I peggiori draft del ventunesimo secolo NFL
Ennesimo titolo così ambiguo da necessitare di un intero paragrafo di chiarimento
Dritto al punto: cosa intendo per peggiore draft?
Non il draft in quanto draft. Nei prossimi paragrafi non andrò infatti a vivisezionare il draft del 2013 nel tentativo di mettervi davanti all’evidenza empirica di quanto deludente sia stato, ma mi concentrerò sul gruppo di giocatori selezionati da una squadra in un determinato anno spiegandovi perché quella classe sia stata così avvilente da trovare un posto qua dentro. Per farla breve, non vi imbatterete nel “draft del 2013”, ma piuttosto nel “draft dei Cleveland Browns del 2013”.
Che nostalgia i tempi in cui criticare aprioristicamente i draft dei Browns bastava a dare un tono a cialtroni come me.
Volete un esempio concreto? Pensate ad alcuni - la maggioranza - dei draft messi insieme da Mike Mayock e John Gruden prima a Oakland e poi Las Vegas. Nulla sa sabotare presente e futuro di una franchigia più efficacemente di un draft “buttato”: come vedremo fra qualche giorno parlando dei migliori draft, la possibilità di spremere produzione da giovani talenti sottopagati - che di fatto giocano gratis - è ciò che tendenzialmente alimenta cicli vincenti o perlomeno competitivi di chicchessia squadra.
Vediamo insieme quali sono state le tre giorni più disastrose del ventunesimo secolo.
Il draft del 2020 dei Las Vegas Raiders
Giocatori selezionati: Henry Ruggs III, WR (12); Damon Arnette, CB (19); Lynn Bowden Jr., WR (80); Bryan Edwards, WR (81); Tanner Muse, S, (100); John Simpson, G (109); Amik Robertson, CB (139).
Quanto combinato da Mike Mayock fra 2019 e 2021 a Oakland e Las Vegas ci ha impartito una lezione di vita piuttosto importante: essere lautamente pagati per parlare di football americano non implica in alcun modo comprensione del football americano. Mike Mayock ci ha insegnato che frapposto fra il dire e il fare si trovi veramente il mare, un draft del genere è incredibile nel senso più scabroso del termine, ai più risulta impossibile credere a un disastro simile.
Quello che durante una furiosa discussione fu definito come un cracker da Antonio Brown - #CTESPN - ha inanellato una serie di pick così sbagliate che mi sento moralmente costretto a difenderlo a spada tratta: non poteva in alcun modo immaginare che la carriera dei due giocatori scelti al primo round potesse terminare così presto a causa di seri problemi con la giustizia.
Per chi non lo sapesse, Henry Ruggs sta attualmente scontando una pena che va dai tre ai dieci anni per aver causato un incidente - in stato d’ebbrezza - che è costato la vita a Tina Tintor e al suo cane, mentre il curriculum di Damon Arnette è tristemente più variegato: l’ultima offesa risale a gennaio e coinvolge il possesso di metanfetamine e possesso illegale d’armi da fuoco. Andiamo oltre.
Lynn Bowden Jr. è stato spedito ai Miami Dolphins ancor prima di giocare una partita ufficiale coi Raiders, Bryan Edwards in due anni in Nevada ha ricevuto poco meno di 800 yard complessive prima di essere regalato ai Falcons mentre il povero Tanner Muse è stato tagliato il giorno del compleanno dopo aver perso tutta la stagione da rookie a causa di vari infortuni.
Anche se non più il neroargento, John Simpson e Amik Robertson salvano parzialmente la rispettabilità di questa classe del draft in quanto perlomeno ancora attivi.
Il draft del 2007 degli Oakland Raiders
Giocatori selezionati: JaMarcus Russell, QB (1); Zach Miller, TE (38); Quentin Moses, DE (65); Mario Henderson, DT (91); Johnnie Lee Higgins, WR (99); Michael Bush, 100 (RB); John Bowie, DB (110); Jay Richardson, DE (138); Eric Frampton, DB (165); Oren O’Neal, FB (175); Jonathan Holland, WR (254).
I Raiders con il draft hanno lo stesso rapporto che un mio compagno del liceo aveva con l’inglese. Imperterrito, lui si preparava, studiava, faceva tutto quello che doveva fare per mettersi nella posizione di portarsi a casa la sufficienza… finché non arrivava puntuale il 4,5.
Iniziare con un back-to-back dei Raiders può essere confuso come un attacco diretto ai tifosi di questa franchigia, ma vi giuro che non è colpa mia se la vostra squadra del cuore ha composto due delle più grandi disasterclass mai viste durante la tre giorni di fine aprile o inizio maggio.
Il nome più importante è ovviamente quello di JaMarcus Russell, bust così totalizzante da potersi pure fregiare di un’antologia di racconti su quanto poco professionale/adatto per il lavoro fosse. Come spesso accade al draft, l’aspetto più difficile da digerire di un bust è pensare ai giocatori su cui si sarebbe potuto mettere le mani: vi dico solo che dopo di lui sono stati selezionati Calvin Johnson e Joe Thomas, due Hall of Famer. Così, consecutivamente. E non dimentichiamoci di Patrick Willis, Adrian Peterson, Darrelle Revis e Marshawn Lynch. Ok, ora mi sto divertendo a infierire.
Quentin Moses, la primissima scelta del terzo round, fu tagliato a cinque mesi di distanza dal draft perché a quanto pare quella di silurare giocatori selezionati relativamente presto ancor prima di averli visti giocare è nel DNA di questa società sportiva. Scherzi a parte, un pensiero a un vero e proprio eroe che ha perso la vita nel tentativo di salvarne altre durante un incendio.
Gli unici due giocatori in grado di mettere insieme carriere rispettabili sono stati Michael Bush e Zach Miller, neanche lontanamente superstar ma onestissimi mestieranti capaci di trovare posto in un roster NFL per otto stagioni, fatto tutt’altro che banale.
Il draft del 2005 dei Minnesota Vikings
Giocatori selezionati: Troy Williamson, WR (7); Erasmus James, DE (18); Marcus Johnson, G (49); Dustin Fox, DB (80); Ciatrick Fason, RB (112); C.J. Mosley, DT (191); Adrian Ward, DB, (219).
Potevano prendere lo stesso Aaron Rodgers che li ha tormentati per anni. Perché sì, ogni tanto occorre ricordare che prima di trasformarsi nella nemesi di Anthony Fauci Rodgers sia stato uno dei migliori quarterback ad aver mai calcato il gridiron.
Dopo aver scambiato Randy Moss ai Raiders - sempre loro! - per la settima scelta assoluta, Minnesota ha saggiamente deciso di andare a rimpiazzare il futuro Hall of Famer utilizzandola per Troy Williamson, giocatore che in cinque anni fra i professionisti ha ricevuto la miseria di 1131 yard e quattro touchdown. Numeri che, come dire… meglio non dire niente.
Con la “propria” scelta al primo round, invece, si garantirono l’intrigante Erasmus James, pass rusher che dopo una prima stagione tutto sommato accettabile fu in grado di prendere parte solamente a otto partite nei due campionati successivi: tagliato pure lui. Anzi, ancora peggio, spedito agli allora Redskins in cambio di una scelta al settimo round.
Nessuno di questa classe riuscì a lasciare il proprio segno in NFL, anche se mi trovo costretto a lodare C.J. Mosley - omonimo del linebacker dei Jets - per essersi ritagliato una carriera di undici stagioni, impresa già di per sé ardua, figuriamoci per un ragazzo selezionato con la 191esima chiamata.
Dopo il primo round non è successo nulla di storicamente scandaloso, tuttavia fallire così clamorosamente due pick consecutive al primo round mi ha obbligato a trovare un posto ai poveri Vikings che, come mi conferma il mio caro amico Alessandro Taraschi, negli anni ci hanno preso gusto a finire dietro la lavagna. Che potrei avrei potuto dire big board ma mischiare due lingue per ottenere un effetto comico è quanto di più povero io possa fare.
Il draft del 2013 degli Indianapolis Colts
Giocatori selezionati: Bjoern Werner, DE (24); Hugh Thornton, G (86); Khaled Holmes, C (121); Montori Hughes, DT (139); John Boyett, DB, (192); Kerwynn Williams, RB (230); Justice Cunningham, TE (254).
L’emblema del fallimento societario che ha scandito l’era Luck - vi consiglio vivamente di recuperare questo racconto orale della sua carriera prodotto da The Athletic. Per un paio di giorni, ai tempi, era riuscito nell’impresa di farmi arrivare in ufficio sorridente.
Forse si sarebbe ritirato comunque, forse no, ma nel draft del 2013 dei Colts troviamo incapsulati tutti gli errori di valutazione commessi da un front office che non ha mai saputo valorizzare il talento di uno che aveva tutto il necessario per affermarsi come uno dei migliori quarterback di tutti i tempi.
Negli anni a Indianapolis l’ex quarterback di Stanford non ha mai potuto contare su un supporting cast adeguato e, anche per questo, sorge naturale chiedersi cosa sarebbe successo se l’allora GM Grigson avesse speso la 24esima scelta assoluta per uno fra DeAndre Hopkins, Travis Frederick, Zach Ertz e Le’Veon Bell.
Per carità, il valore assoluto di un pass rusher di qualità è spesso superiore a quello di un ricevitore, il problema risiede tutto nel fatto che in tre anni ai Colts Werner abbia totalizzato solamente 6.5 sack.
Cinque dei sette giocatori selezionati sono durati la miseria di tre stagioni: il più longevo di questa classe fu Kerwynn Williams che rimase appeso al treno della NFL fino al 2017, anche se sempre in ruoli secondari o terziari.
Pensate a un Andrew Luck “affiancato” dalla coppia Hilton e Hopkins, oppure immaginatelo consegnare l’handoff a Le’Veon Bell, uno dei running back più versatili ed efficaci dell’ultimo decennio. Niente di tutto ciò dato che pochi mesi dopo il visionario Grigson sacrificò una scelta al primo round per strappare Trent Richardson ai Cleveland Browns.
Ecco, Grigson era quell’uomo capace di far passare per competente e spietato il front office di quei Marroni.
Il draft del 2012 dei Jacksonville Jaguars
Giocatori selezionati: Justin Blackmon, WR (5); Andre Branch, LB (38); Bryan Anger, P (70); Brandon Marshall, LB (142); Mike Harris, DB (176); Jeris Pendleton, DT (228).
Justin Blackmon riapre una ferita nel cuore mai completamente cicatrizzata. In questo caso non ho molto da rinfacciare al front office dei Jaguars che saggiamente decise di fornire a Blaine Gabbert un go-to-guy che, nei loro piani, avrebbe dovuto dare vita a un asse su cui Jacksonville avrebbe costruito le proprie fortune per il seguente decennio.
In un primo momento le cose sembravano funzionare alla grande, figuratevi che dopo una buonissima stagione da rookie Blackmon aprì il 2013 con 29 ricezioni per 415 yard in quattro partite… le ultime della sua carriera: una pletora di problemi legali e sospensioni finì per tagliarlo velocemente dal giro NFL e, apparentemente, dal mondo.
Che peccato.
Brandon Marshall è diventato un buonissimo linebacker… ai Denver Broncos, mentre Andre Branch ha avuto i suoi momenti ma, una volta scaduto il contratto da rookie, si è accasato ai Miami Dolphins. Ah, la tassazione della Florida.
La singola decisione più imbarazzante fu quella di prendere Bryan Anger con la scelta numero 70: selezionare un punter durante i primi due giorni del draft dovrebbe essere vietato dalla costituzione.
Anger è diventato un ottimo giocatore, figuratevi che lo scorso anno si è guadagnato un posto nel Second Team All-Pro come membro dei Dallas Cowboys, tuttavia Jacksonville decise consciamente di selezionare un punter con la numero 70 quando, qualche minuto dopo, i Seattle Seahawks con la 75 si garantirono Russell Wilson.
Riavvolgiamo velocemente il nastro impedendo agli ultimi due anni di deturpare il nostro giudizio su quello che resta uno dei migliori quarterback della nostra generazione e proviamo a chiederci cosa sarebbe successo se Jacksonville avesse deciso di puntare su di lui piuttosto che perseverare con Blaine Gabbert.
Il draft del 2013 dei Miami Dolphins
Giocatori selezionati: Dion Jordan, DE (3); Jamar Taylor, DB (54); Dallas Thomas, OT (77); Will Davis, DB (93); Jelani Jenkins, LB (104); Dion Sims, TE (106); Mike Gillislee, RB (164); Caleb Sturgis, K (166); Don Jones, DB (250).
Prima di partire lasciatemi mettere in chiaro una cosa: ottenere la terza scelta assoluta in cambio della dodicesima e 42esima dovrebbe costituire un crimine federale. Non troppo tempo fa, per compiere lo stesso identico salto i San Francisco 49ers furono costretti a sborsare la dodicesima scelta assoluta, una scelta al terzo round e le scelte al primo del 2022 e 2023 - fatalità proprio ai Miami Dolphins.
Vediamo se riuscite a indovinare la squadra con cui Miami chiuse una trade che definire sbilanciata non le renderebbe minimamente giustizia.
Esatto, proprio loro, gli Oakland Raiders.
Purtroppo, però, Miami non riuscì a sfruttare il clamoroso regalo dei Raiders sprecandolo per Dion Jordan, ennesimo giocatore tanto talentuso in campo che nel sabotarsi con le proprie mani la carriera rimediando tre sospensioni in meno di un anno per abuso di sostanze proibite.
Tre sack in quattro anni per la terza scelta assoluta rappresentano un bottino piuttosto esiguo.
Escluso Caleb Sturgis, gli altri giocatori selezionati non hanno avuto alcun tipo di impatto sulla lega: Jelani Jenkins ha giocato qualche partita da titolare, troppo poco però per salvare un’annata disastrosa.
Dopo aver rubato la terza scelta assoluta ai Raiders dovevano fare molto di più, anche se a loro discolpa il draft del 2013 fu fra i peggiori di tutti i tempi.
Sconvolto dall’assenza dei Cardinals, Steve Keim è stato un criminale del draft