Il riassunto della sesta domenica del 2024 NFL
In questa anonima domenica di metà ottobre siamo stati testimoni di un paio di clamorose prove di forza
Doveva essere una delle partite della settimana e mi sento di dire che Baltimore e Washington non ci abbiano deluso.
Il 30 a 23 con cui i Ravens hanno domato gli scatenati Commanders conquistando la quarta vittoria consecutiva ci ha offerto, fra le altre cose, finalmente una prestazione perlomeno sufficiente del reparto difensivo di Baltimore che è riuscito a togliere dall’equazione l’atletismo senza eguali di Jayden Daniels - 22 rushing yard per lui - mentre il reparto offensivo guidato da Lamar Jackson faceva tutto sommato quello che voleva contro una difesa che ha boccheggiato a limitare sia le corse che i passaggi.
L’inizio era stato traumatico, un intercetto di Jackson reso possibile da un clamoroso drop di Mark Andrews - che poi ha finalmente segnato! - e un fumble su uno snap pasticciato da Linderbaum erano costati punti ai padroni di casa che, però, fra secondo e terzo quarto sono riusciti a trovare la continuità realizzativa a cui ci hanno abituati.
Sopra di 14 a un quarto dal fischio finale, sono riusciti ad amministrare il vantaggio senza particolari ansie contenendo il ritorno di Washington riportatasi sotto di 7 grazie al secondo touchdown della giornata di McLaurin e a un piazzato di Seibert: un paio di primi down conquistati da Henry e Jackson hanno messo definitivamente in cassaforte l’importante vittoria finale.
Prestazione maiuscola di Zay Flowers che nella sola prima metà ha ricevuto 9 palloni per 132 yard - molto curiosamente pure Re Henry ha accumulato lo stesso numero di yard (rushing) impreziosito da un paio di touchdown.
Credo che a volte una specifica combinazione dei numeri che danno vita a un risultato sappia dirci tutto quello che dobbiamo sapere su una partita e il proprio svolgimento: il 51 a 27 con cui i Tampa Bay Buccaneers hanno sculacciato i New Orleans Saints di Spencer Rattler ci restituisce parte della follia di una partita davvero stramba.
Dopo essere volati sul 17 a 0 anche grazie a un fumble riportato in end zone dall’onnipresente Antoine Winfield Jr., i Buccaneers hanno subito una sfuriata da 27 punti nel secondo quarto che li ha costretti a recarsi negli spogliatoi sotto di tre lunghezze: quasi sicuramente i Saints negli spogliatoi ci sono rimasti più a lungo del canonico quarto d’ora.
Nella seconda metà Tampa Bay non solo ha completato il sorpasso, ma si è pure divertita a prendere il largo grazie a un paio di touchdown via aria e a un paio di touchdown via terra. Prestazione folle di Mayfield che ha macchiato l’altrimenti ottimo bottino di 325 yard e quattro touchdown con tre intercetti - alcuni dei quali causati da deviazioni sulla linea di scrimmage -, anche se a rubare la scena ci ha pensato un gioco di corse sorprendentemente efficace: la coppia Irving-Tucker ha macinato 217 yard e un paio di rushing touchdown.
Il rookie Rattler è durato metà partita alternando ottime cose a errori assolutamente accettabili per un rookie: attenzione che dopo l’avvio più che esaltante New Orleans ha collezionato quattro elle consecutive piombando su un poco incoraggiante 2-4.
A proposito di rookie all’esordio, che dire del perentorio 41 a 21 con cui i Texans hanno guastato l’esordio di Drake Maye ai New England Patriots?
Lo scarto di 20 punti ci restituisce la differenza dei valori assoluti di due squadre che da questo 2024 hanno aspettative diametralmente opposte: New England non è mai davvero stata in partita.
Houston ha agevolmente gestito l’incontro tenendo quasi sempre almeno due possessi di vantaggio, anche se ogni tanto una puntuale giocata di Drake Maye riportava in partita i Patriots - o meglio, scaldava il cuore degli altrimenti disillusi tifosi: la terza scelta assoluta all’ultimo draft ha lanciato tre touchdown straziati da altrettanti turnover - apprezzabili quelli ricevuti da Dougle e Boutte - alternando giocate capaci di restituire speranza a una fanbase già esasperata dalla mediocrità a errori a mio avviso fisiologici per un rookie.
Gli ospiti si sono goduti nel migliore dei modi il ritorno di Joe Mixon che con 132 yard totali e un paio di touchdown - uno di entrambe le varietà - ha dimostrato di poter compensare in qualche modo alla debilitante assenza di Nico Collins, di gran lunga la miglior arma a disposizione di Stroud.
Continua la caduta libera dei Cleveland Browns che sull’1-5 stanno ormai venendo a patti con la realtà di una stagione - l’ennesima - da buttare: a regalar loro l’ennesimo supplizio ci hanno pensato i Philadelphia Eagles che con un sofferto 20 a 16 sono tornati a vincere riabbracciando il solito magnifico A.J. Brown.
Guardando le statistiche si penserebbe a un’agevole vittoria di Philadelphia, ma avete presente come il football sappia essere uno sport determinato dagli episodi, vero?
Sopra 10 a 3 a pochi secondi dalla pausa lunga, Philly ha visto un possibile vantaggio di +10 evaporare nel giro di pochissimi secondi a causa del solito Myles Garrett che parando il piazzato di Jake Elliott ha permesso a McLeod di mettere a segno l’unico touchdown della giornata di Cleveland: è normale che una squadra per segnare touchdown debba sperare in simili diavolerie?
Nella seconda metà Philadelphia è riuscita a respingere al mittente gli scomposti moti d’orgoglio Marroni: in tal senso è stato decisivo il touchdown del rientrante Smith che con una galoppata da 45 yard ha dato ai suoi Eagles un vantaggio a cui questi Browns non possono avere risposte.
Parlare di “notte fonda a Cleveland” non renderebbe l’idea di quanto disperata sia la situazione di una squadra non solo incapace di mettere punti a tabellone, ma pure di muovere le catene con una parvenza di continuità - 3 su 12 su terzo down ieri: niente da fare, l’esperimento Watson non sta producendo i risultati sperati.
Il mezzo anticipo londinese si è concluso con l’ennesima disfatta dei Jacksonville Jaguars, questa volta triturati da dei Bears davvero in palla con un netto 35 a 16.
Jacksonville è rimasta in partita solamente per un drive, il primo della giornata, ma nel momento in cui il buon Gabe Davis non è riuscito ad agguantare un pallone più che ricevibile per il touchdown Jacksonville si è rapidamente sgonfiata. Nel frattempo, dopo un primo quarto moscio, Chicago è progressivamente salita di giri fino a inanellare quattro touchdown in altrettanti drive: ciò che più impressiona è che questi touchdown siano arrivati dopo un evitabilissimo intercetto di Williams. La reazione tanto rabbiosa quanto composta della prima scelta assoluta al draft mi ha davvero colpito, il livello dell’avversaria era particolarmente basso ma Williams non si è lasciato divorare dal tutto sommato sciocco errore mettendo insieme la miglior sequenza di football americano della propria carriera: quattro touchdown per lui, un paio lanciati a Kmet e un paio lanciati a Keenan Allen.
Assolo dei Green Bay Packers che con un netto 34 a 13 hanno rimesso al proprio posto degli Arizona Cardinals particolarmente indisciplinati e sciuponi.
Partita mai in discussione a Lambeau, Green Bay ha giocato meglio sotto ogni possibile punto di vista: se alla superiorità tecnica dei padroni di casa aggiungiamo i tre fumble persi da Arizona accompagnati da 13 azzoppanti penalità, spiegarsi lo scarto di 21 punti diventa improvvisamente facile.
Ottima la prestazione di Jordan Love che con 258 yard e quattro touchdown si è regalato il miglior pomeriggio della propria stagione ribadendo quanto profondo sia il receiving corp dei Packers: a dominare questa volta non sono stati i vari Kraft o Reed ma Doubs e Watson.
Niente da fare, Arizona di trovare un po’ di continuità non ne vuole proprio sapere, anche se occorre precisare che Murray sia stato costretto a fare a meno di Marvin Harrison Jr. per gran parte della contesa a causa di un trauma cranico.
Una vittoria è una vittoria, anche quando non particolarmente bella. Il 20 a 17 con cui i Colts hanno liquidato la pratica Titans è stato figlio di una partita giocata davvero male da entrambe le squadre: in questo caso la vittoria se l’è assicurata chi ha sbagliato di meno e quando dall’altra parte c’è Will Levis… avete capito.
Purtroppo al momento Will Levis non sembra essere un quarterback da NFL: 95 yard da 27 passaggi tentati ci dicono tutto quello che dobbiamo sapere su un quarterback capace di completare passaggi solo in orizzontale - principalmente perché se cerca la profondità trova spesso le mani avversarie.
Il touchdown della vittoria porta la firma di Michael Pittman che verso la metà dell’ultimo quarto ha connesso con Flacco per i sei-più-uno punti: Tennessee avrebbe avuto pure tre occasioni per portarsi in zona field goal e impattare sul 20 pari, ma niente da fare, dai tre drive della possibile riscossa sono arrivate ben 20 yard di total offense. Non che Indianapolis si sia comportata particolarmente meglio, ma se non altro Flacco e compagni se costretti si sono dimostrati in grado di guadagnare un primo down.
Del testa a testa fra Cowboys e Lions avrei voluto parlarvene approfonditamente: niente da fare. Il 47 a 9 con cui Detroit si è presa gioco di Dallas rende totalmente giustizia a quello che è stato a tutti gli effetti un monologo, una dolorosa lezione di football americano impartita da una squadra sempre più consapevole dei propri mezzi a una che, di contro, ha bisogno di un doloroso esame di coscienza.
Detroit ha dominato dall’inizio alla fine su entrambi i versanti della linea di scrimmage. L’attacco guidato da Goff - 315 yard e tre touchdown su 25 passaggi tentati - si è dimostrato costante ed esplosivo sfruttando la giornata di grazia di un David Montgomery che ha rotto ogni tentativo di tackle immaginabile.
Mi trovo purtroppo costretto a parlarvi di un infortunio che potrebbe avere ripercussioni pesantissime sul futuro dei Lions: la stagione dell’onnipotente Aidan Hutchinson è già ai titoli di coda a causa della rottura della tibia sinistra. Vi consiglio di non recuperare le immagini.
Si interrompe a tre la serie di vittorie consecutive dei Denver Broncos, fermati da dei buoni Los Angeles Chargers con un forse ingannevole 23 a 16.
Il punteggio finale ci restituisce infatti una partita presumibilmente combattuta ed equilibrata quando, in realtà, per più di tre quarti c’è stata solo una squadra in campo, quella di Jim Harbaugh.
Volati sul 23 a 0 sulle ali di un reparto difensivo asfissiante, i Chargers hanno permesso ai Broncos di tornare in partita grazie a un paio di touchdown nell’ultimo quarto: in realtà la vittoria dei Chargers non è mai stata in discussione, Los Angeles ha dominato la battaglia del tempo di possesso - più di 37 minuti - giocando un football concreto e senza fronzoli contro una squadra che per lunghe porzioni della partita è stata costretta al three n’ out sistematico.
Vittoria assolutamente comoda quella degli Steelers sui Raiders: 32 a 13 il risultato finale.
Tutto da copione a Las Vegas, la difesa di Pittsburgh ha divorato il reparto offensivo guidato da O’Connell costringendolo a tre turnover e a un misero 2 su 11 su terzo down: impressionante, tanto per cambiare, la prestazione di T.J. Watt che ha causato due fumble letteralmente prendendo a pugni il pallone. Al braccio destro di Fields non sono stati chiesti gli straordinari e anche grazie al miglior Najee Harris della stagione - 122 yard totali e un rushing touchdown - Pittsburgh ha messo a segno punti principalmente via terra con una doppietta di Justin Fields e tramite il piede destro di Boswell che ha convertito quattro piazzati.
Las Vegas ha sempre meno senso come squadra e, purtroppo per loro, quello della stagione buttata non è più un incubo ma uno scenario sempre più plausibile.
Contro i Falcons, i Panthers sono durati solamente trenta minuti. Dopo una prima metà tutto sommato equilibrata la differenza di qualità fra le due squadre si è fatta sentire e Atlanta senza troppi problemi ha preso il largo portandosi a casa un prezioso 38 a 20.
Prestazione maiuscola del gioco di corse di Raheem Morris che ha racimolato quasi 200 yard totali e tre touchdown: pomeriggio quindi tutto sommato facile per Cousins che si è “limitato” a gestire senza mai prendersi inutili rischi, anche se il 4 su 8 in red zone fa non può lasciare soddisfatto un attacco che con tutti quei playmaker dovrebbe viaggiare su ben altre efficienze.
Successo dannatamente complicato quello dei Bengals sui Giants durante il Sunday Night Football: Cincinnati per aver ragione di New York ha avuto bisogno di un 17 a 7 arrivato quasi sulla sirena.
Quella andata in scena al MetLife Stadium è stata una partita stranamente equilibrata fra due squadre ben distanti fra di loro per quanto concerne ambizioni e valore assoluto: chapeau alla difesa dei Giants che è riuscita a limitare egregiamente il reparto offensivo di Joe Burrow che, dopo aver lanciato ben cinque touchdown contro i Ravens, è stato tenuto a secco - via aria, dato che si è trasformato in Josh Allen mettendo a segno una meta con una corsa da 47 yard: decisivi per i Giants gli errori del kicker Greg Joseph che ha fallito entrambi i piazzati tentati.
C'è uno scorigami in quel di Dallas e nemmeno viene menzionato? Ahiaiaiai!
Direi che è stato un un sesto turno in cui questa volta, nel complesso, i valori delle squadre sono stati rispettati. I pronostici più incerti erano solo su Ravens-Commanders e Dallas-Detroit, ma nel secondo caso i dubbi sono evaporati dopo l'Half-time.
Purtroppo chi gioca al giovedì e al lunedì non può godere delle tue considerazioni (nel caso del giovedì neppure del pronostico) Mattia, così mi permetto di ovviare dicendo che, dopo aver espresso delle reprimende per Purdy e Shanahan alle sconfitte, assurde, contro Rams e Cards, giovedì notte ho assistito ad una partita degna della franchigia finalista l'anno, sportivo, scorso. Tanto che mi vien da dire che il 3-3 di Seattle sia immeritato...... .
Finalmente un Purdy chirurgico e un gioco di corse degno di Kyle, nonostante un terzo quarto che mi ha fatto temere un epilogo già visto nelle ultime due sfide divisionali.
Adesso avremo uno scoglio molto difficile da superare, KC di rientro dal bye. I Chiefs avranno fatto mente locale e al netto di infortuni penalizzanti, penso che si presenteranno al Levis Stadium con le idee un po' più chiare rispetto a queste prime 6 settimane.