Considerazioni lucide (circa) su Week 6 del 2024 NFL
Oggi parleremo di squadre roventi e di esempi di inettitudine a cui facciamo fatica a credere
Settimana finalmente chiarificatrice. No, le sorprese non sono finite e immagino non finiranno mai, ma c’era proprio bisogno di una domenica del genere, una di quelle domeniche in cui parecchie partite sono finite tanto-a-poco regalandoci così l’opportunità di prendere il polso a squadre su cui era abbastanza difficile esprimersi.
I Jaguars sono più disastrosi di quanto potessimo immaginare.
I Cowboys non sembrano avere molto in comune con quelli delle ultime regular season - sottolineo REGULAR SEASON - e imbarcano quarantelli a cadenza settimanale mentre l’attacco cinchiscia.
New England è un cantiere aperto, ovviamente.
I Raiders mettono l’angoscia.
I Cardinals hanno due versioni, quella buona e quella cattiva: buona fortuna a capire quale delle due incontrerete in una determinata domenica.
L’inizio di stagione dei Saints è ormai così distante che sembra che si stia parlando di qualcosa accaduto nel 2017.
Fra poco vi dirò qualcosina sui Browns perché mi sento in dovere di offrirvi ogni settimana un paio di spunti statistici su ciò che stanno facendo.
Ora, però, vorrei iniziare parlandovi di un paio di squadre veramente calde.
Iniziamo dai miei amati Baltimore Ravens?
La partenza da 0-2 mi aveva mortificato ma in nessun caso fatto sentire spacciato - per quanto aver perso in casa contro Gardner Minshew bruci ancora. Troppi errori, troppa poca lucidità e, apparentemente, consapevolezza nei propri mezzi: una squadra con certe ambizioni dovrebbe preoccuparsi solo di vincere, non di salvarsi dalle proprie tendenze autodistruttive.
Dopo quattro vittorie di qualità consecutive posso affermare che i Baltimore Ravens siano tornati, anche se c’è ancora tantissimo lavoro da fare - soprattutto in secondaria.
Dallas, Buffalo, Cincinnati e Washington, quattro partite estremamente delicate vinte in modo più o meno convincente. Non riesco a esprimere a parole le sensazioni che attraversano il mio corpo guardando Derrick Henry correre: è raro che in questo sport le cose vadano come debbano andare, ma almeno per ora King Henry sta rispettando ogni mia più realistica aspettativa - malgrado i tanti dubbi sulla linea d’attacco.
Henry sta dominando.
Ha già guadagnato 704 yard con una media di 5.9 a portata e ha messo a segno almeno un rushing touchdown in ognuna delle sei partite giocate finora. Quando le difese si chiudono nel tentativo di fermarlo Lamar Jackson le affetta via aria: è successo sia contro Cincinnati che domenica contro Washington. Il dominio di Henry sta semplificando la vita a Lamar Jackson e viceversa.
Pur con una batteria di ricevitori a mio avviso ancora limitata, l’attacco dei Ravens è tremendamente esplosivo ed efficiente e ciò è testimoniato dal fatto che al momento nessun reparto offensivo abbia maggior successo su terzo down e in red zone.
Rinfranca vederli consistentemente chiudere partite consegnando il pallone al proprio running back che, come tradizione vuole, sale di colpi con il passare dei quarti: è esponenzialmente più complicato atterrarlo negli ultimi quindici minuti di gioco rispetto a quanto possa esserlo a inizio partita - sempre di impresa si tratta.
Se trovano modi per tenere organicamente coinvolti sia Likely che Andrews potrebbero diventare inarrestabili.
Tutto questo nonostante una difesa che ne concede 25 a partita e che, in generale, può migliorare ancora tantissimo, soprattutto in secondaria.
Ci è voluto un po’ più del previsto, ma il pessimo inizio è stato definitivamente smaltito.
Ad agosto vi parlavo della AFC North come della miglior division in assoluto ma mi rendo conto solamente ora che, forse, continuavo a riproporvi lo stesso refuso - come fosse una novità: dopo un mese abbondante di football è sacrosanto dire che la miglior division della NFL sia la NFC North.
Per corroborare la mia banale tesi mi servirò di qualcosa di stupendamente empirico, ossia i record delle sue quattro inquiline. Vikings ancora imbattuti sul 5-0, Lions sempre più lanciati sul 4-1 e Bears e Packers “fanalini di coda” sul 4-2.
Record cumulativo di 17-5.
Dei Vikings ve ne ho già parlato abbastanza e a rendere speciale la loro storia ci pensa la perfetta complementarità fra attacco e difesa. Sarebbe infatti sbagliato compendiare il loro magnifico avvio servendosi esclusivamente dell’improbabile storia di redenzione di Sam Darnold, tanto quanto saprebbe esserlo il suo contrario focalizzandosi solo sulla difesa.
Minnesota sta giocando del magnifico football complementare e, carta canta, deve ancora perdere una partita. Più che altro, continua a raccogliere vittorie di qualità ché battere 49ers, Packers, Texans e Jets è tutt’altro che banale.
Ora però parliamo pure delle sue sorelle.
I Detroit Lions invece fanno sempre più paura in quanto sempre più consapevoli della propria grandezza. Non sono più una sorpresa, sono una delle migliori squadre della lega, sanno di esserlo e stanno senza problemi nella parte.
La batosta inflitta ai poveri Dallas Cowboys ci restituisce una squadra con pochissimi punti deboli. Insieme ai Ravens possono vantare uno degli attacchi più completi e bilanciati della lega, una macchina da 30 punti a partita che sa segnarne 47 in un pomeriggio in cui Goff ha indirizzato il pallone ad Amon-Ra St. Brown solamente in quattro occasioni. La reciprocità fra Gibbs e Montgomery ricorda molto da vicino quella fra le migliori versioni di Kamara e Ingram e ora che Williams ha finalmente trovato costanza di rendimento il gioco aereo ha raggiunto la tridimensionalità che tanto hanno desiderato.
I Cowboys sono pieni di problemi quest’anno, ma un 47 a 9 in trasferta non può lasciarci indifferenti - a proposito, 47 a 9 è Scorigami, un abbraccio a Larry che mi ha fatto da Scorigami Police nei commenti del riassunto: questi il Super Bowl lo vogliono davvero.
Pure la difesa sta dominando e questo sorprende se si pensa a dove si trovasse questo reparto solamente un paio di stagioni fa. Concedono poco più di 18 punti a partita e gli attacchi avversari sono finora stati tenuti sotto il 30% di successo su terzo down.
L’infortunio di Aidan Hutchinson peserà come un macigno. Un ragazzo che se la stava giocando punto a punto con T.J. Watt per il premio di Defensive Player of the Year non è ovviamente rimpiazzabile, ma troveranno modo di sopravvivere alla sua assenza.
Il punto di forza dei Lions è forse proprio questo, una profondità generale senza paragoni che garantisce loro competitività anche nei giorni più difficili. Gioco di corse imbottigliato? Nessun problema, Goff lancia per 300 yard.
Malgrado ne fosse il volto, la difesa dei Lions finora non ha brillato solamente grazie ad Hutchinson, anche se ora potrebbero essere costretti a cercare un sostituto esterno tramite trade.
È vero, il calendario dei Bears nell’ultimo mese è stato tutt’altro che proibitivo, ma è forse colpa loro se devono giocare le partite in programma?
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