Considerazioni lucide (circa) su Week 8 del 2024 NFL
Altroché articolo digestivo del martedì, questa settimana abbiamo troppe cose da metabolizzare per pensare di riuscirci
Il problema di avere un elefante nella stanza è che per ignorarlo non bastare chiudere gli occhi in quanto, trattandosi di un elefante in una maledetta stanza, finiremo per riaprirli per constatare la rumorosa distruzione causata dalle sue dimensioni all’interno di una stanza ammobiliata.
Quindi, permettetemi di provare a rispondere alla domanda che sicuramente vi avrà fatto da sottofondo per tutto il lunedì: ma ai Cleveland Browns per vincere bastava davvero affidarsi a Jameis Winston?
Risposta sintetica: no.
Non voglio in alcun caso togliere meriti a una squadra sull’1-6 che ha fermato la corsa di una delle compagini più bollenti della NFL, ma credo sia legittimo affermare che domenica i Baltimore Ravens abbiano perso la partita più di quanto possano averla vinta i Cleveland Browns.
Tra piazzati sbagliati - cos’è successo Justin? -, incomprensibili e arroganti scelte di giocarsi un quarto down con una pigrissima wildcat invece che prendersi i tre punti, drop su terzo down, drop causati dal sole, ricevitori liberi mancati in end zone, ogni possibile tipologia di intercetto mancato e un’insopportabile serie di svarioni difensivi, i Ravens se le sono inventate tutte per permettere ai Browns di vincerla.
Finché non ci sono riusciti.
Ci limitassimo ai numeri, la prestazione di Winston ci permetterebbe di rifarci gli stessi occhi martoriati dalla disorientante inettitudine della difesa dei Ravens: 334 yard e tre touchdown senza nemmeno un intercetto. L’unico neo nella sua prestazione è stato lo strip sack che ha permesso a Baltimore di mettere a segno il primo touchdown della giornata a pochi secondi dalla pausa lunga: pure in questo caso, però, scavando (poco) più a fondo si noterà come quello visto domenica sia stato semplicemente il solito Jameis Winston.
Baltimore ha lasciato per strada almeno quattro intercetti che avrebbero avuto enormi ripercussioni sul punteggio finale e, a mio avviso, nulla è più indicativo di cosa significhi essere Jameis Winston della sequenza che ha portato al touchdown della vittoria di Cedric Tillman: dopo che Kyle Hamilton s’è lasciato sfuggire dalle mani il più automatico degli intercetti su un lancio ingiustificabilmente lungo, Winston ha affrontato senza alcun timore il blitz di Baltimore pescando Tillman completamente libero alle spalle dell’impresentabile Eddie Jackson per la meta della vittoria.
Contro una difesa più disciplinata e lucida Winston probabilmente non avrebbe mai vinto una partita del genere ma, indipendentemente dal risultato finale e dagli erroracci avversari, con lui under center l’attacco dei Browns è apparso indubbiamente presentabile, se non addirittura esplosivo.
Malgrado tutto Winston è stato in grado di completare lanci che con Watson si erano trasformati in imprese erculee e a trovare il ritmo che finora li aveva elusi. Hanno mosso le catene, valicato la metà campo senza difficoltà e sostenuto drive fruttuosi.
Vittorie ed esplosioni offensive del genere costringeranno il coaching staff e il general manager a rispondere a più domande di quante vorrebbero sul futuro di Watson, ma direi che al momento sia prioritario rispondere a quella più importante nell’immediato: sarà in grado Winston di replicare quanto fatto vedere contro Baltimore? O deve inviare un cesto natalizio a Zach Orr e alla difesa dei Ravens?
Gli Arizona Cardinals sono una squadra che sta superando di gran lunga le mie aspettative più rosee. Se da un lato esaltarsi per un umile 4-4 non ha alcun senso, dall’altro è fondamentale tenere a mente che questo per loro costituisca l’anno zero di una ricostruzione iniziata l’altro ieri - il 2023 lo hanno sostanzialmente devoluto al rifornimento di pick in vista del fondamentale draft dello scorso aprile.
Non mi aspetto né pretendo qualificazioni ai playoff, così come non saprei fornirvi un numero di vittorie che ci permetta di parlare di stagione soddisfacente, ma contro i Miami Dolphins siamo stati messi davanti a (parte di) una loro versione che in un futuro non troppo lontano potremmo vedere ogni maledetta domenica.
Non è stato tutto perfetto in quanto sono rimasto deluso dall’atipica inefficienza del gioco di corse - tenuto a 3.2 yard a portata -, tuttavia definire impressionante quanto combinato dal braccio destro di Murray sarebbe un eufemismo. Ah sì, permettetemi pure di rivolgere un applauso alla linea d’attacco che ha difeso lo zero sotto la voce “sack” per la terza partita consecutiva - anche se l’inimitabile atletismo di Murray non può che aiutare sotto questo punto di vista.
Domenica Arizona ha mosso le catene con disinvoltura convertendo più della metà dei 13 terzi down giocati principalmente grazie a McBride e Harrison, autori di prove rispettivamente da 9 ricezioni per 123 yard e 6 ricezioni per 111 yard e un touchdown.
L’intesa fra Murray e Maserati Marv si sta affinando con il passare delle settimane e chi ha definito deludente il suo avvio di campionato è probabilmente stato abituato troppo bene dai vari Jefferson, Chase e Nacua.
Con un po’ di pazienza il gioco aereo dei Cardinals potrebbe diventare uno dei più esplosivi e meglio assortiti della lega: la parola chiave, però, è pazienza dato che mi preme ribadire che Marvin Harrison Jr. resti pur sempre un rookie.
La difesa è un cantiere aperto, ma i segnali lanciati dalla secondaria sono incoraggianti. I giovani Garrett Williams e Max Melton stanno mostrando ottime cose e domenica, contro l’esplosivo attacco dei Dolphins, sono riusciti a tenere sotto controllo Hill e, pur avendo costretto Tua e compagni a due miseri punt, sono stati in grado di obbligarlo a restituire il pallone nel momento più importante della partita - sotto di due punti a cinque minuti dal termine.
Il drive finale oltre che ad avermi esaltato mi ha ricordato molto da vicino quello che li ha condotti all’ottima vittoria in rimonta sui 49ers. La gestione del cronometro è stata più che perfetta, hanno mosso le catene con precisione scientifica mettendo il kicker Ryland nella posizione di vincerla da una distanza agevole a tempo scaduto: chapeau al coaching staff, ci sono allenatori che dopo più di vent’anni di NFL devono ancora realizzare che in certe situazioni i secondi valgano più dei punti.
L’inesperienza generale li renderà indecifrabili e a momenti frustranti, ma gli alti e bassi sono fisiologici per una squadra così giovane e, per questa ragione, non esito a definirmi impressionato da una vittoria del genere arrivata dopo un successo emotivamente drenante come quello di lunedì scorso sui Chargers.
“Emotivamente drenante” è una locuzione che mi porta subito alla mente i New York Jets: tifarli è emotivamente drenante.
Domenica, contro gli stessi New England Patriots massacrati non troppo tempo fa durante un anonimo Thursday Night Football, New York è riuscita nell’ardua impresa di perdere una partita che non aveva motivo di perdere.
Dati alla mano, infatti, è impossibile trovare una spiegazione razionale alla vittoria dei Patriots: lasciatemi rielaborare ciò che ho trovato in un paio di interessanti tweet.
Keep reading with a 7-day free trial
Subscribe to matiofubol to keep reading this post and get 7 days of free access to the full post archives.