Le squadre uscite peggio dall'offseason NFL 2024
Parliamo delle squadre con cui l'offseason NFL del 2024 non è stata particolarmente gentile
Baltimore Ravens
Per me il bello di tifare con passione una squadra è principalmente questo, disporre di un maggior numero di informazioni dell’appassionato medio per poterla criticare - o incensare - in modo ragionato e consapevole.
Non ho valide ragioni per criticare i Baltimore Ravens, squadra la cui più grande colpa è stata rendersi protagonista di un eccellente campionato durante lo scorso autunno. Squadra che vince, squadra che sarà saccheggiata durante la successiva offseason: è quanto di più fisiologico esista in questa lega.
Che il fato per infierire abbia deciso di applicare questa regola a una squadra con un numero esorbitante di contratti in scadenza è un altro discorso.
La più grande perdita non la si intercetta in depth chart, ma a bordocampo. Baltimore ha salutato una delle più brillanti menti attualmente presenti in NFL, quella del geniale Mike Macdonald, il vero MVP del loro 2023 - ancor più di Lamar Jackson. Non potrò mai ringraziarlo a sufficienza per aver trasformato una difesa atipicamente mediocre nella prima capace di concludere la regular season in cima alla classifica per sack, turnover e punti concessi. La prima nella storia, naturalmente.
Non sono eccessivamente preoccupato per il turnover nel roster, è stata sì persa tantissima esperienza e leadership, ma ho buone ragioni per pensare che chiunque sarà chiamato in causa a sostituire i dipartiti risponderà presente senza particolari difficoltà.
In sintesi, malgrado il sempre encomiabile lavoro svolto dal front office per preservare lo status di contender guadagnato con tanta fatica, non potevo esimermi dal dovere morale di trovar loro un posto in questo articolo.
Gli Steelers si sono clamorosamente rafforzati, i Bengals hanno riabbracciato Joe Burrow e nel mentre i Ravens hanno perso il geniale defensive coordinator, la metà debole della coppia di linebacker più forte della lega, l’intero backfield, tre quinti della O-line e due difensori con le mani in pasta come Clowney e Stone.
Dedico questo video a tutti i tifosi dei Ravens che stanno leggendo.
Buffalo Bills
A proposito di squadre sottopostesi a un salasso di esperienza e leadership.
Nella NFL moderna, un franchise quarterback è la conditio sine qua non per la competitività e mettere le mani su un quarterback di qualità è un qualcosa di così raro e complesso che quando hai la fortuna di trovarne uno non ci pensi due volte a ricoprirlo d’oro con un contratto che, inevitabilmente, prima o poi comprometterà l’integrità del roster: durante questa offseason il rinnovo di Josh Allen ha finalmente presentato il conto.
(Lo metto tra parentesi perché di sì: dopo l’ennesimo fallimento ai playoff il front office ha saggiamente optato per una necessaria ricostruzione light. Che poi è lecito parlare di ricostruzione quando si può contare su uno dei migliori quarterback della lega?)
Esattamente come nel caso di Baltimore, non sto mettendo in dubbio la qualità dei neoarrivati, ma va da sé che questi necessiteranno di tempo per ingranare e dal momento che chi lascia la strada vecchia per quella nuova… non completo il proverbio perché odio i proverbi, ma avete capito il concetto. Non è affatto scontato rimpiazzare la produzione dei giocatori che sto per sciorinare.
Hanno salutato i due migliori ricevitori delle ultime stagioni, un pass rusher concreto e affidabile come Leonard Floyd, quello che dava lo snap a Josh Allen e, soprattutto, il cuore pulsante dell’intero reparto difensivo, la coppia di safety invidiata da tutta la NFL, Jordan Poyer e Micah Hyde.
In quanto (pluri)campioni in carica restano ovviamente i favoriti per la AFC East, ma mi risulta impossibile pretendere che un turnover di personale del genere non abbia alcun genere di ripercussione.
Jacksonville Jaguars
Non è che i Jacksonville Jaguars siano peggiorati clamorosamente, tutt’altro: il problema risiede tutto nel fatto che chiunque in AFC South abbia compiuto almeno due passi in avanti rispetto allo scorso anno.
Vi ricordate la scorsa estate? L’ineluttabilità di quella truffa legalizzata di Disco Paradise e le ore trascorse a speculare sul roseo futuro dei Jacksonville Jaguars, gli indiscussi dominatori della division per - almeno - il prossimo lustro? Non è passato nemmeno un anno da quei ragionamenti. E nemmeno da Disco Paradise, purtroppo.
Grazie al contratto da rookie di Stroud i Texans hanno dominato la free agency elevandosi a contender nel tempo di cottura di una pizza surgelata. Il roster dei Titans, invece, è stato completato e impreziosito da innesti di qualità su entrambi i versanti della linea di scrimmage, mentre i sornioni Colts hanno fatto quello che sanno fare meglio, ossia rinnovare il contratto ai propri free agent aggiungendo massicce dosi di talento - quasi - esclusivamente via draft.
Non voglio in alcun modo insinuare che ora i Jaguars occupino l’ultima casella sulla griglia di partenza divisionale, ma quella che si prefigurava come una quasi certa egemonia in meno di un anno è evaporata sia per fattori esogeni - l’ascesa dei Texans e il miglioramento generale della division - che endogeni, in quanto non sono ancora riuscito a togliermi dalla bocca il rancido sapore lasciatomi dal collasso della scorsa stagione.
Dallas Cowboys
Eccezion fatta per chi decide di aprire il cantiere per l’inevitabile ricostruzione, ogni squadra si affaccia all’offseason con un solo, intuitivo e apparentemente semplice obiettivo: migliorare.
Siamo onesti: i Dallas Cowboys sono migliorati? Per carità, come sempre hanno messo insieme un ottimo draft andando ad aggiungere gente che contribuirà fin da subito, ma per come stanno attualmente le cose credo sia lecito affermare che abbiano perso un po’ di terreno dai Philadelphia Eagles.
Che la loro offseason fosse difficile era noto a tutti, gli imminenti - vero Jerry? - rinnovi contrattuali di Prescott e Lamb hanno limitato severamente la flessibilità salariale di una squadra che sebbene appaia più che equipaggiata per arrivare fino in fondo ogni anno, per un motivo o per l’altro, conclude la propria rincorsa al Lombardi decisamente troppo presto. Riporre troppe speranze nei rookie è profondamente ingiusto nei loro confronti, sono pur sempre rookie.
Hanno perso un numero non trascurabile di titolari e, pur essendo riusciti a colmare le lacune create dalle loro dipartite tramite il draft, non li vedo eccessivamente diversi dalle loro ultime versioni - eccezion fatta per le partenze.
Ne ho già abbondantemente parlato commentando il draft, ma non riesco a darmi pace: non è possibile che arrivati a questo punto della offseason il loro running back titolare sia seriamente Ezekiel Elliott.
Non avevano bisogno di strafare per fare di più.
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