Il riassunto della terza domenica del 2024 NFL
Un'altra domenica scandita da imprevedibilità, vantaggi dilapidati e un paio di inimmaginabili sorprese
Forse non sono ancora andato oltre i mesi d’interminabile digiuno, non lo so, ma perché non riesco ad abituarmi all’inimitabile imprevedibilità di questa lega? È come se ogni anno a settembre dimenticassi la lezione appresa dodici mesi prima.
Proviamo ancora a darci un senso come se ci fosse davvero una logica quando, poi, siamo messi davanti a situazioni francamente incommentabili.
Per esempio, il 27 a 24 con cui i Los Angeles Rams hanno fatto lo sgambetto ai San Francisco 49ers è semplicemente incredibile: pure in questo caso colpa mia, mi sono dimenticato che quando c’è di mezzo Matthew Stafford tendano ad accadere cose davvero strane.
Come vi ho già detto negli ultimi giorni, la situazione in casa Rams è più che disperata, una miriade di infortuni hanno spolpato un reparto offensivo che ha perso i propri migliori ricevitori e tre quinti della linea d’attacco titolare: nessun problema, c’è Matthew Stafford.
Sopra 24 a 14 con poco meno di dodici minuti rimasti da giocare, i ‘Niners sembravano a uno o due stop dal poter celebrare una mai banale vittoria divisionale, soprattutto dopo che il promettente drive con cui Los Angeles mirava a portarsi sotto di tre punti si è concluso con l’insoddisfacente piazzato del -7, reso più amaro dal fatto che i ragazzi di McVay fossero riusciti a trascinarsi in red zone.
San Francisco fa quello che deve fare senza troppi problemi e, sfruttando la giornata magica dell’indemoniato Jauan Jennings - 175 yard e tre touchdown per l’uomo chiamato a non far rimpiangere l’assenza di Deebo Samuel -, si riporta in zona field goal: per carità, un piazzato da 55 yard è tutt’altro che facile, però Moody ha dimostrato di poterli mettere da questa distanza… fuori, palla ai Rams.
Primo snap e Stafford connette con Atwell per un mostruoso guadagno da 50 yard che catapulta immediatamente L.A. in red zone, dove l’ineluttabile Kyren Williams firma il touchdown del pareggio - nonché il terzo della sua altrettanto incredibile partita - e così, come per magia, ci troviamo sul 24 pari.
San Francisco ha in mano il match point, con poco meno di due minuti deve guadagnare una quarantina di yard per mettere Moody nella posizione di redimersi, ma ovviamente il drive si conclude con un nulla di fatto che li costringe al punt: altrettanto ovviamente il rookie undrafted free agent Xavier Smith guadagna quasi 40 yard sul seguente punt return e Los Angeles è a una misera decina di yard dalla zona field goal.
Quel volpone di Stafford vede il proprio tight end Parkinson accoppiato con Campbell, middle linebacker che non è in grado di tenergli il passo, spedisce in orbita una preghiera lungo la sideline e gli arbitri fischiano giustamente pass interference: da 37 yard il kicker Karty è perfetto e Los Angeles toglie le ragnatele dalla casella delle vittorie raccogliendone una tanto imprevista in luce delle tante assenze quanto improbabile per le modalità con cui è arrivata.
San Francisco ha generalmente giocato bene ma, purtroppo per loro, non chiudere le partite contro una squadra del vampiro Matthew Stafford tende a essere un peccato che verrà pagato al più caro dei prezzi.
Vittoria di capitale importanza per il morale della banda di McVay.
Stava succedendo di nuovo.
Dopo tre quarti di totale dominio i Baltimore Ravens stavano componendo l’ennesimo capolavoro di braccino arrivando a tanto così dallo scialacquare un vantaggio di 28 a 6: fortunatamente per loro, però, i Dallas Cowboys non sono riusciti a fare trentuno e Baltimore si è portata a casa la prima vittoria stagionale con un soffertissimo 28 a 25.
Come vi ho anticipato, per tre quarti non c’è assolutamente stata partita. Baltimore è risultata perfetta in tutte e tre le fasi del gioco imponendo la propria fisicità sulla linea di scrimmage - 274 rushing yard, fra cui 151 condite da un paio di touchdown guadagnate da Re Henry - punendo sistematicamente l’impreparata difesa di Dallas con continue big play.
Tutto perfetto, non fosse che a circa nove minuti dal termine Dallas realizza il touchdown della bandiera con Dak Prescott… per poi recuperare l’onside kick dopo un erroraccio di Zay Flowers che liscia clamorosamente il pallone.
A questo punto il finale sembra scritto, Dak connette con Tolbert per il touchdown del -10 - vi segnalo due conversioni da due punti fallite consecutivamente - per poi recuperare immediatamente il possesso dopo l’ovvio three n’ out di Baltimore. Altro giro, altro drive e altro touchdown di Dallas che si riporta sotto di tre misere lunghezze con il touchdown dell’esplosivo Turpin: tre punti da recuperare, tre timeout a disposizione e poco meno di tre minuti a disposizione per seppellire Baltimore sullo 0-3.
Fortunatamente questa volta l’attacco si risveglia dal proprio sonno dogmatico e guadagna un paio di primi down muovendo le catene quel tanto che basta per accompagnare l’orologio al triplo zero, ma che paura.
Non si può rischiare di perdere una partita assolutamente dominata per 45 minuti, non è accettabile che ogni touchdown da garbage time si trasformi automaticamente nel primo checkpoint di una rimonta senza precedenti o, a seconda del punto di vista, dell’ennesimo inspiegabile crollo. Questa volta i Ravens sono stati fortunati, ma che stress soffrire in questo modo per portarsi a casa una partita già vinta.
Dallas, invece, avrà molto di cui pensare soprattutto per quanto concerne un reparto difensivo massacrato dalla fisicità di Baltimore lungo la linea di scrimmage.
La sorpresa della settimana arriva da Las Vegas dove, ovviamente, i Carolina Panthers di un ovviamente meraviglioso Andy Dalton massacrano i Las Vegas Raiders con un ingannevole 36 a 22: ingannevole perché la vittoria finale dei Panthers non è mai stata davvero in discussione, hanno dominato dal primo minuto al fischio finale.
Avrete sicuramente alzato il sopracciglio dinanzi ai miei ripetuti “naturalmente”: sotto la guida di Dalton Carolina mi è risultata irriconoscibile. Esplosivi, efficienti e costanti i Panthers hanno guadagnato quasi 450 yard di total offense controllando il possesso del pallone per più di 36 minuti, dati senza senso per una squadra che fino a una settimana fa appariva fisicamente incapace di chiudere un down. La cura Dalton ha pagato dividendi pure lungo il versante difensivo dato che il reparto ha giocato con una fisicità che nemmeno sembrava essere nelle loro corde prima di ieri.
Dalton ha giocato una partita sensazionale lanciando per 319 yard e tre touchdown senza commettere alcun turnover. Con lui under center gente come Diontae Johnson e Chubba Hubbard ha avuto modo di vivere la propria miglior domenica di un campionato fino a ieri storicamente tragico: non so cosa dire di Bryce Young, proverò a mettere insieme un paio di frasi di senso compiuto nelle riflessioni del martedì, non mi aspettavo sicuramente un simile cambio di passo da parte dell’attacco dei Panthers. Dopo una prestazione del genere di Dalton la sua posizione si intorbidisce ulteriormente e, in tutta sincerità, provo una posatissima compassione nei suoi confronti che fatico a distinguere da pura e semplice pena.
Ritornano al successo i Detroit Lions che sbancano il deserto con un ragionevolmente sofferto 20 a 13 sugli Arizona Cardinals.
Quelli visti contro i Cardinals sono stati dei Lions usciti direttamente dal 2023, una squadra run first che alternando magnificamente Montgomery e Gibbs ha tenuto saldamente in mano il pallino del gioco controllando il pallone per circa 37 minuti. Arizona, comprensibilmente di fretta, ha faticato a trovare il proprio ritmo offensivo convertendo solamente uno dei nove terzi down giocati: sono risultati altrettanto decisivi i due turnover on downs con cui hanno di fatto consegnato la vittoria ai Lions che, dal canto loro, sono stati pressoché impeccabili in red zone.
Sconfitte del genere, però, dimostrano che un impegno contro i Cardinals abbia smesso d’essere una passeggiata di salute in mondovisione: Detroit per vincere è stata costretta a una prestazione attenta e anche a stringere i denti.
Non so come pormi dinanzi a questa partita: con il 34 a 7 con cui i Minnesota Vikings hanno umiliato gli Houston Texans si può parlare di sorpresa?
Immagino di sì per lo scarto, ma non per il risultato finale. Minnesota ha sfoderato una prestazione d’antologia dominando su entrambi i versanti della linea di scrimmage. La stupenda difesa allenata da Brian Flores ha costretto Stroud a un pomeriggio di vera e propria passione facendogli sparacchiare due intercetti e incassare quattro sack mentre dall’altra parte l’attacco del Comeback Player of the Year Sam Darnold continuava a fare quello che sa fare meglio, ossia aggiungere punti a tabellone tramite big play che brillano prima di tutto per tempismo: coadiuvato da un Aaron Jones troppo bello per essere vero, Darnold ha lanciato quattro touchdown.
In queste prime tre settimane di regular season nessuna squadra ha giocato meglio di quella allenata da Kevin O’Connell.
Il 15 a 12 con cui i Philadelphia Eagles hanno risvegliato i New Orleans Saints porta il volto di un solo giocatore: Saquon Barkley.
Philadelphia ha boccheggiato per tutto il pomeriggio presentandosi all’ultimo quarto ancora a secco di punti: non che New Orleans stesse facendo tanto meglio, anche se perlomeno si stava prendendo cura del pallone con maggior efficacia. Prima del touchdown da 65 yard di Barkley Philadelphia ha inanellato un intercetto, un fumble, due turnover on downs consecutivi e, dulcis in fundo, ha visto un proprio punt essere bloccato dallo special team dei Saints. Per loro fortuna, però, l’attacco guidato da Carr non è riuscito a sfruttare le tante occasioni fornitegli dall’ispirato reparto difensivo non trovando modo di rimpinguare il proprio vantaggio.
Il touchdown da 65 yard di Barkley deve aver fatto suonare qualche sveglia nella testa di Carr e soci dato che dai successivi due possessi New Orleans si è portata a casa un field goal e un touchdown: il touchdown di Olave sembrava aver definitivamente chiuso i conti, ma su 3&16 con poco più di un minuto rimasto da giocare Hurts ha trovato Dallas Goedert completamente libero per 61 magnifiche yard che hanno di fatto apparecchiato la tavola a Saquon Barkley che con un TD da quattro yard e la conversione da due punti ha regalato ai suoi Eagles il vantaggio decisivo.
Vittoria fondamentale per Philadelphia anche se serve maggior lucidità in red zone e, in generale, nella gestione della partita: è talvolta accettabile concludere un drive con un piazzato, non è necessario mettere a segno sempre e comunque un touchdown.
Continua la marcia degli Steelers: il 20 a 10 con cui hanno liquidato la pratica Los Angeles Chargers è arrivato come al solito grazie a una lectio magistralis di football complementare. Attacco e difesa si sono presi cura l’uno dell’altro nel miglior modo immaginabile e, sfruttando l’infortunio che ha estromesso dai giochi Justin Herbert per quasi tutta la seconda metà della partita, Pittsburgh ha messo la freccia completando il sorpasso nell’ultimo quarto, quando a sette minuti dal termine Fields ha pescato Calvin Austin completamente libero per il touchdown da 55 yard che ha spaccato in due la partita: con questo TD si sono portati sopra di due possessi, un vantaggio più che rassicurante quando dall’altra parte c’è Taylor Heinicke.
Ennesima prestazione dominante del reparto difensivo di Pittsburgh che ha costretto l’attacco della squadra di Jim Harbaugh a uno scialbo 3 su 11 su terzo down e a 168 misere yard di total offense.
Impressiona il modo in cui Justin Fields si sta prendendo cura del pallone e, in generale, la precisione con cui sta adempiendo al proprio compito prendendo consistentemente scelte giuste: Pittsburgh sta giocando un football vincente e, infatti, si trova sul 3-0.
Non credo che Russell Wilson rivedrà il campo tanto in fretta.
Chi non sta giocando un football vincente sono i Cleveland Browns di Deshaun Watson che, davanti ai propri tifosi, hanno rimediato un’imbarazzante 21 a 15 dai New York Giants di Daniel Jones.
Eppure dopo undici secondi Cleveland si trovava già sul 7 a 0 grazie a un touchdown di Amari Cooper arrivato a seguito di un fumble sul kickoff che ha dato il via alla partita. I ventuno punti consecutivi di New York hanno tagliato le gambe ai Marroni che, malgrado la sfuriata finale, non sono stati in grado di ricucire lo strappo principalmente a causa dell’imbarazzante prestazione della linea d’attacco che ha costretto Watson a incassare ben otto sack che, come potete immaginare, hanno stroncato sul nascere tanti drive.
New York ha fra le mani un vero e proprio fenomeno che risponde al nome di Malik Nabers: pure ieri il rookie è stato protagonista di una prova oltremodo dominante acchiappando un paio di passaggi in end zone per la prima doppietta della carriera.
A nulla è servita la doppietta di Amari Cooper, i disperati tentativi di rimonta di Cleveland hanno sbattuto contro un muro che risponde al nome di turnover on downs: gli ultimi due drive della partita, quelli che con un touchdown avrebbero potuto regalare la vittoria ai Marroni, si sono protratti solamente per quattro snap.
Watson è quello che è, ma gli infortuni lungo la linea d’attacco non lo stanno sicuramente aiutando.
Prima vittoria dell’anno per gli Indianapolis Colts che, malgrado un Anthony Richardson ancora una volta impreciso e scriteriato con il pallone, sono passati 21 a 16 sui Chicago Bears dell’ancor più scriteriato Caleb Williams.
Indianapolis ha faticato enormemente a scrollarsi di dosso Chicago, ma grazie a una prestazione favolosa del gioco di corse - 150 yard e tutti e tre i touchdown sono arrivati via terra - si è creata un vantaggio che per ora i Bears non sono in grado di rimontare.
Apprezzabili, però, i due touchdown che nel quarto periodo di gioco hanno permesso a Chicago di coltivare il sogno rimonta: Williams finora ha indubbiamente faticato ma se non altro negli ultimi quindici minuti di gioco ho visto lampi da vero e proprio franchise quarterback. Pure ieri, però, ha incassato decisamente troppi sack provando a tenere in vita giocate senza speranza.
Una delle più grandi sorprese della giornata arriva dalla Florida, dove dei Denver Broncos pressoché perfetti hanno preso lo scalpo a degli irriconoscibili Tampa Bay Buccaneers: il 26 a 7 finale ha regalato a Bo Nix la prima vittoria fra i professionisti.
In questo caso non ho molto da raccontarvi, Denver ha semplicemente giocato meglio scappando sul 17 a 0 sospinta da un paio di three n’ out, un intercetto e un turnover on downs: per qualche motivo l’attacco guidato da Mayfield si è inspiegabilmente inceppato e dei Broncos un filo più spregiudicati in attacco sono riusciti a creare un vuoto che per la brutta copia dei Buccaneers si è trasformato in baratro.
Immagino che in questo caso si debba parlare di giornata no, ma kudos a Denver che ha giocato una partita senza fronzoli.
Fantastica vittoria quella dei Green Bay Packers sui Tennessee Titans: il 30 a 14 con cui Green Bay si è sbarazzata di Tennessee ci ha regalato uno dei momenti più soddisfacenti di questa giovane stagione.
Il buon Malik Willis, infatti, ha sfoderato una prestazione pressoché perfetta proprio contro la squadra che lo ha scartato per l’imperfetto Will Levis che, pure ieri, ha commesso decisamente troppi turnover - fra cui una pick six: Willis ha lanciato per 202 e un touchdown aggiungendone 73 via terra - e un altro touchdown - senza mai forzare o commettere alcun genere d’errore.
Dall’altra parte, la difesa ha completamente annullato il gioco di corse di Tennessee mettendo la partita sulle spalle di Levis che, come avrete intuito, non è stato in grado di rispondere alla sfida faticando enormemente a prendersi cura del pallone o anche solo a muovere le catene.
Non si può che essere contenti per Malik Willis, immagino che un momento del genere sia in grado di definire una carriera: Jordan Love è sempre più vicino al rientro e con Willis a dirigere l’attacco Green Bay ha vinto due partite su due.
A proposito di backup quarterback, che dire di Skylar Thompson e dei Miami Dolphins? Purtroppo per loro niente di buono: senza particolari patemi Seattle si è sbarazzata dei goffi Miami Dolphins con un eloquente 24 a 3.
Con dei Dolphins offensivamente nulli da 205 yard di total offense e uno su dodici su terzo down - a cui va affiancato un deprimente zero su tre su quarto down - Seattle ha fatto il possibile per rimettere in gioco gli avversari “grazie” ai due intercetti di Geno Smith, ma per loro fortuna il reparto offensivo di Miami in queste condizioni non è capace di far pagare gli errori agli avversari.
La palma di migliore in campo va a Zach Charbonnet che con 107 yard dallo scrimmage e un paio di touchdown su corsa ha regalato ai suoi i punti della tranquillità. Seattle, zitta zitta, è sul 3-0.
Concludiamo il nostro viaggio con il frustrante 22 a 17 con cui i Chiefs sono sopravvissuti ai Falcons.
Dico frustrante perché Atlanta si è fermata a tanto così dall’upset visto che dopo essersi portata sotto di cinque lunghezze ha collezionato due turnover on downs consecutivi in piena red zone avversaria.
Davvero, i Falcons sono andati veramente vicini al colpaccio, ma purtroppo per loro su 4&1 sulle 13 dei Chiefs il buon Bijan Robinson è stato costretto ad accettare una perdita di tre yard che ha di fatto chiuso i conti: con meno di un minuto rimasto da giocare Mahomes ha accompagnato il cronometro al triplo zero a suon di inginocchiamenti.
Kansas City ha ampio margine di miglioramento, ma finché gli avversari continuano a battersi da soli Mahomes e compagni possono permettersi prestazioni tutt’altro che ineccepibili. Atlanta, invece, è apparsa in crescita anche se deve trovare modo di essere più concreta nelle situazioni che contano davvero.