NFL 2024: il pagellone di fine stagione della AFC
Oggi verranno tirate le somme per ognuna delle sedici squadre dell'inaspettatamente deludente AFC
Qui trovate il pagellone della prima metà di stagione.
AFC NORTH
Baltimore Ravens
Record: 12-5.
Cosa è andato bene: Non ho motivo di prendervi in giro, anche perché immagino siate tutti ben al corrente della mia #simpatia per questa squadra e, soprattutto, per Lamar Jackson. Fatico a mettere insieme una sequenza di parole in grado di esprimere coerentemente quanto sia orgoglioso di lui che, forse, potrebbe aver compiuto il salto di qualità definitivo come passer: questa statistica conta quello che conta - poco -, ma mi preme porre alla vostra attenzione il fatto che abbia concluso la stagione con il quarto miglior passer rating nella storia della NFL - 119.6.
L’idea di mettergli a disposizione un re ha pagato dividendi, figuratevi che questo attacco ha guadagnato in media 6.84 yard a giocata, il secondo miglior dato di tutti i tempi: potrei andare avanti ore a sciorinare i record stabiliti dal reparto di Todd Monken, ma mi limiterò a dirvi che l’attacco dei Ravens sia passato alla storia come il primo reparto capace di guadagnare più di 4000 via aria e più di 3000 yard via terra.
Estremamente incoraggiante il cambio di marcia del reparto difensivo che grazie a un paio di accorgimenti tattici - come per esempio buttare nell’umido l’indecoroso Marcus Williams - ha messo insieme una seconda metà di stagione di buona qualità, anche se vi confesso che i dubbi restano ancora parecchi.
Statisticamente parlando, Baltimore ha vissuto un’annata memorabile: avrei voglia di aprire un sito - che sito non è - sui Baltimore Ravens per tessere le lodi a gente come Zay Flowers, Mark Andrews, la linea d’attacco, Kyle Van Noy, Ar’Darius Washington e vabbè mi fermo qua.
Cosa è andato male: Per confermare il titolo in division sono stati costretti ad architettare una rimonta capace di mettere in imbarazzo quell’Inter-Sampdoria di una ventina d’anni fa e, per quanto non ci sia niente di male a faticare a imporsi in una division di questo calibro, l’impressione è che questa squadra le abbia provate tutte - spesso riuscendoci - per rendersi la vita difficile con le proprie mani.
Il football è un gioco strano, ogni maledetta domenica e tutti i cliché del mondo, ma è inaccettabile che una squadra del genere trovi modo di perdere contro squadre come Raiders e Browns: queste sconfitte sono sintomatiche di un’immaturità quiescente che li conduce spesso all’autosabotaggio.
La situazione è indubbiamente migliorata nell’ultimo mese, ma una squadra così esperta e ambiziosa non dovrebbe commettere tutte queste penalità - quasi 8 a partita. L’esito dei playoff è solitamente determinato dai dettagli e regalare 15 yard qua e là può spesso costituire la differenza fra una vittoria di cortomuso e una lacerante sconfitta e, lo confesso, non sono affatto sereno - così come non mi sento particolarmente a mio agio ad affrontare i playoff con un kicker di cui non ho ancora capito se ci si possa nuovamente fidare o meno.
Vi do ogni diritto di prendermi in giro per essermi “esaltato” ancora una volta per la regular season.
Voto della prima metà di stagione: 7,5.
Voto finale: 8. Il miglior Lamar Jackson di sempre - nuovamente coadiuvato da un reparto difensivo competente - è bastato a condurre Baltimore al quarto titolo in division negli ultimi sette anni, ma è inutile girarci troppo attorno, la loro stagione inizierà la prossima settimana.
Cincinnati Bengals
Record: 9-8.
Cosa è andato bene: Joe Burrow.
Davvero, Joe Burrow. Le tribolazioni fisiche del 2023 ci avevano quasi spinti a dimenticare di che giocatore pazzesco si stia parlando, un quarterback che da solo è quasi riuscito a trascinare ai playoff una squadra zavorrata da un reparto difensivo che, a momenti, sembrava stesse sabotando volontariamente l’attacco.
Burrow ha messo insieme una stagione da vero e proprio MVP, premio che non vincerà in quanto è decisamente improbabile che gli elettori spendano il proprio voto per un giocatore che nemmeno prenderà parte ai playoff.
Primo per yard e touchdown lanciati, Burrow ha permesso a Ja’Marr Chase di portarsi a casa la sempre lusinghiera triple crown, ossia la soddisfazione di aver concluso il campionato al primo posto per yard ricevute, ricezioni e touchdown. Ma gli elogi non possono fermarsi al solo Chase: pur avendo perso cinque partite per infortunio Tee Higgins si è reso protagonista di una grandissima stagione che ha palesato la categorica necessità di trovare un modo per rinnovare il contratto sia a lui che a Chase.
La brillantezza del tandem di ricevitori rischia di far scivolare in secondo piano l’esplosione di Chase Brown che, nella seconda metà di stagione, si è trasformato in uno dei running back più produttivi ed efficienti della NFL.
Avete notato che ho parlato solamente di un reparto?
Cosa è andato male: Che la varietà di football a stelle e strisce preveda un attacco indipendente dalla difesa.
Guardandoli viene in mente la tela di Penelope, tessuta con pazienza dall’attacco per poi essere inevitabilmente disfatta dalla difesa. Hanno concluso l’anno al venticinquesimo posto in scoring defense grazie a un leggero miglioramento durante l’ultimo mese - favorito anche da un calendario piuttosto favorevole - ma è alquanto avvilente realizzare che siano usciti dal campo a testa bassa in ben quattro occasioni pur avendo segnato almeno 33 punti: per sgattaiolare ai playoff sarebbe stata necessaria solamente una vittoria in più.
Hanno sprecato il miglior Joe Burrow di sempre e a pagarne il prezzo più caro è stato Lou Anarumo, vittima illustre del lunedì nero.
Voto della prima metà di stagione: 4,5.
Voto finale: 6-. La loro stagione non è in alcun modo da sufficienza dato che alla vigilia i playoff sembravano essere impliciti, ma non potevo non accostare il numero che il nostro paese ha legato indissolubilmente alla sufficienza al capolavoro composto da Joe Burrow.
Cleveland Browns
Record: 3-14.
Cosa è andato bene: Nel bene o nel male Jameis Winston ci ha fatti divertire permettendo, tra l’altro, a Jerry Jeudy di completare un salto di qualità al quale ormai nessuno credeva più.
Nonostante tutto Myles Garrett continua a essere uno dei migliori difensori della lega ed è riuscito a riscattare parzialmente l’ennesima stagione buttata della carriera togliendosi la soddisfazione di diventare il primo pass rusher di sempre a collezionare almeno 14 sack in quattro campionati consecutivi.
Cosa è andato male: La cosa più triste in assoluto è che quello di questi Browns è uno dei rarissimi casi in cui le putride statistiche non possono essere imputabili all’infortunio del franchise quarterback: semmai il contrario dato che con Winston under center - malgrado gli intercetti - hanno espresso il loro miglior football offensivo. Quanto può essere avvilente realizzare che l’infortunio di quello che dovrebbe essere il franchise quarterback non abbia avuto l’impatto negativo che si è portati ad attendersi? Cos’è successo a quella che fino a poco tempo fa era una delle linee d’attacco più fisiche e dominanti della lega?
Se non altro il 2024 ha deliberato definitivamente che Watson non sia in alcun modo la soluzione per il futuro.
Nel frattempo si sono pure tolti lo sfizio di bruciare Dorian Thompson-Robinson: sempre i soliti Marroni, la fabbrica della tristezza che non è alimentata a combustibile fossile ma a quarterback. Ecologici, se non altro.
Voto della prima metà di stagione: 2.
Voto finale: 3. Leggermente meglio nella seconda metà di stagione quando ci hanno regalato qualche momento divertente come gli sgambetti a Ravens e Steelers o la sorprendente esplosione di Jerry Jeudy, ma mi risulta impossibile non sfoderare la parola ‘fallimento’ per descrivere la loro stagione.
Pittsburgh Steelers
Record: 10-7.
Cosa è andato bene: Malgrado il mesto epilogo, quella degli Steelers resta oggettivamente una buona stagione impreziosita dalla qualificazione ai playoff blindata già da diverse settimane.
L’alternanza Fields-Wilson ha resuscitato un attacco non sicuramente esplosivo ma perlomeno funzionale che, eccezion fatta per l’ultimo mese, si è preso cura del pallone commettendo solamente 17 turnover.
Insieme ai Minnesota Vikings possono vantare il numero più alto di turnover causati, un 33 che può essere anche tradotto come circa due turnover a partita. La difesa, tanto per cambiare, si è confermata fra le più arcigne e opportuniste della lega, in quanto oltre che a generare turnover a piacimento ha costretto gli attacchi avversari a un osceno 35.29% su terzo down.
Insomma, i soliti Pittsburgh Steelers con un attacco finalmente più competente di quelli a cui ci eravamo abituati, anche se ammetto che quanto accaduto nelle ultime settimane abbia decisamente stemperato il cauto entusiasmo di metà stagione.
Una vittoria contro i Ravens ai playoff lenirebbe però ogni recente dolore.
Cosa è andato male: Vi ripropongo un passaggio del pagellone della prima metà di stagione: “Stanno giocando davvero bene e la buona notizia è che questo football sembri essere sostenibile, anche se immagino che chi di dovere stia lavorando sull’efficienza in red zone, parte del campo in cui Pittsburgh tende a interpellare con eccessiva insistenza Chris Boswell, attualmente il miglior kicker della NFL: se riescono a portare la percentuale di successo attorno al 60% - attualmente sono inchiodati al 46.43% - potrebbero compiere il definitivo salto di qualità ed entrare una volta per tutte nella élite della AFC”.
Sono leggermente migliorati in red zone - 48.21% di successo - ma nel momento in cui avrebbero dovuto alzare l’asticella si sono dimostrati incapaci di tenere il passo a squadre di qualità come Eagles, Ravens, Chiefs e pure i Bengals: figuratevi che nelle ultime quattro partite non hanno mai scollinato quota 20 punti. No, il loro modello di successo si è rivelato essere insostenibile, per imporsi contro certe squadre non bastano i tre punti sistematici.
A un certo punto della stagione sembrava avessero completamente riabilitato Russell Wilson trasformandolo in una versione fisiologicamente meno atletica di quella che abbiamo ammirato per un decennio a Seattle, ma a quanto pare Sean Payton sa ancora il fatto suo quando si parla di quarterback.
Un deciso passo in avanti rispetto alle ultime stagioni, ma i problemi di fondo restano sempre gli stessi.
Voto della prima metà di stagione: 8+.
Voto finale: 7-. Voto probabilmente ingeneroso ma quanto accaduto nelle ultime settimane non può in nessun caso essere preso sottogamba: nel momento della verità Pittsburgh si è squagliata inanellando brutte figure contro quelle che credevano essere le dirette avversarie. Playoff più importanti di quanto si possa credere.
AFC EAST
Buffalo Bills
Record: 13-4.
Cosa è andato bene: Durante l’offseason l’aspettativa comune era che l’attacco dei Buffalo Bills avrebbe compiuto almeno un passo all’indietro a causa di una serie infinita di addii di lusso: non è proprio andata così.
Seconda miglior scoring offense, miglior differenziale di turnover in assoluto e un attacco che ha prodotto 0.512 punti per snap offensivo, naturalmente il miglior dato del campionato. Rinunciando alle bocche di fuoco più rinomate Buffalo ha dato vita a un’utopia socialista in cui chiunque ha avuto modo di brillare: comprimari come Ray Davis, Ty Johnson e Mack Hollins hanno tutti avuto i loro momenti e la formula everybody eats ci ha messo davanti all’attacco dei Bills più bilanciato ed efficiente dell’era Allen.
Per la prima volta da quando il numero 17 è under center, Buffalo ha avuto modo di muovere le catene via terra con efficienza e convinzione: nel 2024 i Bills hanno corso per desiderio, non per semplice necessità. L’efficacia del gioco di corse si intercetta nella seconda miglior percentuale di successo in red zone: nessuna squadra ha messo a segno un numero di rushing touchdown superiore al 32 fatto registrare da Buffalo.
L’estremo equilibrio dei Bills è compendiato magnificamente dal fatto che questa loro versione sia entrata nella storia come la prima squadra capace di concludere una stagione segnando almeno 30 touchdown sia via terra che via aria.
Annata più che positiva, anche se come nel caso dei Ravens il loro campionato inizia nel prossimo weekend.
Cosa è andato male: Contro le prime della classe il reparto difensivo ha generalmente boccheggiato, come testimoniato dagli 86 punti subiti in sette giorni fra Rams e Lions, ma la buona notizia è che in entrambi i casi Allen e l’attacco siano riusciti a tenere il passo alle macchine da guerra avversarie.
Non passeranno sicuramente alla storia come la miglior squadra di tutti i tempi, ci sono aspetti particolarmente preoccupanti in vista dei playoff - come l’inaccettabile 43.78% di successo concesso su terzo down -, ma non ha alcun senso dilungarsi nella caccia alle criticità di una squadra che si è confermata padrona indiscussa in division nell’anno in cui molti analisti la vedevano sia dietro i Jets che, addirittura, i Dolphins: hanno chiuso il campionato con un eloquente 5-1 in division con l’unica sconfitta arrivata domenica contro i Patriots quando in campo c’erano le seconde e terze linee.
Voto della prima metà di stagione: 8+.
Voto finale: 9-. Abbiamo parlato così a lungo di “ricostruzione” che ci siamo dimenticati di metterli al corrente che questo sarebbe dovuto essere un anno di riassestamento: tutt’altro, immancabile titolo divisionale grazie al miglior Josh Allen di sempre.
Miami Dolphins
Record: 8-9.
Cosa è andato bene: L’anno scorso abbiamo avuto prova di quale possa essere il ceiling di questi Dolphins, quest’anno invece ci siamo trovati di fronte a un anno nella media.
Occorre mettere in evidenza il buon lavoro del reparto difensivo allenato da Anthony Weaver che, mica per niente, sta già ricevendo interesse per occupare una delle panchine vacanti: le buone notizie finiscono qua.
Questi Dolphins si stanno trasformando nella definizione di mediocrità e ciò che mette più tristezza sta nel fatto che non basti l’alibi dell’infortunio di Tagovailoa per giustificare questo deludente 2024: con o senza Tua Miami ha dimostrato di non essere in grado di vincere contro squadre dal record positivo.
Probabilmente vincono e convincono contro il proletariato della NFL, ma ogni volta che si trovano di fronte una squadra anche solo appartenente alla piccola borghesia si dimostrano inevitabilmente inadeguati.
Cosa è andato male: Chiunque deve essere messo in discussione. Occorre coraggio per guardare in faccia la cruda realtà dei fatti, ma non possiamo nasconderci dietro sofismi incentrati sull’infortunio di Tagovailoa: questo ciclo tecnico ha sì prodotto partite divertenti - contro squadracce - ma non c’è stato alcun vero progresso.
Miami è sempre la stessa identica squadra, schiava delle proprie paure e limiti mentali. Tagovailoa è stato indubbiamente sfortunato, ma è alquanto indicativo che un quarterback su cui gravavano pesanti interrogativi sullo stato di salute sia stato costretto a saltare ben sei partite: nel 2025 non diventerà magicamente meno suscettibile ai traumi cranici, anzi, ogni trauma cranico rende più probabile il successivo.
È inaccettabile che una squadra che può contare su una mente offensiva (apparentemente) geniale come quella di McDaniel non sia in grado di conquistare un primo down con il backup quarterback in campo: Hill, Waddle, Achane e il redivivo Smith sono mostri dopo la ricezione, com’è possibile che chi di dovere non sia mai stato in grado di confezionare un gameplan che abbia permesso ai vari Huntley o Thompson di non risultare così inadeguati?
Non so dirvi se si tratti di una semplice tattica per ricevere un adeguamento contrattuale, ma a quanto pare Tyreek Hill è pronto a portare il suo talento lontano da South Beach.
Voto della prima metà di stagione: 3.
Voto finale: 5. Le hanno provate tutte per tornare in corsa per i playoff, ma i problemi restano sempre gli stessi: la disponibilità di Tagovailoa è spesso l’eccezione, non la norma, costituita invece da scarsa - per non dire nulla - competitività contro le squadre con cui dovrebbero giocarsela alla pari. Vanno ripensati.
New England Patriots
Record: 4-13.
Cosa è andato bene: Seppur costretto a predicare nel deserto, Drake Maye ha dato prova di avere il talento attorno al quale vale la pena provare a costruire qualcosa di ragionato - enfasi su “ragionato”.
Prima della partita di domenica avevano in mano la prima scelta assoluta che li metteva in una posizione simile a quella dei Bears di qualche anno fa quando uccellarono i Carolina Panthers, ora non hanno nemmeno più un allenatore.
Cosa è andato male: Sto mettendo le mani avanti, lo ammetto, ma qui c’è il serio rischio che sprechino il talento di Drake Maye perché hanno letteralmente bisogno di tutto: non sono convinto che basti una sola offseason per rimettere in sesto un roster paurosamente povero di talento.
La difesa, ultimo baluardo dell’era Belichick, è drammaticamente regredita e il reparto offensivo è fra i più mesti che io abbia mai visto. Non solo Maye non aveva mani di qualità - o anche solo in grado di creare separazione - a cui indirizzare il pallone, ma è stato costretto tutto l’anno a operare dietro quella che senza ombra di dubbio è stata la peggiore linea d’attacco della NFL.
Hanno a disposizione scelte importanti al draft e un’infinità di spazio salariale, ma chiunque sia il prossimo allenatore dovrà prima di tutto conferire un’identità definita a una squadra che al momento non è né carne né pesce, ma solamente Drake Maye circondato da una quantità avvilente di incompetenza.
C’è davvero molto lavoro da fare.
Voto della prima metà di stagione: 3,5.
Voto finale: 3. Potrebbero avere un quarterback, ma manca letteralmente tutto il resto. A partire dalla prima scelta assoluta.
New York Jets
Record: 5-12.
Cosa è andato bene: Che non giocheranno più fino a settembre.
Cosa è andato male: Ci siamo sorbiti non una ma ben due offseason di odiosissimo hype per ciò che sarebbero dovuti essere i Jets con Aaron Rodgers… per poi trovarci qui a commentare un attacco che non è stato nemmeno in grado di segnare 20 punti a partita. Sì, lo stesso reparto offensivo che oltre a Rodgers poteva contare su Davante Adams, lo scontentissimo Garrett Wilson, Allen Lazard, Breece Hall e una linea d’attacco su cui il vecchio front office ha investito con aggressività.
È assai comico quando una squadra costruita per arrivare fino in fondo non riesce nemmeno a centrare la qualificazione ai playoff: figuriamoci quando conclude la stagione sul 5-12.
Si sono resi protagonisti di uno dei più grandi fallimenti di cui abbia memoria perché oltre che al penoso spettacolo offertoci in campo ci hanno regalato la tipica quantità di drama associata ad Aaron Rodgers: figuratevi che l’omeopatico è riuscito pure ad alienare Garrett Wilson, una delle migliori cose accadute nell’ultimo decennio a New York.
Ora dovranno pure individuare un allenatore e un general manager. E un quarterback, naturalmente.
Voto della prima metà di stagione: 3.
Voto finale: 1+. Il più perché nella loro disfunzionale tossicità continuano a essere la squadra più esilarante della NFL.
Voto severo? Senza dubbio, ma qui si parlava a tutti gli effetti di Super Bowl or bust e, come al solito, è arrivato il bust.
AFC WEST
Denver Broncos
Record: 10-7.
Cosa è andato bene: Questa è una squadra che merita solamente applausi.
Sostanzialmente chiunque all’infuori del loro quartier generale prospettava un anno di riassestamento da quattro-massimo-cinque vittorie, non una cavalcata che li ha condotti a una sorprendente qualificazione ai playoff.
Dopo qualche comprensibile difficoltà iniziale Denver ha cominciato a macinare gioco su entrambi i versanti della linea di scrimmage, al punto che a fine dell’anno ci troviamo davanti al decimo miglior attacco e alla terza miglior difesa in assoluto - per quanto riguarda i punti fatti e subiti: alzi la mano chi si poteva aspettare qualcosa di simile.
La crescita di Bo Nix ha scaldato anche il più indifferente dei cuori: da novembre in poi il quarterback dei Broncos si è consistentemente espresso su livelli altissimi malgrado un supporting cast sulla carta non adeguato. Come un vero franchise quarterback, Nix ha tirato fuori il meglio da chiunque - indipendentemente dall’esperienza o dalle aspettative.
La linea d’attacco ha svolto un lavoro eccezionale e, in generale, abbiamo avuto visto emergere possibili pilastri attorno ai quali costruire come Vele, Mims, Bonitto e Jones - solo per citarne alcuni.
Hanno posto fine a un’astinenza da playoff che durava dal Super Bowl vinto con Peyton Manning quasi nove anni fa: alla faccia dell’anno zero.
Cosa è andato male: Non ci troviamo in alcun caso davanti a una squadra perfetta, ma in luce della sorprendente sinergia fra attacco e difesa non credo abbia senso mettersi qua a spulciare statistiche per riempire un paragrafo che non ha motivo d’esistere.
Voto della prima metà di stagione: 7.
Voto finale: 8. Nei power ranking estivi occupavano stabilmente la trentaduesima e ultima posizione: si sono qualificati ai playoff e potrebbero aver finalmente trovato il loro uomo under center. Nix potrebbe essere speciale.
Kansas City Chiefs
Record: 15-2.
Cosa è andato bene: Le statistiche non sono in grado di rendere giustizia all’inimitabile grandezza dei Kansas City Chiefs.
Se ci limitassimo a guardare i numeri saremmo portati a pensare di trovarci di fronte a una squadra da nove vittorie, non sicuramente al cospetto di una corazzata che ha vinto 15 delle 16 partite giocate seriamente: volete un esempio?
Sotto la voce ‘punti fatti’, specialità della casa durante l’era Mahomes, troviamo un mesto 22.6 che vale loro il quindicesimo posto nella classifica generale: eppure hanno concluso sul 15-2.
Siamo arrivati a quel punto del loro arco narrativo in cui per spiegarne lo strapotere non possiamo più nemmeno fare affidamento alle metriche tradizionali: ciò che davvero conta in questo sport è vincere e, al momento, nessuno sa vincere più o meglio di loro.
A volte sono stati indubbiamente fortunati - torna in mente la vittoria contro i Raiders - così come spesso si sono complicati inutilmente la vita, ma quando è necessario mettere insieme un drive per compiere il sorpasso definitivo - o anche solo chiudere il down che permetterà al cronometro di raggiungere il triplo zero - nessuna squadra è più ineluttabile di quella di Andy Reid.
Cosa è andato male: Hanno completato il back-to-back al termine di una stagione sciagurata come quella dello scorso anno, quindi pure in questo caso non vedo una valida ragione per indugiare su numeri insoddisfacenti: sono così forti da aver svuotato di ogni possibile significato pure i numeri.
Quando sarà ora potete stare certi che faranno quello che dovranno fare per garantirsi la vittoria finale. La AFC, tanto per cambiare, passa da loro.
Voto della prima metà di stagione: 9+.
Voto finale: 9,5. Mai pienamente convincenti, ma vi inviterei a osservare che la parola ‘convincenti’ termini con -vincenti: qui si può parlare di stile e di estetica quanto si vuole, ma occorre tenere ben presente che il football sia un gioco semplice in cui vince la squadra che vince la partita.
Las Vegas Raiders
Record: 4-13.
Cosa è andato bene: Letteralmente solo Brock Bowers, spesso l’unico motivo per guardare con una parvenza d’interesse in loro direzione.
La paura è che, esattamente come Maxx Crosby, si tratti dell’ennesimo talento condannato a sprecare i migliori della propria carriera in una squadra che naviga a vista in un mare di stagioni da mezza dozzina di vittorie - quando va bene.
Cosa è andato male: Non brillano sotto nessun punto di vista e questo è a suo modo incoraggiante dato che nel loro caso è umanamente impossibile parlare di squadra a un quarterback di distanza dal successo: ora come ora si trovano a una squadra intera di distanza dal Super Bowl, quindi sono portato a pensare che in offseason non si lanceranno in chissà quale pazzia per accaparrarsi il Kirk Cousins di turno.
Sono rimasto molto deluso dalla viltà di Antonio Pierce, allenatore incapace di prendersi un rischio pur trovandosi al comando di una squadra che spesso non aveva assolutamente nulla da perdere.
Hanno bisogno di tutto, a partire da un progetto tecnico coerente da sviluppare con pazienza e coraggio, anche se hanno vinto troppe partite per poter puntare con chissà quanta convinzione sul draft: chi sta davanti ha bisogno di un quarterback e, al momento, il piatto nella posizione più importante del gioco piange.
Tenteranno di corrompere Darnold mettendolo davanti a un’offerta che non potrà rifiutare? Ipotecheranno il futuro andandosi a prendere un veterano via trade? Scaleranno il tabellone? Daranno un’altra possibilità al tandem Minshew-O’Connell?
Voto della prima metà di stagione: 2.
Voto finale: 3. Ammirevole il rush finale ammazzadraft, ma immagino che per i tifosi sia dura digerire l’ennesimo anno passato a cincischiare nei bassifondi delle sabbie mobili della mediocrità.
È un peccato, ci sono delle individualità che meriterebbero molto di più.
Los Angeles Chargers
Record: 11-6.
Cosa è andato bene: L’esperimento Jim Harbaugh ha condotto subito ai risultati sperati: non solo i Chargers si sono qualificati ai playoff al primo tentativo, ma lo hanno fatto esibendo la tipica coerenza di una squadra che ha finalmente abbracciato - e scoperto - la propria identità.
Los Angeles è disciplinata e tremendamente fisica, una squadra che vince dominando la linea di scrimmage sposando alla perfezione la filosofia del proprio allenatore. Col passare del tempo Herbert non solo ha dato l’impressione di essere sempre più a proprio agio nello schema offensivo di Greg Roman, ma ha pure raggiunto un’efficienza che gli ha permesso di chiudere la stagione con 23 touchdown lanciati a fronte di tre miseri intercetti. L’esplosione di McConkey ha conferito una nuova dimensione a un attacco che nelle prime settimane era stato decisamente troppo prevedibile e, con un po’ di pazienza, potremmo pure scoprire che Harbaugh abbia trovato modo di rilanciare il finora mai convincente Quentin Johnston.
Il fiore all’occhiello di questa squadra è però un reparto difensivo che ha concesso in media 17.7 punti a partita principalmente grazie all’ottimo lavoro svolto in red zone, porzione di campo in cui hanno spesso abbassato la saracinesca costringendo gli avversari a un indecoroso 45% di successo, comodamente il miglior dato in NFL.
Cosa è andato male: Eccezion fatta per il 17 a 15 patito per mano dei Cardinals, tutte le sconfitte di Los Angeles sono arrivate contro squadre qualificate ai playoff - Kansas City due volte, Pittsburgh, Baltimore e Tampa Bay: no, non vi sto sicuramente parlando dei Miami Dolphins 2.0, ma una curiosità statistica del genere la reputo interessante in vista della postseason.
Non possiamo però dimenticare che si stia pur sempre valutando l’anno zero di quella che sarebbe dovuta essere una squadra in totale ricostruzione, quindi va da sé che gli aspetti negativi da mettere in evidenza non siano poi così numerosi.
Ci sono enormi margini di miglioramento in entrambi i sensi della linea di scrimmage: date ad Harbaugh un’altra offseason per modellare ulteriormente la squadra a propria immagine e somiglianza e potremmo vederne delle belle.
Voto della prima metà di stagione: 7,5.
Voto finale: 8. Qualificazione tutto sommato tranquilla ai playoff in quello che sarebbe dovuto essere il primo anno di una sorta di ricostruzione: signore e signori, Jim Harbaugh.
AFC SOUTH
Houston Texans
Record: 10-7.
Cosa è andato bene: Al termine della seconda regular season fra i professionisti C.J. Stroud ha potuto festeggiare il secondo titolo divisionale consecutivo: solamente questa notizia dovrebbe bastarci per celebrare una grande stagione dei Texans.
Non fraintendetemi, sotto alcuni aspetti hanno saputo esaltarci - il pass rush, per esempio, è stato il quarto più prolifico della lega - ma non possiamo mentire a noi stessi, ci aspettavamo molto di più da una squadra che ha affrontato la scorsa offseason con la tipica fretta di chi vuole sfruttare il contratto da rookie del proprio quarterback per vincere il prima possibile.
Hanno la fortuna di militare nella division più triste della lega e, non casualmente, la metà delle loro vittorie totali è arrivata dagli scontri divisionali: ora però parliamo di Stroud.
Cosa è andato male: Uno dei nostri più fastidiosi problemi in quanto esseri umani è quello di dare per scontata qualsiasi cosa, anche l’eccellenza: dopo una stagione d’esordio fenomenale Stroud aveva fissato l’asticella a un’altezza vertiginosa e anche per questo, purtroppo, il suo 2024 è risultato insopportabilmente deludente.
L’incapacità della linea d’attacco di garantirgli una tasca pulita lo ha svuotato di ogni certezza - solamente Bears e Browns hanno concesso più sack - arrivando a rendergli impossibile trovare un ritmo funzionale. Ho ancora negli occhi la pessima figura natalizia rimediata contro i Ravens, giorno in cui un quarterback in perenne apprensione ha sbagliato una quantità esorbitante di lanci che solamente dodici mesi fa avrebbe completato a occhi chiusi. L’inefficacia della O-line lo ha reso paranoico e inconsistente - soprattutto per quanto riguarda il posizionamento dei piedi - e non può trovare riscatto nemmeno nelle statistiche dato che ha lanciato almeno due touchdown solamente in sei partite, due in più di quelle in cui non ne ha lanciato nemmeno uno.
Gli infortuni di Diggs, Dell e Collins non gli hanno fatto alcun favore, ma è inutile cercare alibi per mitigare la delusione: ci si aspettava molto di più sia da lui che dai Texans in generale.
Curioso di vedere come si comporteranno ai playoff.
Voto della prima metà di stagione: 7.
Voto finale: 6+. Assegnare una striminzita sufficienza a una squadra da dieci vittorie potrebbe essere considerato ingiusto, ma dopo i bagordi dell’offseason le aspettative erano ben diverse. Stroud in questo secondo anno è innegabilmente regredito.
Indianapolis Colts
Record: 8-9.
Cosa è andato bene: Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi da questa squadra che, vale la pena ricordarlo, l’anno scorso è arrivata a un drop di distanza dal titolo divisionale con Gardner Minshew under center.
Ciò che maggiormente mi interessava era assistere a un miglioramento tangibile di Anthony Richardson, quarterback con ogni mezzo atletico immaginabile per dominare in questa lega ma che ha deluso, eccome se ha deluso: anzi, permettetemi di dire che in questo caso la delusione sia un eufemismo.
In realtà l’esilio in panchina dopo essere uscito dal campo per tirare il fiato sembrava avergli giovato, ma ulteriori acciacchi fisici e inconsistenza generale hanno costretto Indianapolis a consegnare le redini dell’attacco a Joe Flacco e vi confesso che non ho idea di come abbia potuto dedicare così tante parole a una squadra che ha visto il sogno playoff sfumare a seguito di una sconfitta contro i New York Giants.
Immaginate incassarne 45 da questi Giants.
Cosa è andato male: Credo che a Richardson sarà messo a disposizione pure il 2025 per elevarsi a franchise quarterback, ma che delusione. Possiamo discutere per ore sul suo potenziale e su un atletismo fuori dal comune, ma è semplicemente inconcepibile che un quarterback titolare completi meno della metà - il 47.7% per essere precisi - dei lanci tentati: ci sono stati momenti in cui ero convinto di trovarmi davanti a Tim Tebow del 2011.
Indianapolis sembra essere precipitata nella peggior mediocrità possibile, quella resa famosa dai Rams di Jeff Fisher che permette alla squadra di turno di vincere circa la metà delle partite giocate, un numero inadeguato sia per qualificarsi ai playoff che per disporre di una scelta pesante al draft: Indianapolis c’è, respira, esiste, ma niente di più.
La Caporetto contro i Giants può essere elevata a emblema del fallimento di un progetto tecnico sabotato dal ritiro di Andrew Luck: sono passati più di cinque anni e Indianapolis non si è ancora ripresa dall’addio del proprio quarterback che ha consegnato alla più sterile inerzia una franchigia reduce da quasi due decenni di Manning e Luck.
Voto della prima metà di stagione: 4,5.
Voto finale: 5. L’insufficienza non la si deve tanto alla mancata qualificazione ai playoff quanto alla confusione che regna sovrana in una franchigia che non si è più ripresa da quel maledetto 24 agosto 2019.
Jacksonville Jaguars
Record: 4-13.
Cosa è andato bene: Non so più cosa dire di questa squadra.
Hanno licenziato immediatamente Doug Pederson ma, per quanto innegabilmente parte del problema, non sono sicuro che tutti le loro disfunzionalità possano essere attribuite all’allenatore: quelli di cui siamo appena stati testimoni sono i soliti Jacksonville Jaguars, nulla di più.
Deve esserci una motivazione più profonda se - esclusa l’effimera parentesi di Sacksonville - questi sedimentano stabilmente nei bassifondi della NFL.
Cosa è andato male: Non è normale che una squadra che ha appena rinnovato il contratto a (quello che dovrebbe essere) il franchise quarterback incappi in una stagione del genere, soprattutto se si tiene presente la seconda metà del 2023.
Cambieranno allenatore, investiranno con aggressività in free agency e potranno contare su una scelta importante al draft… come ogni anno.
Non vedo particolari ragioni per essere ottimista al di là del solito chi vivrà vedrà.
Voto della prima metà di stagione: 2.
Voto finale: 2. Solamente perché l’uno(+) era riservato ai New York Jets. Disorienta l’inspiegabile regressione di Trevor Lawrence e, in generale, di una squadra che un paio d’anni fa sembrava destinata a egemonizzare la propria division.
Tennessee Titans
Record: 3-14.
Cosa è andato bene: Hanno perso abbastanza da garantirsi la prima scelta al draft e, teoricamente, assicurarsi il quarterback che desiderano.
Cosa è andato male: Sono contento che abbiano dato a Will Levis una vera opportunità per conquistarsi la maglia da titolare per il futuro: purtroppo per loro, però, Levis si è dimostrato inadeguato alla posizione di franchise quarterback e, malgrado un roster a mio avviso più competente di quanto ci si possa immaginare, hanno perso. E pure tanto - anche se non sempre male.
Annata di transizione per una franchigia in transizione. Con un po’ di lavoro lungo la linea d’attacco la futura prima scelta assoluta al draft potrebbe trovarsi al comando di un reparto ben più rispettabile di quanto possano indurci a credere le statistiche di quest’anno.
Voto della prima metà di stagione: 3,5.
Voto finale: 3. Se non altro potranno coricarsi la notte con la consapevolezza di aver dato un’opportunità a Will Levis.