Il riassunto della dodicesima domenica del 2024 NFL
Domenica molto più movimentata e imprevedibile di quanto potessimo immaginare
Domenica davvero pazza quella che abbiamo vissuto.
Per decidere da quale partita iniziare il racconto ho dovuto lanciare una monetina e il destino mi ha obbligato a optare per la folle vittoria dei Dallas Cowboys sui Washington Commanders: ‘folle’ non solamente per il fatto che i Cowboys siano riusciti a fermare l’emorragia imponendosi su un’avversaria ben più lanciata, ma soprattutto per il modo in cui si è materializzato il 34 a 26 finale.
Eppure le due squadre si erano presentate agli ultimi quindici minuti di gioco su un 10 a 9 Cowboys che trasudava sbadigli e incomprensibili difficoltà dell’attacco dei Commanders che, per tre quarti, è stato magnificamente imbrigliato dalla difesa dei Cowboys.
Un piazzato di Aubrey e un touchdown di Luke Schoonmaker a cinque minuti dalla fine avevano permesso ai Cowboys di volare su un 20 a 9 che, in luce delle clamorose difficoltà esibite dall’attacco di Washington, sembrava potesse chiudere i conti: nulla di più falso, in quanto l’immediato touchdown di Zach Ertz seguito da una conversione da due punti realizzata da Daniels ha riportato Washington sul -3.
Nel miglior momento della giornata dei padroni di casa KaVontae Turpin ha tirato fuori dal cilindro uno dei più bei touchdown su kickoff return che io abbia mai visto, rispedendo così Washington sotto di due possessi.
Un saggio piazzato di Seibert ha riportato i Commanders sotto di sette punti, ma ammetto che una volta recuperato l’onside kick sembrava definitivamente fatta per i Cowboys: Washington ha riottenuto il possesso con una trentina di secondi rimasti da giocare.
Poi, per qualche motivo, nel peggior momento possibile Dallas si è dimenticata di quel fondamentale di gioco chiamato ‘tackle’ permettendo a Terry McLaurin di trasformare una potenzialmente inutile ricezione da 30 yard in una cavalcata da 86 conclusa in end zone con il touchdown del -1: sì, del meno uno e non del pareggio in quanto lo sciagurato Austin Seibert ha incredibilmente fallito l’extra point che con ogni probabilità avrebbe spedito la contesa ai supplementari - giornata davvero complicata per i kicker, lui e Aubrey hanno accumulato ben cinque errori fra piazzati ed extra point.
Giusto per non farsi mancare niente Dallas ha riportato in end zone l’onside kick della disperazione perché… perché no?
Partita davvero fantascientifica, anche se gran parte delle emozioni sono state rese possibili da clamorosi svarioni e/o errori piuttosto marchiani.
La partita con cui Dallas-Washington si è giocata il mai banale onore di essere raccontata per prima in questo articolo è quella fra Vikings e Bears, un 30 a 27 Vikings arrivato dopo un tempo supplementare malgrado a un certo punto la vittoria di Minnesota fosse più che certa.
Sopra per gran parte della contesa, la squadra di O’Connell si è affacciata all’ultimo quarto su un tutto sommato rassicurante 24 a 10 che, viste le note difficoltà offensive dei Bears, sembrava in grado di garantirle la nona gioia stagionale: un touchdown di Moore aveva riportato Chicago sotto di un possesso, ma il piazzato del +11 di Parker Romo dopo il two minutes warning sembrava aver chiuso definitivamente i conti.
Chicago, però, non si è data per vinta e anche grazie all’ottima posizione di campo garantita da un bel kickoff return si è riportata nuovamente sotto di tre punti grazie a un touchdown di Allen accompagnato dalla conversione da due punti realizzata da Moore: tutto ciò che serviva a Minnesota a quel punto era mettere le mani sull’onside kick… recuperato ovviamente dai Bears che, con una ventina di secondi a disposizione, dovevano trovare modo di mettere Santos nella posizione di spedirla ai supplementari.
Detto fatto: 27 yard di Moore, da 48 yard Santos non sbaglia, 27 pari, tempi supplementari.
La monetina ha naturalmente sorriso ai Bears che, però, sono inciampati su uno sciagurato three n’ out nel peggior momento possibile dando così a Minnesota l’opportunità di vincerla con un semplice piazzato.
Estenuata dalle inaspettate fatiche, Minnesota ha percorso il campo con gran maestria e una ricezione da 29 yard di Hockenson ha apparecchiato la tavola a Parker Romo che, da 29 yard, non ha fallito il piazzato che è valso il 9-2 ai sempre più sorprendenti Vikings.
Per i Bears questa sarà una sconfitta oltremodo dura da digerire, tuttavia sono davvero incoraggiato per i passi in avanti esibiti dal reparto offensivo contro una difesa di livello come quella di Minnesota.
Ritornano al successo i Kansas City Chiefs, ma che fatica! Contro dei commoventi Carolina Panthers la squadra di Reid ha avuto bisogno di tutti e sessanta i minuti di gioco per garantirsi un soffertissimo 30 a 27 suggellato da un piazzato sulla sirena di Spencer Shrader.
I rimpianti in casa Panthers sono più di quanti ci saremmo mai potuti attendere, a partire da un primo tempo concluso sul 20 a 9 Chiefs in cui tutti e nove i punti segnati dai padroni di casa sono arrivati dal piede destro di Eddy Pineiro in piena red zone: forse questo rende ancora più impressionante la seconda metà di gioco messa insieme da un Bryce Young che, non sto scherzando, ha risposto colpo su colpo a Patrick Mahomes. Sì, Bryce Young ha (quasi) rimontato Patrick Mahomes.
Sotto di un possesso pieno - otto punti - a un paio di minuti dal fischio finale i Panthers prima hanno costretto Kansas City al punt grazie a un paio di sack consecutivi e, poi, una volta riottenuta la palla hanno percorso senza particolari problemi il campo raccogliendo gli otto punti di cui avevano bisogno grazie al sottovalutato Chubba Hubbard che, con touchdown e conversione da due, ha regalato ai suoi l’insperata parità.
Dall’altra parte, però, c’era Patrick Mahomes e quando c’è Patrick Mahomes succederanno sempre cose: questa folle galoppata da 33 yard ha catapultato i Chiefs in zona field goal e Shrader da 31 yard non ha fallito.
Complimenti ai Carolina Panthers per aver spinto al limite i bicampioni in carica: nelle ultime settimane Bryce Young ci ha consistentemente messo davanti a ottime cose che, visto il livello medio di questo roster, non possono essere ignorate o liquidate con una scrollata di spalle.
Potrebbe esserci qualcosa su cui varrà la pena costruire attorno.
Vittoria tanto strana quanto inaspettata quella dei Tennessee Titans che sono andati a Houston a prendere lo scalpo a dei Texans troppo sciuponi per essere veri: 32 a 27 il punteggio finale di una partita scandita da big play.
Malgrado il primo snap della giornata di Houston sia coinciso con un touchdown da 19 yard di Cade Stover, Tennessee non si è persa d’animo e grazie agli eroici Westbrook-Ikhine e Pollard si è addirittura portata sul 17 a 7, vantaggio durato per poco visto che Stroud ha immediatamente riportato i suoi sul -3 connettendo in end zone con Nico Collins.
Una serie di piazzati ha fissato il punteggio sul 23 a 17 Titans che, dopo il secondo intercetto della giornata di Stroud, sembrava potessero cercare il colpo di grazia: ovviamente pick six di Will Levis e sorpasso Houston.
Nel momento in cui i Texans sembravano aver ripreso il controllo della contesa grazie a un piazzato di Fairbairn da 54 yard, ecco la giocata che spacca in due la partita: un apparentemente innocuo lancio di Levis dà il là a un assolo da 70 yard del tight end Okonkwo che regala nuovamente il +3 a Tennessee.
Dopo uno scambio di punt Houston si riporterebbe pure in vantaggio, ma una penalità toglie dal tabellino quello che sarebbe stato il secondo touchdown della giornata di Nico Collins: Fairbairn con un comodo piazzato da 28 yard avrebbe potuto ristabilire la parità, ma quell’“avrebbe potuto” mette immediatamente in chiaro che non sia andata così.
L’incredibile errore di Fairbairn ha preceduto il safety subito da Stroud che ha chiuso definitivamente i conti e regalato ai Titans una vittoria che definire insperata sarebbe un eufemismo.
Non si ferma più la folle corsa dei Detroit Lions, passati senza troppi patemi d’animo pure sugli Indianapolis Colts con un netto 24 a 6.
Reduce da una delle migliori prestazioni della carriera, questa settimana a Goff non sono stati chiesti gli straordinari in quanto tutti e tre i touchdown della giornata sono arrivati dal dinamico duo Gibbs-Montgomery, la prima coppia di running back a mettere a segno almeno 10 rushing touchdown a testa in due stagioni consecutive.
Ciò nonostante Goff è stato autore di una prova concreta e senza fronzoli nella quale non ha avuto problemi a muovere le catene nei momenti del bisogno.
Ottima prova del reparto difensivo che costringendo Indianapolis a un orribile 3 su 12 su terzo down ha permesso all’attacco di controllare il ritmo della partita, come testimoniato efficacemente dai 37 minuti di possesso palla: questo signori miei si chiama football complementare e, al momento, la sinergia fra i reparti dei Lions non ha paragoni nella lega.
Giocano in modo maturo e vincente e, immagino, la postseason non può arrivare abbastanza in fretta.
Continuano a correre pure i Miami Dolphins, arrivati alla terza vittoria consecutiva grazie a un ingannevole 34 a 15 sui New England Patriots. Mi sono affidato all’aggettivo ‘ingannevole’ poiché il punteggio finale non è in grado di rendere giustizia a quello che è stato a tutti gli effetti un monologo Dolphins, volati sul 31 a 0 grazie a quattro touchdown di Tua Tagovailoa - due dei quali ricevuti da uno splendido Achane.
Una meta di Austin Hooper e un fortunoso fumble riportato in end zone da Christian Gonzalez hanno conferito del gradevole pathos agli ultimi dieci minuti di gioco, ma smaltito lo shock dell’errore gratuito Miami non ha avuto nessun problema ad archiviare la pratica con un paio di stop difensivi.
Finalmente una prestazione di livello del finora irriconoscibile Waddle che con 8 ricezioni per 144 yard e un touchdown si è regalato quel genere di pomeriggio che fino a questo punto della stagione aveva potuto solamente sognare con malinconica nostalgia.
Dopo che quattro sfortunate sconfitte consecutive li avevano messi con le spalle al muro, riecco i Tampa Bay Buccaneers: a Baker Mayfield e compagni sono bastati solo un paio di quarti per liquidare ciò che resta dei poveri New York Giants. 30 a 7 il punteggio finale di una contesa mai definibile come tale.
DeVito è stato prevedibilmente mangiato vivo dal front seven avversario che con una prima metà da 46 yard di total offense hanno permesso ai Bucs di prendere il largo e appropinquarsi agli spogliatoi sopra 23 a 0.
Ottima prova del reparto offensivo dei Buccaneers che ha mosso le catene con estrema efficienza anche grazie a un gioco di corse variegato e imprevedibile: mi limito a dirvi che i quattro rushing touchdown di Tampa Bay sono arrivati da quattro giocatori diversi, ossia Tucker, Irving, White e pure Mayfield.
Per parlarvi del 38 a 10 con cui i Packers hanno triturato dei 49ers dolorosamente orfani di Brock Purdy potrei proporvi un pigro copia-incolla di quanto appena scritto sui Buccaneers: partita mai veramente in discussione, gioco di corse oltremodo dominante e squadra sconfitta senza speranze in quanto costretta ad affidarsi al backup quarterback.
Pure in questo caso non c’è stata partita, Green Bay ha completamente sopraffatto una squadra traumatizzata dall’assenza del proprio quarterback e anche per questo dolorosamente incapace di muovere le catene e trovare un ritmo sostenibile: figuratevi che San Francisco ha potuto festeggiare il primo primo down della propria giornata solo quando Green Bay era già scappata sul 17 a 0.
Prestazione magistrale di Josh Jacobs che con 106 rushing yard e tre touchdown - tutti da una iarda! - ha permesso ai suoi di tenere in mano il pallino del gioco, sfiancare la difesa avversaria e costringere Brandon Allen a rispondere con insostenibile fretta.
Si complica sempre di più la stagione dei 'Niners…
…soprattutto perché la situazione in NFC West è incredibilmente caotica dopo l’ottimo successo dei Seattle Seahawks sui (non più tanto) lanciatissimi Arizona Cardinals: grazie a una prova più che ispirata del reparto difensivo Seattle si è garantita un 16 a 6 che le ha regalato il provvisorio primato in division.
Kudos alla difesa di Mike Macdonald che è riuscita nella tutt’altro che banale impresa di inceppare il solitamente produttivo gioco di corse degli Arizona Cardinals, tenuto 49 yard su 14 misere portate: forse Arizona avrebbe potuto correre con maggiore convinzione - soprattutto se si tiene presente che Seattle non sia mai davvero scappata.
In realtà pure la difesa dei Cardinals ha giocato una buonissima partita, ma purtroppo per loro a condannarli alla sconfitta ci ha pensato una stupidissima pick six di Kyler Murray che ha regalato ai Seahawks il doppio possesso di vantaggio.
Arizona avrebbe pure avuto le sue occasioni di rifarsi sotto, ma dell’ingiustificabile imprecisione in red zone ha costretto Murray e compagni a lasciare per strada punti fondamentali - prima si sono dovuti accontentare dei tre punti in una situazione goal-to-go, poi Ryland ha fallito il potenziale piazzato del -7 a tempo quasi scaduto.
Brutta battuta d’arresto questa, principalmente perché regala nuova linfa vitale a dei Seahawks che fino a una decina di giorni fa sembravano agonizzanti e ora, invece, guardano tutti dall’alto in division.
Non si fermano più i Denver Broncos del sempre più impressionante Bo Nix: settima vittoria stagionale per la squadra di Payton che questa volta è passata sui poveri Las Vegas Raiders con un 29 a 19 che ha ribadito l’ovvio, ossia che nessuno scontro divisionale è e mai sarà scontato - indipendentemente dal momento di forma che stanno vivendo le squadre in campo.
Dopo essersi recata negli spogliatoi sotto 13 a 9, Denver si è regalata il doppio possesso di vantaggio grazie a un paio di touchdown del solito Courtland Sutton, sempre più faro dell’intero reparto offensivo.
Pesantissimi i due turnover dei Raiders che hanno permesso a Denver di raccogliere dieci punti, o se preferite lo scarto che è costato la partita ai Raiders: questa volta i ragazzi di Antonio Pierce hanno dato davvero l’anima, tuttavia dall’altra parte c’era una squadra più forte e cinica.
Attenzione che Gardner Minshew potrebbe aver rimediato un infortunio serio alla spalla.
I Philadelphia Eagles fanno sempre più paura: il 37 a 20 con cui hanno spazzato via i Los Angeles Rams coincide con la candidatura ufficiale di Saquon Barkley per l’MVP.
L’ex running back dei New York Giants ha firmato una prestazione da antologia con 255 rushing yard - record all-time per un giocatore dei Philadelphia Eagles - e un paio di touchdown, uno da 70 e uno da 72 yard: davanti a prestazioni del genere diventa difficile parlare d’altro.
Dopo un inizio di stagione davvero complicato gli Eagles sembrano finalmente aver trovato la quadra e, principalmente grazie a un gioco di corse troppo dominante per essere contrastato, stanno riuscendo a esprimere un ottimo football su entrambi i versanti della linea di scrimmage.
Nulla da fare per i Rams che per metà partita sono riusciti a tenere il passo agli avversari ma che poi a un certo punto sono stati inevitabilmente costretti a inchinarsi a Saquon Barkley.
Mi piacerebbe che la questione Philadelphia fosse approfondita perché io non la capisco proprio: a volte sembrano una squadra sull’orlo di una crisi di nervi ma sono una squadra completa e talentuosa in ogni ruolo; ieri li ho visti fare a pezzi dei Rams tutt’altro che disprezzabili e ho notato che il loro record li pone in controllo della division e in corsa per il number one seed della NFC.
Quindi non capisco perché se ne parli così poco e mi viene in mente che lo scorso anno partirono con un 8-0 (vado a memoria), per poi implodere senza un motivo apparente nella seconda metà di stagione e uscire mestamente alle wild card senza praticamente giocare la partita. Fino all’8-0 c’era chi chiedeva di cambiare le regole perché la QB push da loro ideata era virtualmente immancabile. Poi tutto finito, mai visto una squadra cambiare così senza infortuni agli uomini chiave è caduta nel dimenticatoio.
È una dinamica che non ho capito, non capisco tutt’ora e vorrei aiuto.
Anche questa settimana molte belle partite. Dispiace per Commanders, Bears e Panthers. No comment su Frisco ma, sapendo quanto la sfortuna sa abbattersi su di noi sotto forma di infortuni vari, prendere un back up QB valido è un'idea così balzana?