Il riassunto della quindicesima domenica del 2024 NFL
In una domenica ricolma di turnover abbiamo avuto la fortuna di assistere nuovamente (circa) alla partita dell'anno
Ci attendavamo davvero tanto dal testa a testa fra Detroit Lions e Buffalo Bills e, in qualche modo, abbiamo ricevuto addirittura più di quanto potessimo sognare.
Il 48 a 42 con cui Buffalo è sopravvissuta alla rimonta di Detroit ci ha messo davanti alla seconda esplosione offensiva dei Bills in altrettante partite: questa volta, però, sono stati loro la lepre.
Pronti-via e due punt consecutivi dei Lions hanno dato modo a Buffalo di creare un piccolo vuoto che, col senno di poi, si sarebbe rivelato fondamentale nell’economia della partita: due rushing touchdown di Josh Allen hanno permesso ai Bills di volare sul 14 a 0, passivo che è bastato a convincere Detroit ad abbandonare quasi completamente il rinomato gioco di corse - solamente 48 le yard generate dal backfield degli ospiti.
Un touchdown di Tim Patrick e dell’offensive lineman Dan Skipper hanno permesso ai Lions di rifarsi sotto, anche se fra un touchdown e l’altro va segnalato pure quello da 4 yard di James Cook. Uno scambio di errori dei kicker - clamoroso quello di Bass da 24 yard - ha preceduto il rientro negli spogliatoi sul 21 a 14.
Nemmeno il tempo di togliersi dalla bocca il gusto di un tè che sa di cliché che ecco James Cook con la seconda meta della propria giornata, questa volta una meravigliosa galoppata da 41 yard che restituisce ai Bills il doppio possesso di vantaggio.
A questo punto gli attacchi per qualche minuto si inceppano, figuratevi che veniamo messi davanti addirittura a due punt consecutivi: la quiete prima della tempesta immagino.
Un atipico fumble di Amon-Ra St. Brown regala ai Bills un’ottima posizione di campo che, naturalmente, Josh Allen sfrutta nel migliore dei modi facendo volare i suoi sul 35 a 14 dopo aver imbeccato Shakir per altri sei-più-uno-punti: questo comincia a essere un vantaggio più che serio.
St. Brown prova a farsi perdonare immediatamente con il touchdown del -14, una pregevole realizzazione da 66 yard a cui Buffalo sa rispondere ‘solamente’ con un piazzato da 50 yard di Bass: Detroit è indemoniata e in men che non si dica si rifà sotto con prepotenza grazie al TD del solito Gibbs.
Mancano dodici minuti al fischio finale, l’inerzia è tutta dalla parte di Detroit ed ecco che Dan Campbell ci ricorda di essere ancora troppo esagitato per certi palcoscenici.
Nel miglior momento della propria giornata Detroit è stata tradita proprio dal suo allenatore che, incredibilmente, opta per un onside kick a, ripeto, dodici minuti dal fischio finale: Hollins non solo recupera il pallone, ma lo riporta pure a un passo dalla end zone rendendo così scontato il seguente touchdown di Josh Allen che, questa volta, connette brillantemente con Ray Davis per un TD da cinque yard.
Nei successivi drive i Lions hanno il merito di rendere più digeribile il punteggio grazie a un paio di touchdown che danno una spolverata superficiale di pathos al 48 a 42 finale, ma niente da fare, la storica serie positiva di Detroit è stata interrotta da una squadra che si è lasciata alle spalle la sorprendente sconfitta di Los Angeles regalandosi una vittoria che, in un certo senso, bilancia perfettamente la delusione di sette giorni fa.
Che partita esagerata: 90 punti totali e più di mille yard di total offense cumulativa fra due squadre che hanno guadagnato agevolmente più di 500 yard. Prestazione oltremodo importante quella di Jared Goff che con 494 yard e cinque touchdown ha provato a tenere il passo all’indemoniato Josh Allen che con una doppietta sia via terra che via aria si è portato a casa un altro pezzo di MVP.
Quasi dimenticavo: SCORIGAMI!
La sconfitta dei Lions è resa ancora più amara dal fatto che gli Eagles li abbiano raggiunti in cima alla NFC grazie al tutto sommato agevole 27 a 13 con cui si sono sbarazzati degli Steelers.
Le ripercussioni dell’assenza di Pickens sono visibili a occhio nudo, l’attacco degli Steelers appare inceppato e privo dell’imprescindibile terza dimensione: questa mia impressione è corroborata dai dati visto che Pittsburgh è riuscita a generare la miseria di 163 yard di total offense, ben meno della metà delle 401 che hanno aiutato Philadelphia a tenere il possesso per quasi 40 minuti.
Questa versione dell’attacco degli Steelers è costruita per attaccare metodicamente le difese avversarie, non per cercare la big play sistematica - soprattutto in una giornata in cui Wilson non può contare su Pickens.
In un pomeriggio in cui Saquon Barkley è stato tutto sommato neutralizzato - ‘solamente’ 74 yard dallo scrimmage per lui - a fare la voce grossa ci ha pensato un gioco aereo che nel corso della settimana aveva destato parecchia preoccupazione a causa di voci che dipingevano A.J. Brown e Jalen Hurts ai minimi storici: 110 yard e un touchdown dovrebbero essere bastate a restituire un minimo di serenità alla coppia che per-ora-non-scoppia.
Pittsburgh è rimasta in partita solamente per due quarti, principalmente grazie a un paio di sciagurati turnover dei padroni di casa che, però, hanno portato solamente a tre punti. Impensabile e inverosimile pensare di vincere non compensando alla disparità di potenza di fuoco con il caratteristico opportunismo e cinismo.
È difficile tenere il passo agli avversari quando il proprio attacco resta in campo per meno di sei minuti negli ultimi due quarti di gioco.
Chapeau agli Eagles per aver controllato con autorevolezza e maturità il ritmo di una partita che hanno vinto più che meritatamente.
«Più che meritatamente» è una combinazione di parole che molto difficilmente mi sentirete usare nel racconto dello scialbo 20 a 12 con cui i Texans potrebbero aver inguaiato definitivamente i disgraziati Miami Dolphins.
In un pomeriggio in cui né Stroud né Tagovailoa sono riusciti a valicare quota 200 passing yard a consegnare alla storia la disfatta di Miami ci hanno pensato i quattro indigeribili turnover di Tagovailoa - tre intercetti e un fumble perso.
Houston ha creato un piccolo vuoto grazie a un paio di piazzati di Fairbairn e, soprattutto, a un paio di touchdown ricevuti da Nico Collins. Il touchdown di Jonnu Smith a metà del terzo quarto sembrava volerci preparare a un finale tanto esplosivo quanto emozionante, ma purtroppo per i fedelissimi Dolphins un paio di intercetti di Tagovailoa intervallati da un inaccettabile three n’ out hanno permesso a Houston di restare aggrappata a quegli otto punti di vantaggio che le sono valsi il secondo titolo divisionale consecutivo: a mettere in ghiaccio la sconfitta ci ha pensato un intercetto di Stingley al termine del primo - e ultimo! - snap di quello che si prefigurava essere il drive della verità a poco meno di due minuti dalla fine
Ad alimentare i flebili sogni di playoff di Miami ci pensa esclusivamente la matematica, ma non potete immaginare quanto sia deprimente constatare di nuovo l’incapacità di questa squadra di esprimersi al proprio meglio nelle partite che contano davvero, ossia quelle contro squadre dal record positivo.
Vittoria atipicamente agevole - ossia arrivata con uno scarto superiore al possesso - quella dei Kansas City Chiefs sui Cleveland Browns: il 21 a 7 finale ha avvicinato ulteriormente i ragazzi di Reid al primo seed in AFC.
A funestare un pomeriggio altrimenti positivo ci ha però pensato l’infortunio alla caviglia rimediato da Patrick Mahomes che, durante l’ultimo quarto di gioco, è stato accartocciato e piegato peggio di un origami da un paio di defensive lineman avversari: non si sa ancora molto sulla sua disponibilità per la settimana prossima, mi limiterò a dirvi che la partita sia stata conclusa da Carson Wentz, il suo backup.
A Kansas City per prendere lo scalpo di Cleveland sono bastati tre touchdown - due dei quali lanciati da Mahomes - nei primi 32 minuti di gioco: Cleveland era troppo impegnata a tirarsi la zappa sui piedi per rientrare in gioco, figuratevi che hanno commesso ben sei turnover - fra cui tre intercetti di Jameis Winston che hanno convinto coach Stefanski a dare al giovane Dorian Thompson-Robinson l’opportunità di assaggiare il campo per accompagnare al triplo zero il cronometro.
Tutto facile pure per i Baltimore Ravens che con un netto 35 a 14 hanno spazzato via quello che resta dei New York Giants: quella patita ieri dai ragazzi di Daboll è la nona sconfitta consecutiva.
Pomeriggio più che tranquillo per Lamar Jackson che ha lanciato più touchdown che incompleti: il franchise quarterback di Baltimore ha infatti accumulato cinque passing touchdown a fronte di quattro miseri incompleti.
A festeggiare un touchdown troviamo i vari Mark Andrews, Devontez Walker, Justice Hill e per ben due volte il redivivo Rashod Bateman: nulla da fare per i Giants, anche se Baltimore ha provato a fare del proprio meglio per tenerli in partita con 12 inaccettabili penalità per 112 yard.
Continua a vincere pure Cincinnati, passata 37 a 27 su dei Tennessee Titans troppo sciatti anche per i loro standard.
Quella andata in scena a Nashville è stata una partita giocata il contrario di bene in cui le due squadre in campo hanno accumulato ben 10 turnover: la palma di squadra più sciupona se l’è portata a casa Tennessee commettendone sei, tuttavia vanno segnalati i due intercetti e il fumble che hanno sporcato le statistiche del solito dominante Joe Burrow.
Tennessee è rimasta in partita per un quarto - concluso pure in vantaggio - salvo poi soccombere alla sfuriata degli ospiti che hanno messo a segno 24 punti consecutivi.
Prestazione impressionante quella di Chase Brown che con 113 yard dallo scrimmage e un touchdown su corsa e ricezione si è confermato essere uno dei running back più caldi della lega. Ben al di sotto dell’insufficienza invece Will Levis che dopo aver lanciato una pick six nel terzo quarto è stato fatto accomodare in panchina.
A dare speranza a Cincinnati - e per quello che può contare pure a Miami e Indianapolis - ci hanno invece pensato i migliori Tampa Bay Buccaneers dell’anno che hanno raccolto la quarta vittoria consecutiva grazie a un perentorio 40 a 17 sui Los Angeles Chargers.
Dopo un primo tempo assolutamente equilibrato concluso sopra di quattro punti, Los Angeles è letteralmente sparita dal campo dimostrandosi incapace di opporre alcun tipo di resistenza al dominante attacco dei Buccaneers che grazie a un Mayfield in stato di grazia - quasi 300 yard e quattro touchdown per lui - hanno creato il vuoto inanellando 27 punti consecutivi.
Prestazione vintage dell’infinito Mike Evans che con 159 yard e un paio di touchdown si è avvicinato sensibilmente all’obiettivo delle 1000 yard: per estendere a 11 la serie di stagioni consecutive concluse in quadrupla cifra Evans avrà bisogno di 251 yard nelle ultime tre partite, o se preferite di 84 yard ad allacciata.
Successo fondamentale in ottica playoff quello dei Denver Broncos che con un lisergico 31 a 13 sugli Indianapolis Colts hanno ipotecato una più che sorprendente qualificazione alla postseason.
Contrariamente a quanto può lasciare intendere il punteggio finale, Denver ha faticato immensamente in attacco raccogliendo la miseria di 183 yard di total offense deturpate da ben tre intercetti di Bo Nix: com’è possibile, quindi, che abbiano vinto?
Semplice: Indianapolis ha commesso ancora più turnover accumulandone cinque, fra cui un fumble riportato in end zone da Bonitto su un goffo tentativo di doppio passaggio e, soprattutto, questo imperdonabile errore di Jonathan Taylor che ha trasformato un potenziale touchdown da 41 yard in un touchback mollando il pallone pochi centesimi di secondo prima di valicare la end zone.
Senza questa flatulenza cerebrale di Taylor Indianapolis sarebbe volata sul 20 a 7 nel momento di massima difficoltà dei Broncos: non fatevi ingannare dal risultato, Denver si è affacciata agli ultimi quindici minuti di gioco sotto di tre punti, un touchdown in quel momento della partita l’avrebbe incanalata su binari ben diversi.
Ritornano al successo gli Arizona Cardinals che con un agevole 30 a 17 liquidano senza troppi complimenti la pratica New England Patriots.
Vittoria mai in discussione quella di Arizona che ha condotto dall’inizio alla fine grazie a un gioco di corse più che dominante che ha generato 163 yard, 110 delle quali da accreditare a un indemoniato James Conner che con due touchdown ha permesso ad Arizona prima di creare il vuoto e poi di chiudere la partita.
Prestazione tutt’altro che esaltante quella di New England che non è stata in grado di convertire nemmeno uno dei sei terzi down giocati.
Trova uno spazio nella storia (sbagliata) Trey McBride che con 9 ricezioni ha portato a 89 il totale stagionale: di queste 89 ricezioni nessuna gli è valsa i sei punti di un touchdown e sì, nessun giocatore nella storia ha ricevuto così tanti palloni senza mettere a segno un singolo touchdown in una stagione.
Continua l’improbabile corsa dei Washington Commanders che con un nevrotico 20 a 19 sui New Orleans Saints avvicinano ulteriormente il sogno playoff.
Volata sul 17 a 0 grazie a un paio di touchdown del solito McLaurin, Washington sembrava destinata a un pomeriggio di tranquilla amministrazione, ma guidati da un Rattler ben più convincente dell’impalpabile Haener i Saints hanno risalito la china fino a portarsi sul -1 a tempo scaduto grazie a un touchdown - che non sarebbe dovuto esistere - di Foster Moreau. La successiva conversione da due punti si è conclusa con un nulla di fatto, ma mi preme mettere in evidenza che nelle ultimissime battute un membro della crew arbitrale abbia fermato il cronometro per un paio di secondi permettendo così a New Orleans di riallinearsi per un ultimo snap - concluso col touchdown di Moreau.
Ritornano al successo i New York Jets che con un vibrante 32 a 25 si impongono sui resti dei poveri Jacksonville Jaguars - che in verità hanno giocato una delle loro migliori partite dell’anno.
Malgrado entrambe le squadre non avessero più nulla da chiedere a questa stagione, siamo stati testimoni di un ultimo quarto davvero emozionante nel quale i due attacchi hanno dato vita a un pregevole botta e risposta che è stato vinto dai Jets grazie a un touchdown di Breece Hall a un minuto dal fischio finale. Il successivo drive della disperazione di Jacksonville è stato concluso da un intercetto di Sauce Gardner, anche se vale la pena spendere due parole sulla prestazione monstre di Davante Adams che con 9 ricezioni per 198 yard e un paio di touchdown ci ha offerto quel tipo di spettacolo al quale ci eravamo abituati durante gli anni di Green Bay.
Peccato che questa partita non contasse poi chissà quanto.
Forse è troppo tardi, ma i Dallas Cowboys sembrano aver ritrovato lo smalto perso: il 30 a 14 con cui hanno avuto ragione dei Carolina Panthers non troverà sicuramente spazio nei tomi d’antologia, ma permettetemi di dire che pure ieri Dallas nonostante tutto abbia giocato una buonissima partita.
Deciso passo indietro invece per Bryce Young che con quattro turnover totali - due intercetti e due fumble - ha estromesso i suoi dalla partita: è un peccato perché nell’ultimo mese si era preso ammirevolmente cura del pallone.
Benissimo invece Cooper Rush che con tre pregevolissimi touchdown si è regalato la miglior prestazione stagionale: sugli scudi pure Lamb - 116 yard e un touchdown -, Dowdle - 149 rushing yard - e il perenne All-Pro Micah Parsons che ha raccolto due sack.
Concludiamo il nostro viaggio con l’ottima vittoria dei Green Bay Packers che con un netto 30 a 13 complicano notevolmente la stagione dei Seattle Seahawks, scivolati fuori dal provvisorio tabellone playoff dopo aver ceduto il primato divisionale ai Los Angeles Rams.
Per i Packers tutto fin troppo facile, Seattle ha faticato immensamente a muovere le catene superando a fatica le 200 yard di total offense mentre dall’altra parte Jordan Love e Josh Jacobs vivisezionavano una difesa incapace di trovare risposte: altra grandissima prestazione per Jacobs che con 146 yard dallo scrimmage un touchdown si conferma essere una delle migliori firme dell’ultima finestra di mercato.
Apprensione in casa Seahawks per le condizioni di Geno Smith, costretto ad abbandonare la contesa a causa di un infortunio al ginocchio: i primi esami sembrano escludere danni strutturali, ma seguiranno ovviamente approfondimenti.
Credo che con la prestazione di ieri Allen l'MVP lo abbia vinto. Forse che ieri abbiamo assistito ad un anticipo del SB?
I Chiefs senza Maohmes, almeno per una settimana, non credo che possano contare ancora sulle vittorie immeritate.....
Non posso non dire due parole sui Niners: si sentono già discorsi di smobilitazione e qualcuno, Campbell, ha pensato di dare il la autoescludendosi e, di fatto, farsi mettere alla porta del Lewis Stadium, per sempre.....
Ho letto di ipotesi di ritorni ecclatanti per la posizione di DC, ma rimango perplesso......
Resta, e resterà per molto tempo, l'amaro in bocca per il SB di febbraio 2024.
Spero che Lynch e Shanahan sappiano programmare come si deve e non facciano passare altre decadi prima di avere una nuova occasione.
Flatulenza cerebrale... Pura poesia :🤣🤣