Odio mortalmente termini come “sfida”, “comfort zone” e “stimoli”, quindi mi sento in dovere di cominciare con una promessa: farò del mio meglio per non usarli, anche se a un certo punto potrei essere costretto.
Oggi non vi parlerò di football americano. Da domani percorreremo insieme il rettilineo finale che ci separa dal Super Bowl, ma oggi vi devo delle spiegazioni: cos’è successo? Cosa sta succedendo?
Come immagino avrete avuto modo di notare, non scrivo più per Play.it USA.
Ho iniziato a collaborare per Play.it nel 2016 quando ero un ragazzo di vent’anni tremendamente spaventato dal proprio futuro e della vita in generale. Fresco del compleanno numero 28 - e io che volevo entrare nel Club dei 27… -, oggi inizio questa nuova avventura ancora più spaventato dal futuro e dalla vita in generale ma con una risorsa in più, ossia ogni singolo giorno di questi ultimi otto anni.
Ai tempi, furono noia e ossessione a “obbligarmi” a scrivere di football americano. Cercavo un hobby diverso che mi tenesse occupato durante una delle estati più difficili della mia vita e, nel momento in cui l’ho messo a fuoco, coniugare due delle mie più grandi passioni - football e scrittura - mi sembrò così naturale che nemmeno un sofista della scusa come me poteva partorirne una che mi facesse desistere.
Che poi, “passione per la scrittura” deve essere letto come “per qualche motivo la mia professoressa d’italiano in quinta superiore aveva cominciato a darmi minimo 9 nei temi”. Passione, sì.
Poi, lo ammetto, la situazione è sfuggita di mano. Per colpa vostra, naturalmente.
Non mi sarei mai aspettato di essere letto. Cioè, che qualcuno cliccasse sopra i miei articoli sì, ma che la gente col tempo iniziasse ad aspettarli e a pretenderli - cosa di cui vi sono sinceramente grato - no.
Uno dei nostri denominatori comuni è il bisogno di essere accettati. Voi non solo mi avete fatto sentire accettato, ma pure apprezzato. Mi avete trasformato in un ometto di vent’anni a caccia di hobby in un ometto di ventotto in missione per conto degli dei del football - sì, ho bisogno di aiuto.
Non trovavo alcun senso ai numeri di visualizzazioni e commenti sotto gli articoli. Anzi, non ci ho mai trovato senso, perché ultimamente avete davvero esagerato. Più del solito.
È una forma di captatio benevolentiae - che paraculo - e per questo può apparire poco genuina, ma credetemi, ve lo sto dicendo col cuore in mano: grazie, non mi sarei mai aspettato tutto questo.
Non mi sarei mai aspettato che migliaia di persone, più volte a settimana, leggessero i miei deliri sul football americano.
Non mi sarei mai aspettato di portare avanti per tutto questo tempo quello che altro non sembrava che l’ennesimo hobby usa-e-getta.
Non mi sarei mai aspettato di conoscere gente tramite il football e, soprattutto, di trovare nuovi amici nella vita reale grazie a quello che rimane un hobby.
Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto successo negli ultimi otto anni.
Io per otto anni vi ho dato accidia e pronostici sbagliati e voi, pazzi senza amor proprio, mi avete ricoperto d’affetto e immeritata stima. E, soprattutto, mi avete dedicato tempo, la valuta più preziosa in assoluto.
Per quanto male si parli di Internet - e spesso a ragione -, io non ho veramente nulla di cui lamentarmi. Mi avete sempre trattato meglio di quanto potessi meritare e per questo vi sarò grato per l’eternità.
Nel frattempo, però, il tempo non ha mai smesso di scorrere.
Ho fatto la triennale. Ho fatto la magistrale. Ho dovuto trovarmi un lavoro che, cedolino dopo cedolino, ha cancellato anni di progressi e di dolorosa crescita che mi avevano permesso di trovare un equilibrio che mi garantisse un’esistenza accettabilmente serena e funzionale.
Sono cambiato io come persona e, naturalmente, sono cambiati i rapporti con chi mi sta attorno. Purtroppo ho avuto modo di constatare che sì, effettivamente il tempo sia in grado di logorare le relazioni. L’importante, però, è non compendiarle con l’epilogo: ogni divorzio, in teoria, è preceduto da un periodo di felicità e amore.
Grazie al vostro supporto, a un certo punto mi ero convinto di potercela fare, di poter vivere grazie al football americano. In Italia. Football americano in Italia: l’accostamento ossimorico avrebbe dovuto far suonare qualche campanello d’allarme. Che è sicuramente suonato, ma credo di averlo ignorato.
Essendo a un bivio nella vita reale non posso non esserlo pure qua sull’etere.
Nella vita reale, sto cercando un lavoro che, un passo alla volta, spero mi aiuti a piacermi di nuovo come persona rendendomi più serena la quotidianità.
Nell’eterea vita online, invece, non ho voluto aspettare. “Chi ha tempo non aspetti tempo” dice mia nonna che, non a caso, fra non troppi mesi ne compirà 95.
Non ne potevo più di uno status quo che stava inesorabilmente logorando la mia passione… per la più grande mia passione. Credo che qualcuno di voi avrà avuto modo di notare come la passione, battutina dopo battutina, si stesse spegnendo. Non voglio, non posso vivere controvoglia pure quella che spesso è stata la mia ancora di salvezza.
Dovevo darmi una possibilità di provarci alle mie condizioni. Eccoci qua.
Arrivato a questo punto tanto vale provarci.
Otto anni di ostinazione e ossessione non hanno portato a nulla di concreto - le views, cari lettori e care lettrici, non le puoi toccare con mano. Non è mai arrivata la tanto agognata chiamata/mail da DAZN, Sky o qualsiasi giornale verosimilmente interessato a qualcuno che parli di football americano - in Italia! -, quindi… perché non prendere una strada alternativa?
Certo, si sta pur sempre parlando di una strada non lastricata, ma dopo questi otto anni ho avuto la dimostrazione concreta che insieme si possa trasformare una strada bianca in una strada tangenziale. Otto anni fa parlavo di football passeggiando con mio fratello, ora con migliaia di lettori e lettrici. Non me lo sarei mai potuto immaginare. Quindi, Mattia, perché non mettersi nella posizione di restare stupiti un’altra volta?
Lo ammetto, fa paura pensare di dover ripartire da capo dopo tutti questi anni di tanto duro quanto appagante lavoro giornaliero: ricostruirsi una audience, sperare che chi mi leggeva di là mi legga pure di qui, constatare quanti siano disposti a investire soldi veri su questo progetto… tutto fa paura ora come ora.
Ma preferisco la paura oggi a un rimpianto futuro scandito da continui “ma perché non ci hai mai provato, Mattia?”: ripeto, proviamoci.
Questa community ha già avuto modo di stupirmi, sarebbe stupido dare per scontato che non possa fare altrettanto. Di nuovo.
Vi avverto, non cambierà niente.
Il riassunto del lunedì, la digestione del martedì e la guida del venerdì non andranno da nessuna parte e resteranno sempre gratuite. Ve lo prometto. Qua, in una casa di cui posso finalmente reclamare la proprietà, sperimenterò un po’ di più e vi proporrò cose che ho sempre voluto fare ma che, per ragioni che non ha senso spiegarvi, non ho mai avuto modo di portare a termine.
Mi imbarazza mortalmente parlarne, ma via il dente via il dolore: qua avrete la possibilità di abbonarvi. Non so se sentirmi più in colpa o patetico per aver messo un prezzo a qualcosa che ho sempre fatto gratis, ma immagino che pure questo faccia parte del “provarci”. Ci saranno contenuti a cui si potrà accedere solo con l’abbonamento, ma tenterò di tenere il numero il più basso possibile ché un 50/50 mi sa tanto di immeritato ricatto nei confronti di chi mi ha sempre trattato meglio di quanto meritassi.
Veramente, vedete voi. Se volete provare ad abbonarvi ve ne sarei davvero grato, se non ve la sentite non c’è nessun problema, davvero: non troppe righe fa ho definito il tempo come “la valuta più preziosa in assoluto” e no, non è una frase fatta. È qualcosa in cui credo davvero. Il tempo e l’affetto regalatomi in questi anni sono spesso bastati a tenermi sufficientemente calmo da dare un’altra possibilità alla vita e al domani.
Anche se con il tempo al supermercato non puoi comprare gli Actimel - aka il mio segreto di bellezza.
Vi chiedo due cose.
Innanzitutto di scusarmi. In questi primi tempi farò errori - quello di Substack è un mondo completamente nuovo per me - e ciò nonostante continuerò imperterrito a chiedervi di iscrivervi gratuitamente, di fare passaparola e, in caso, di abbonarvi. È imbarazzante, lo so, ma immagino siano queste le regole del gioco.
Poi, molto ingenuamente, vi chiedo se siete pronti: siete pronti?
Siete pronti a vivere il vostro sport preferito nel modo in cui avete sempre voluto viverlo?
Siete pronti a vedere come va?
Ci credo, eccome se ci credo. Per qualche ragione sono convinto che questo progetto possa davvero funzionare e creare un’isola felice nella quale parlare di football americano con gioia, leggerezza e quel pizzico di disillusione che mi ha aiutato a non perdere definitivamente la testa dopo che Baltimore ha regalato il Championship Game a Kansas City.
E se fosse proprio questo sito a salvarmi da una vita di lavori d’ufficio che mi rendono così accidioso? Ora sto esagerando. E sorridendo.
Cari lettori, care lettrici, credo di avervi detto tutto quello che c’era da dire.
Da domani si torna - o comincia? - a parlare di football americano ché qui c’è un Super Bowl da preparare - anche se a questo punto cosa possiamo dire di nuovo sui Chiefs? - e per quanto possa essere spaventato da questo nuovo inizio non vedo l’ora di osservare come andrà.
Non dovesse andare come speravo potrò almeno convivere con la serenità data dalla consapevolezza di averle provate davvero tutte.
Ciò che vi chiedo, di nuovo, è di iscrivervi gratuitamente - per l’abbonamento, in caso, c’è tempo e credo di dovermelo guadagnare - e di passare parola, condividere e scrivere sui muri che non sono scomparso nel nulla, ma ho semplicemente cambiato casa.
Ora finalmente ne ho una mia.
Proviamoci.