Vi confesso di essere un po’ in imbarazzo: il momento Scanzi nel quale mi riempio di pacche sulla spalla da solo ve lo avrei volentieri risparmiato - kudos al giornalista più rock n’ roll che ci sia, scrivere con le mani impegnate a riempire d’autostima le proprie spalle è molto più complicato di quanto potessi credere.
Essendo cresciuto con YouTube - si vede vero? - un articolo del genere era in un certo senso inevitabile, fa quasi parte del galateo online celebrare il raggiungimento di un determinato numero di iscritti al proprio canale con un video di ringraziamento. O in questo caso, un articolo: c’è chi festeggia per il milione di iscritti, c’è chi festeggia per i mille.
Un noto pensatore livornese parlerebbe di categorie.
No, non vi ammorberò con un articolo del genere per celebrare i 2000 iscritti, al massimo se ne riparlerà a 10000, numero che dubito riuscirò mai a raggiungere: insomma, si festeggia esclusivamente quando il numero di iscritti guadagna una nuova cifra. In questo caso siamo appena passati dalle tre alle quattro cifre, quindi perché non celebrare questo traguardo?
Una possibile risposta è “perché mi imbarazza da morire”.
Proviamoci lo stesso, principalmente perché ve lo devo.
Quando ho aperto questo sito - che sito non è - non avevo idea di dove potesse arrivare o di quanto sarebbe potuto durare. Sono abbastanza maturo - sinonimo di “disilluso” - da essere consapevole che si stia pur sempre parlando di football americano - uno sport che definire di nicchia sarebbe riduttivo - e, soprattutto, di quanto sull’Internet sia difficile portare il proprio pubblico da una piattaforma all’altra. Insomma, le aspettative non erano poi così alte.
Come mi è stato spiegato da un amico di vecchia data chiamato Noè, l’unica cosa più difficile che costruire un’arca con le proprie mani è convincere gli altri a salirci a bordo. Sfortunatamente non ho avuto l’opportunità di avvisare chi mi leggeva dall’altra parte e, molti di loro, credono io mi sia smaterializzato nell’etere o che abbia finalmente trovato qualcosa di diverso con cui occupare il mio tempo.
No, non ho smesso e credo che di football ne parlerò ancora per parecchio tempo.
Indipendentemente da tutto, questo sito - che sito non è - ha potuto contare sulla mai banale gentilezza del prossimo e chi con un retweet, chi con un passaparola e chi con un mi piace su Facebook mi ha aiutato molto più di quanto possa anche solo immaginare a spargere la voce e, eventualmente, recuperare alcuni dei lettori abbandonati: vi ringrazio.
Se mi conoscete avrete facilmente intuito quanto mi imbarazzi promuovere e pubblicizzare il mio lavoro perché, come già detto, si sta pur sempre parlando di football americano: a chi è che ne frega abbastanza di questo sport da sopportare quintali di spam sui vari social?
A nessuno. Qualcuno potrebbe suggerirmi di fregarmene e di fare quello che devo fare, ma purtroppo non funziono così, nei miei vasi il sangue non trasporta ossigeno ma imbarazzo - e spesso sensi di colpa - ed è sostanzialmente impossibile convincermi a pubblicizzare ciò che faccio.
Twitter a parte, naturalmente: in un social pervaso da razzismo, misoginia e gente che compensa a varie mancanze acquistando spunte blu - che gonfiano le tasche di quel coso che risponde al nome di Elon Musk - concedere un tweet ogni due o tre giorni ai propri articoli è tutto sommato accettabile.
Sia quello che sia, vi sono davvero grato per ogni singolo tasto social pigiato nella speranza di aiutarmi a far crescere questa piattaforma.
Poi ci sono i gruppi Facebook, ma vabbè.
Ci sono varie tipologie di lettori e lettrici.
Ci sono amici e amiche della vita reale che nonostante confondano ancora il football americano con il rugby si sono iscritti e iscritte semplicemente per fare numero: grazie, spero mi abbiate già messo nello spam, il mio cervello si accartoccia a pensare al vostro telefono che suona per notificarvi di un nuovo articolo di matiofubol. Scusatemi.
Ci sono vecchi lettori e vecchie lettrici che hanno percorso il ponte insieme a me e che, veramente, non avevano alcun motivo di seguirmi dato che di football americano in italiano sul web ce n’è sempre di più, per fortuna: sì, se cliccate sul link si aprirà Huddle Magazine, sito che il football lo copre 365 giorni all’anno. Tranne quando l’anno è bisestile, in quel caso i giorni diventano 366.
Questo sito mi ha dato l’opportunità di conoscere gente come Giovanni Ganci e Alessandro Taraschi, amici senza i quali questo sito - che sito non è - nemmeno esisterebbe: voi sapete e ve ne ringrazio, non c’è bisogno di approfondire.
Ci sono nuovi lettori che vorrei ringraziare per la fiducia e per avermi dato l’opportunità di raccontarvi questo sport dalle regole complicate e le divise forse un po’ troppo sgargianti.
Infine, ci sono più di mille persone che hanno deciso di mettere dentro quella casella il loro indirizzo mail: indipendentemente da quanti articoli abbiate aperto, da quanti ne abbiate letti e da quanti vi siano effettivamente piaciuti, grazie.
Grazie di cuore.
Un ringraziamento imbarazzato a chi ha deciso di investirci denaro vero abbonandosi. In un triste mondo in cui una caramella Goleador costa 20 centesimi - ma ciò nonostante gli stipendi non crescono - riconosco il valore di ogni singolo euro e anche per questo apprezzo con tutto me stesso questa vostra spesa.
Soprattutto in un momento storico in cui se una persona ha la colpa di amare lo sport dovrà abbonarsi a ventisette piattaforme diverse per seguirlo decentemente.
Spero di essere riuscito in qualche modo a giustificare il vostro investimento.
Il 2024 fino a questo momento è stato un anno tutt’altro che facile, ne ho passate di ogni colore e ammetto senza problemi che sono state diverse le giornate salvate da questo sito - che sito non è: prendersene cura, programmare nuovi articoli e, in generale, gestirlo mi hanno permesso di restare tutto sommato tranquillo e concentrato e, in alcuni momenti, pure sereno.
Non potete quindi capire come mi possa essere sentito a ricevere un feedback del genere, a vedere le iscrizioni aumentare inesorabilmente giorno dopo giorno malgrado l’offseason.
Ero molto agitato in vista della regular season, sapevo fin troppo bene che non avrei mai potuto replicare i numeri che avevo dall’altra parte… poi è arrivato Week 1.
No, non sono gli stessi numeri, ma non importa. Constatare l’interesse per il proprio lavoro - che, purtroppo, si può misurare per l’appunto esclusivamente attraverso i numeri - costituisce il feedback più rincuorante che esista: se non altro non sto buttando via tempo, continuo a ripetere a me stesso.
Non mi aspettavo nulla del genere e dato che si potrà solo crescere immagino che il meglio debba davvero ancora venire.
Perfetto, credo di avervi annoiati abbastanza.
Mancano circa 9000 iscritti al prossimo articolo del genere, quindi dubito fortemente che ci sentiremo tanto presto, ma permettetemi di ringraziarvi un’ultima volta perché non mi sarei mai aspettato tutto questo.
Grazie davvero.
Grande Mattia te lo sei meritato. Per ogni singola parola che hai scritto, solo tu puoi sapere quanto sacrificio ci è dietro. E lascia perdere Scanzi quello non è un giornalista e neanche una bella persona soprattutto dopo la storia dei vaccini.
Grazie a te, è un grande piacere leggere i tuoi articoli mai banali e scritti davvero bene.