanza sicuro a definirli guariti dalla mediocrità di cui sono stati prigionieri nell’ultimo lustro, ma nulla mi spinge a metterli sullo stesso piano dei campioni di conference, i San Francisco 49ers.
Posso concedere il beneficio del dubbio a lui, ai Falcons e a Raheem Morris, tuttavia come già detto non possiamo far finta di niente, se fino a questo punto del proprio percorso fra i professionisti è stato in grado di vincere solamente una partita ai playoff un motivo ci dovrà pur essere.
Negli anni l’ho sempre difeso a spada trattata puntando il dito contro compagni o sfortune varie perché si sa, l’amore spesso acceca. O rende inconsapevoli. O entrambe.
Ma in questo caso non sono inconsapevole. Ho visto, preso nota e metabolizzato.
Quali possono essere, in definitiva, le prospettive degli Atlanta Falcons di Kirk Cousins?
Come già detto credo che non avranno problemi a raggiungere i playoff e, una volta dentro, aggiudicarsi una rara gioia durante il Super Wild Card Weekend. Da lì in poi, messi davanti al meglio della conference, potrebbero scoprire nel modo più doloroso immaginabile di non avere il necessario per poter competere come speravano.
Non ho alcun dubbio che sarà in grado di compilare settimanalmente ottimi tabellini e di trasformare Drake London in un ricevitore da circa 1500 yard a stagione, ma purtroppo non ho nulla che mi porti a pensare che con lui under center i Falcons possano compiere il tanto agognato salto di qualità.
Se non altro ritroveranno momentaneamente un posticino nella NFL rilevante e, si spera, sapranno pure farci divertire.
Tutta questa disillusione per un giocatore a cui ho ripetutamente dichiarato amore e fedeltà?
Non mi sto contraddicendo, è solo la mesta consapevolezza data dal fatto di vivere nel mondo di Patrick Mahomes, un mondo nel quale per sollevare al cielo il Lombardi è oramai richiesta la perfezione.
E Cousins, purtroppo, è tutto fuorché perfetto.
Io non sottovaluterei l'aspetto del coaching staff, trovo che per buttarsi nel win now mode in modo così spudorato sia il caso che gli allenatori abbiano una provata esperienza. Invece, in questo caso, c'è un head coach che non occupava più questo ruolo da una vita ed è defensive minded, e se guardo chi ha scelto per aiutare Cousins, vedo un OC e un "passing gmae specialist" senza esperienza. Sicuramente sono stati scelti in modo consapevole dall'HC che se li è portati dietro dai Rams e quindi ci ha lavorato a contatto stretto, e inoltre sappiamo quanto il coaching tree di McVay abbia avuto successo in questi anni, però sempre senza esperienza nel ruolo sono, e quindi non solo Cousins non è Brady, ma nemmeno ha un Bruce Arians con sé
Io sono curioso di vedere "The Unicorn" finalmente in forma ricevere i suoi lanci..