Il riassunto della prima domenica del 2024 NFL
È tornata la NFL e, naturalmente, sono tornati pure i riassunti del lunedì: per sottotitoli più creativi occorre aspettare Week 2
Il primo riassunto è quello che certifica l’esistenza di questo sito quindi, senza perdere tempo in inutili convenevoli, concedetemi di partire immediatamente.
La partita della settimana è andata in scena a Indianapolis dove i Texans sono sopravvissuti ai Colts scampandola 29 a 27.
Devo essere sincero, mi aspettavo che i Texans avrebbero avuto molti meno problemi a imporsi sui Colts, ma è chiaro che sbagliassi. Fa davvero impressione realizzare che Indianapolis abbia perso di due misere lunghezze contro una squadra del genere, soprattutto se si tiene in considerazione l’autolesionismo dei padroni di casa che oltre ad aver commesso turnover in piena red zone hanno mancato un paio d’opportunità clamorose quando Richardson non è riuscito a connettere in profondità con un liberissimo Adonai Mitchell.
Prestazione gigantesca del neoarrivato Joe Mixon che ha guadagnato quasi 180 yard dallo scrimmage segnando pure il touchdown che ha di fatto rotto in due la partita all’inizio dell’ultimo quarto di gioco. A impressionare maggiormente ci ha pensato la centralità di Mixon nel gameplan di Houston: l’ex running back dei Bengals ha accumulato ben 33 tocchi, un numero che evoca la sempre gradevole parola “workhorse”.
Stroud è stato preciso - il 75% dei lanci da lui tentati ha trovato le mani dei propri ricevitori - e cauto con il pallone evitando qualsiasi tipo di turnover. A muovere le catene ci ha pensato prevalentemente Collins con big play che brillano soprattutto per tempismo, mentre a muovere il punteggio è stato perlopiù Diggs che con una doppietta è già entrato nel cuore dei tifosi.
Prestazione incoraggiante anche quella di Anthony Richardson che malgrado un paio di sanguinosi errori è riuscito a tenere a galla i suoi veramente fino all’ultimo.
Siete liberi di interpretare questi errori come preferite, ma vi invito solo a tenere presente che per lui quella di ieri era la quinta partita in NFL e, quindi, errori come il pessimo intercetto lanciato in red zone fanno parte di una naturalissima curva d’apprendimento. E qualora dovesse affinare l’intesa coi ricevitori sul profondo…
In ogni caso, teneteli d’occhio questi Colts, sono estremamente pericolosi.
Il Thursday Night Football non è mai stato trattato nel riassunto del giovedì, ma le partite del venerdì sì: permettetemi di spendere due parole sul testa a testa carioca fra Eagles e Packers. A spuntarla sono stati proprio i Philadelphia Eagles con un tutto sommato divertente 34 a 29 fatto però scivolare in secondo piano dall’infortunio rimediato da Jordan Love negli ultimissimi secondi della contesa.
Quella andata in scena a San Paolo è stata una partita combattuta e avvincente ma assolutamente non giocata bene: tanti, troppi errori sia da una parte che dall’altra. È a suo modo stupefacente che gli Eagles siano riusciti a tornare a Philadelphia con una vittoria, sono infatti poche le volte che una squadra può festeggiare una doppiavù dopo aver commesso tre turnover, soprattutto se due di questi hanno avuto luogo alle porte della propria end zone - e l’altro nella end zone avversaria.
Green Bay non è però riuscita a sfruttare adeguatamente i regali avversari raccogliendo la miseria di nove punti, o se preferite tre piazzati: i Packers si sarebbero potuti immediatamente trovare sul 14 a 0 dato che Philadelphia ha concluso con un turnover i primi due drive della propria partita.
La scarsa efficienza di Love e compagni in red zone - un touchdown su quattro viaggi - unita alla prestazione commovente di Saquon Barkley ha permesso a Philadelphia di risalire la china, strappare il vantaggio e amministrarlo fino al fischio finale.
Barkley ha messo a segno tre touchdown totali - uno su ricezione - e raccolto più di 130 yard dallo scrimmage e uno non può che sorridere pensando a cosa sia stato in grado di fare dietro a una linea d’attacco decente. Finalmente.
Love, invece, sarà costretto ai box per qualche settimana, notizia tutto sommato positiva se si tiene presente che inizialmente si temeva la rottura del crociato: inizio di stagione tutt’altro che ideale per i Packers.
Il 20 a 17 con cui i Dolphins hanno beffato i Jaguars è stato il prodotto di una partita davvero stramba.
Miami ha giocato nettamente meglio per tutto il corso dei sessanta minuti ma, per un motivo o per l’altro, ha faticato enormemente a mettere punti a tabellone lasciando per strada un paio di big play che avrebbero reso molto meno drammatica la loro vittoria.
Dopo essere scappati sul 14 a 0 i Jaguars sono progressivamente usciti dalla contesa, anche se a onor del vero avrebbero avuto pure l’opportunità per metterla in ghiaccio quando a un paio di minuti dalla conclusione del terzo quarto Travis Etienne si è trovato spianata la strada per la end zone… salvo poi vedersi togliere il pallone dalle mani dall’ottimo intervento di Jevon Holland che ha permesso a Miami di recuperare la palla in end zone tramite un touchback.
La giocata seguente è coincisa con un touchdown da 80 yard del solito Tyreek Hill che, malgrado una mattinata tragicamente travagliata, è stato in grado di giocare il solito straripante football. Prestazione in chiaroscuro di Tagovailoa che ha sì evitato i turnover ma ha mancato un paio di passaggi che molto raramente lo abbiamo visto fallire nel corso della sua carriera.
Seppur preceduti da un atipico errore, un paio di piazzati di Sanders hanno permesso a Miami di ultimare il sorpasso e vincerla alla sirena.
Il 34 a 28 con cui i Bills si sono sbarazzati dei coriacei Cardinals è stato il prodotto di una partita davvero divertente e, seppur a correnti alternate, ben giocata.
L’inizio fulminante dei Cardinals - 17 a 3 a pochi minuti dalla pausa lunga - è stato annullato dallo strapotere di un esagerato Josh Allen che ha concluso la propria giornata con un paio di touchdown via aria e un paio di touchdown via terra.
Dal sopracitato 17 a 3 l’attacco di Arizona è progressivamente uscito dalla partita permettendo a Buffalo di segnarne 21 consecutivi e mettere il musetto davanti.
A tenere in vita gli ospiti ci ha pensato il primo touchdown su kickoff return con le nuove regole - realizzato dall’improbabile DeeJay Dallas.
Con Arizona nuovamente e inaspettatamente in gioco Buffalo ha mantenuto i nervi saldi, gestito e ampliato il vantaggio con un piazzato di Bass e respinto il rabbioso tentativo di Murray e compagni di fare ritorno nel deserto con un’improbabile vittoria a domicilio: purtroppo per loro, però, l’ultimo drive si è concluso con un nulla di fatto.
Ciò nonostante Arizona mi è davvero piaciuta, non me lo aspettavo che potessero giocarsela alla pari per così tanto tempo contro un’avversaria ben più quotata.
Il tanto atteso esordio di Caleb Williams è stato un mezzo disastro - mezzo perché oggi mi sento davvero gentile -, ma ciò nonostante Chicago è riuscita a strappare dalle mani di Tennessee una delle vittorie più improbabili di cui io abbia memoria.
Nonostante la miseria di 148 yard di total offense, Chicago ha giustiziato Tennessee con un ingannevole 24 a 17: ma dunque, chi li ha segnati tutti questi punti?
Semplice, difesa e special team. Sotto 17 a 0 e con l’attacco comicamente incapace di muovere le catene, Chicago non si è disunita e ha rotto gli indugi con un piazzato di Santos seguito da un touchdown di Jonathan Owens - sì, il marito di Simone Biles - su un punt bloccato: la meta della vittoria l’ha messa a segno a metà dell’ultimo quarto Tyrique Stevenson su pick six.
Molto male sia Williams che Levis, altroché fuochi d’artificio. La prima scelta assoluta all’ultimo draft ha guadagnato la miseria di 93 passing yard su 29 lanci tentati convertendo la miseria di due dei 13 terzi down giocati e, in generale, dando l’idea di non aver ancora realizzato che certe giocate fra i professionisti spesso siano impossibili o, nella peggior ipotesi, portino in dote ingenti perdite di yard.
Dopo un buon inizio l’attacco dei Titans è completamente uscito dalla partita e, personalmente, non sono riuscito a comprendere la decisione di togliere il pallone dalle mani di Pollard per metterlo con maggior insistenza in quelle di Levis: cresceranno, immagino.
La sorpresa della giornata viene da Cincinnati dove ai Bengals versione Carota Boys è stato preso lo scalpo dai New England Patriots con un ruvido 16 a 10: a proposito, complimenti a quel fenomeno che risponde al nome di Jannik Sinner - il vanto di una nazione intera.
Quella andata in scena a Cincinnati è stata una partita brutta e tutto sommato noiosa nella quale, complici le numerose assenze e lo stato di forma tutt’altro che ideale di Chase, il reparto guidato da Joe Burrow non è mai entrato veramente in partita.
New England, un po’ più formichina di quanto avrebbe dovuto essere, ha sfruttato ogni singolo errore avversario continuando ad allungare a suon di piazzati: l’unico touchdown della loro giornata è stato messo a segno dal commovente Rhamondre Stevenson che ha guadagnato 120 rushing yard permettendo così al cronometro a raggiungere il triplo zero. Commoventi le corse con cui negli ultimissimi minuti ha messo in ghiaccio la vittoria.
Davvero ottimo l’esordio di Mayo, portarsi a casa una prima W così prestigiosa fa indubbiamente morale anche se l’attacco dei Patriots è stato tutto fuorché esaltante: ben diverso il discorso per il reparto difensivo che in un modo o nell’altro è riuscito a mettere la museruola a un Joe Burrow capace di ricavare la miseria di 164 passing yard da 29 lanci tentati.
Nessuna paura, i Bengals di Burrow ci hanno abituato a partenze con il freno a mano tirato, tuttavia questa era una partita che potevano e dovevano vincere e di cui, forse, si pentiranno a fine anno.
Testa a testa lisergico quello andato in scena ad Atlanta dove i Falcons si sono fatti sorprendere dai soliti rognosissimi Steelers: 18 a 10 il punteggio finale di una partita nella quale ogni singolo punto realizzato dalla squadra vincente ha portato la firma del kicker Chris Boswell.
Ho avuto a lungo la sensazione di essere davanti a un allenamento dei Falcons del 2023 di Arthur Smith: da una parte avevamo degli Steelers capaci in un modo o nell’altro di muovere le catene ma mai di affondare il colpo decisivo, mentre dall’altra parte, malgrado la presenza di Cousins under center, Atlanta si è confermata sciupona e poco concreta commettendo ben tre turnover.
Sembrava una partita tributo ad Arthur Smith e anzi, forse lo è stata davvero.
Contro gli Steelers non puoi permetterti errori del genere, non esiste una squadra più spietata nell’approfittare dei regali altrui e, consapevole che si stia pur sempre parlando di Week 1, la prestazione di ieri di Kirk Cousins non ha nulla da invidiare a quelle dei vari Ridder e Heinicke: per l’ex quarterback dei Vikings 155 condite da un touchdown e un paio d’intercetti e una dose impressionante di grossolanità.
Guidata da Justin Fields, Pittsburgh ha palesemente boccheggiato in attacco convertendo la miseria di due terzi down e guadagnando solamente 226 yard di total offense, ma con un Boswell in grado di andare a segno tre volte da oltre le 50 yard ieri i touchdown non sono nemmeno serviti: non sarà sempre così.
Davvero poco da raccontare dell’imbarazzante 28 a 6 con cui i Vikings di Sam Darnold si sono sbarazzati di ciò che resta dei Giants.
A una certa uno perde le parole. O meglio, perde la voglia di pronunciarle: non ci si può presentare ai nastri di partenza con Daniel Jones. Certo, la difesa è stata impalpabile permettendo a Darnold di essere confuso per la reincarnazione di Joe Montana, ma contro la non irresistibile D dei Vikings l’ex scelta al primo round del draft ha racimolato 186 yard su 42 passaggi tentati sparacchiando pure due sanguinosi intercetti: il primo è coinciso con una pick six, il secondo invece ha avuto luogo nella red zone. Credo che non manchi molto all’ora di Drew Lock.
Davvero buona la prestazione di Sam Darnold che ha mosso le catene con efficienza distribuendo sapientemente il pallone ai propri playmaker. Incoraggiante pure l’esordio di Aaron Jones, 94 rushing yard e un touchdown per l’ex Packers.
A proposito di delusioni a lungo termine, che depressione questi Carolina Panthers. Non ho molto da dirvi sull’eloquente 47 a 10 con cui i Saints li hanno triturati: Young, purtroppo, pure ieri è apparso inadeguato e sopraffatto dal football professionistico. L’attacco dei Panthers è stato arraffone e impreciso concludendo con un numero di turnover ben maggiore a quello dei terzi down convertiti: questo 3 a 1 è troppo umiliante per essere vero. Abbastanza eloquente il fatto che il primo lancio della stagione di Young sia coinciso con un intercetto: vi dico solo che al rientro negli spogliatoi New Orleans si trovava già sopra 30 a 3.
Per i Saints invece quello di domenica è stato un pomeriggio da sogno in cui l’attacco, per una volta, è filato a meraviglia mettendo a segno big play in serie a cui i Panthers non hanno naturalmente avuto modo di rispondere. Malgrado un Olave invisibile da due ricezioni per 11 yard, Carr ha giocato una partita sensazionale lanciando tre touchdown.
Ottimo il ritorno di Jim Harbaugh in NFL: il 22 a 10 con cui i Chargers hanno avuto la meglio sui Raiders trasuda harbaughismo da tutti i pori.
Il reparto offensivo di Los Angeles è apparso macchinoso per tutti i primi tre quarti di gioco ma la seconda metà monstre di J.K. Dobbins ha permesso a Herbert e compagni di prendere il largo e sbarazzarsi di Las Vegas che, invece, ha da recriminarsi la poco coraggiosa scelta di optare per il punt su 4&1 sulle 43 dei Chargers con poco più di sette minuti rimasti da giocare: erano sotto solamente di sei punti, che senso ha alzare bandiera bianca così presto?
La difesa di Los Angeles ha massacrato il povero Minshew costringendolo ad assorbire quattro sack e a sparacchiare un intercetto, ma come anticipato il vero protagonista della giornata è stato l’eroico J.K. Dobbins che ricavando 135 yard e un touchdown da dieci misere portate ci ha avvertiti di essere pronto a scrivere una delle più belle storie di redenzione di cui potremmo mai essere testimoni.
Forse ha perso una marcia in campo aperto, ma vederlo mettere a segno big play in serie mi ha scaldato il cuore. Dopo tutto quello che ha attraversato merita davvero tutto il successo di questo mondo.
Buona la prima pure Mike Macdonald che, forse con qualche difficoltà di troppo, ha guidato i suoi Seahawks a un buon 26 a 20 sui Broncos. Dopo un inizio drammatico coinciso con due safety nella prima metà di gioco, Seattle è riuscita a imporre la propria volontà via terra grazie a un ottimo Kenneth Walker: l’efficacia del gioco di corse ha permesso pure al passing game di cominciare a produrre qualcosa e il touchdown di Charbonnet su ricezione a inizio dell’ultimo quarto ha di fatto chiuso i conti.
Esordio complicato per Bo Nix. Più che i intercetti deprimono le 3.3 yard per tentativo, un numero che ci mette davanti a una preventivabile ma comunque dolorosa scelta di ignorare la profondità: con numeri del genere ovviamente non si va da nessuna parte, ma occorre tenere presente che si stia pur sempre parlando di un rookie all’esordio e che, quindi, un po’ di orizzontalità sia tutto sommato legittima.
Il test non era sicuramente il più impegnativo in assoluto, ma la difesa di Macdonald mi ha dato buone sensazioni: sostanzialmente i punti messi a segno da Denver sono arrivati grazie al reparto difensivo di Vance Joseph o a termine del classico drive della disperazione a fine partita.
Esordio senza problemi pure per i Dallas Cowboys che hanno piallato i Cleveland Browns con un tutto sommato bugiardo 33 a 17: non c’è davvero stata partita a Cleveland, Dallas ha dominato dal primo all’ultimo minuto in tutte e tre le fasi del gioco.
Ancora una volta imbarazzante Deshaun Watson che tramite 45 passaggi ha raccolto solamente 169 yard impreziosite da due intercetti: l’attacco dei Browns sembra aver ripreso esattamente da dove si era fermato e, a questo punto, occorre cominciare a porsi domande scomode su Watson. Certo, è Week 1 anche per lui e per i Browns, ma Cleveland non è neanche lontanamente riuscita a entrare in partita e quanto visto ieri non fa che aggiungersi a una serie di prestazioni offensive da mani nei capelli, l’unica vera grande costante dell’era Watson in Ohio.
Scalda il cuore vedere Zeke Elliott mettere a segno un touchdown con la maglia dei Cowboys nel 2024, così come scalda il cuore vedere Brandon Aubrey calciare il pallone in quel modo in uno stadio storicamente ostico per i kicker.
Primo urrà stagionale pure per i Tampa Bay Buccaneers che sono passati senza particolari patemi d’animo sui Washington Commanders: 37 a 20 il punteggio finale di una partita dominata da un indemoniato Baker Mayfield che ha completato l’80% dei 30 passaggi tentati lanciando pure quattro touchdown - due dei quali ricevuti dal solito immarcescibile Mike Evans.
I Buccaneers hanno semplicemente dimostrato di essere una squadra migliore dei Commanders che, in realtà, hanno di che gioire dato che il rookie Daniels si è dimostrato incredibilmente dinamico con la palla fra le mani: due touchdown via terra per lui.
Davvero esaltante la prestazione di Mayfield, anche se pure in questo caso occorre ridimensionare la gioia: si sta pur sempre parlando dei Commanders!
Avevamo previsto spettacolo e spettacolo è stato: dopo un supplementare Detroit è riuscita a sopravvivere ai Los Angeles Rams con un buon 26 a 20.
In una giornata in cui l’inarrestabile Amon-Ra St. Brown è stato tolto dall’equazione - tre ricezioni per 13 yard per lui - il touchdown della vittoria è stato messo a segno dal solito David Montgomery, anche se incoraggia davvero tanto la prestazione monstre di Jameson Williams che con 121 yard e un touchdown ha battuto un fondamentale colpo. L’attacco dei Lions è sempre più profondo e con il duo Montgomery-Gibbs già in piena forma sognare è sempre più lecito: sono davvero impressionato da questo reparto offensivo.
In una partita decisa ai supplementari ogni errore viene amplificato, quindi immagino che Stafford debba ancora trovare pace pensando all’intercetto in end zone lanciato poco prima della pausa lunga: con quei tre punti in più, magari…
C’è molta apprensione per l’infortunio di Puka Nacua: figuratevi che Kupp si è visto rivolgere il pallone in ben 21 occasioni diverse.
Bene, per questa settimana è tutto, come al solito l’invito è quello di farmi sapere la vostra nei commenti.
disastro Washington come sempre. Non ci aspettavamo certo una stagione vincente, ma qualcosa di meglio rispetto agli anni passati si... diamogli il beneficio della prima di stagione, ma credo ci spetti la seconda scelta (speriamo nn diventi la prima) al prossimo draft...
È sempre un piacere leggerti: arguzie di analisi competente!