Considerazioni lucide (circa) su Week 3 del 2024 NFL
Dopo la terza settimana di regular season NFL solo una cosa è certa: non ci stiamo capendo niente
Forse si tratta solamente di venire a patti con la realtà e accettare passivamente l’incomprensibilità del football di settembre. Uno prova a sommare fra di loro gli indizi in modo da tirar fuori uno straccio di prova ma niente, è tutto inutile: i Broncos umiliano i Buccaneers davanti ai propri tifosi, i Rams in assoluta emergenza rimontano i 49ers, Sam Darnold è al momento l’MVP della NFL e, sempre al momento, ha molti più motivi per sorridere l’attuale squadra di Justin Fields rispetto a quella che gli ha mostrato la porta senza pensarci due volte.
Mi sembra giusto iniziare dai Minnesota Vikings, attualmente la miglior squadra della NFL.
Ebbene sì, i Vikings di Sam Darnold stanno esprimendo il miglior football in assoluto. Segnano più di 28 punti a subendone appena 10 e, soprattutto, danno quell’inspiegabile sensazione di essere ancora un rebus per tutta la lega. Sta letteralmente funzionando tutto, ovunque si posi lo sguardo c’è almeno un motivo per sorridere e nessuno ha la più vaga idea di come rallentare l’attacco o di come proteggersi dalla disciplinata ferocia del reparto difensivo.
Dopo un anno di imbarazzante asetticità via terra Minnesota può nuovamente vantare un gioco di corse efficace e concreto che, capitanato da uno splendido Aaron Jones, sta aprendo le porte della play action a Sam Darnold. Con 5.4 yard a portata Jones sembra aver ritrovato lo smalto dei giorni migliori e, non secondario, si sta pure rivelando un servizievole pass catcher come testimoniato dalle 12 ricezioni per 97 yard.
Non so se questo livello sia sostenibile, ma al momento nessun quarterback sta giocando meglio di Sam Darnold. All’ex futuro dei Jets O’Connell non sta chiedendo la luna, ma di sfruttare nel migliore dei modi le occasioni aperte dalla ritrovata efficacia del gioco di corse: sarebbe però ingiusto nei suoi confronti limitarsi ad applaudirlo per quanto bene sfrutti la play action, dato che guardando i quattro touchdown lanciati contro Houston noteremo subito la pazzesca lucidità nella tasca.
Darnold è deciso, consapevole, a proprio agio nella tasca e non ha problemi a sfruttare il proprio atletismo per estendere le giocate fino a pescare un compagno libero in end zone. Le impressionanti statistiche - 8 touchdown a fronte di due miseri intercetti - non riescono a compendiarne la brillantezza, al momento sta interpretando la posizione con un’inedita maturità che scalda perlomeno il cuore.
Non so se i meriti siano da attribuire all’anno di tirocinio alla corte di Shanahan, ma quello che abbiamo visto in queste prime tre settimane di regular season è un quarterback che sarebbe indiscutibilmente titolare in circa una ventina di squadre.
E poi c’è la difesa del tanto infamato Brian Flores: questo reparto fa semplicemente paura. Cattiva, ordinata e indecifrabile.
Nelle ultime due settimane la difesa di Minnesota ha inceppato i ben oliati meccanismi degli attacchi di San Francisco e Houston concedendo la miseria di 23 punti. Per la prima volta in carriera Stroud è apparso spaesato e sopraffatto dalle circostanze: immagino non fosse pronto alle formazioni esotiche presentategli da Flores. Il pass rush macina sack - già 16 in tre partite - e ogni mossa dell’offseason sta pagando dividendi: i neoarrivati Greenard e Van Ginkel hanno già accumulato 7.0 sack, mentre la rivelazione Pat Jones ne ha messi a segno 4.0.
Ma non finisce qui in quanto pure la run defense sta funzionando alla grande dato che solamente i Baltimore Ravens finora hanno concesso meno rushing yard.
Qui si è diffidenti dalla nascita e, silenziosamente, si sta attendendo un brusco ritorno alla realtà, ma in questo mare sconquassato dall’incertezza generale solamente i Vikings si stanno esprimendo consistentemente su un livello che definire eccellente sarebbe riduttivo - soprattutto per quanto erano basse le nostre aspettative.
Tutto sta funzionando alla perfezione e, finora, non esiste una squadra che stia giocando meglio a football americano. Che si tratti di attaccare con efficienza o di difendere con una ferocia a momenti patologica, Minnesota merita tutte le attenzioni che sta ricevendo.
Non so quanto possa durare, ma loro nel dubbio continuano ad accumulare vittorie che a fine anno potrebbero condurre a una gradevolissima sorpresa.
Anche se non può vantare vittorie di qualità come quelle dei Vikings, credo che Pittsburgh si sia meritata un paio di considerazioni del martedì.
Da un lato tutto sta seguendo il copione. L’ottimo lavoro di una difesa che concede 8.7 punti a partita è puntualmente sfruttato da un attacco che, pur non avendone mai segnati più di 20, fa sempre quello che deve fare prendendosi cura del pallone, tenendo riposata la difesa con quasi 34 minuti di possesso ed evitando ogni possibile errore - in tre partite hanno commesso solamente un turnover, un intercetto.
Qualcuno potrebbe storcere il naso constatando che le vittorie siano arrivate contro i Falcons all’esordio di Cousins, i Denver Broncos guidati da un rookie e i Chargers con Herbert a mezzo servizio, ma occorre spingere lo sguardo un po’ più in là per rendersi conto di ciò che sta succedendo: Justin Fields appare sempre più a proprio agio e settimanalmente ci lancia un paio di messaggi che ci mettono davanti a miglioramenti concreti e che lo allontanano sempre più dalle delusioni di Chicago.
Il suo carico di lavoro sta aumentando con il passare delle partite e domenica, contro dei Chargers ben allenati, ha spedito il pallone in orbita 32 volte per 245 yard evitando abilmente giocate stupide - intercetto a parte. Nulla di rivoluzionario, ma esattamente ciò di cui gli Steelers hanno bisogno.
Non stiamo più parlando del quarterback cervo-davanti-alle-luci-del-camion dolorosamente spaesato e incapace di completare anche le letture più basilari, ma di un ragazzo che sta finalmente trovando sé stesso e che, forse, potrebbe essere a un paio di vittorie dalla totale restaurazione di un’autostima che sembrava irreparabilmente compromessa dai difficili anni a Chicago.
Per il momento nessuno gli sta chiedendo di segnarne 30 a partita, ma di tenere bilanciato il proprio reparto offensivo in modo da alleggerire il box per Najee Harris e Jaylen Warren. Pittsburgh resta pur sempre una squadra di Arthur Smith, quindi potete stare sicuri che proveranno a correre il più possibile, ma con un Fields così stanno scongiurando l’incubo monodimensionalità.
Desidererei qualche vittoria un po’ più pesante prima di potermi esprimere con maggior decisione sullo stato dell’arte del loro reparto offensivo, ma la buona notizia è che per come stanno attualmente le cose Justin Fields è più che in grado di permettere a Pittsburgh di giocare il proprio football e, cosa più importante, di vincere le partite.
Con una seconda metà di stagione da mani nei capelli - tutti e sei gli scontri divisionali sono nella parte conclusiva del calendario - gli Steelers stanno saggiamente facendo scorpacciata di vittorie aiutando nel mentre Fields a ritrovare sé stesso.
Salvo infortuni temo che Russell Wilson sarà costretto a passare lunghi pomeriggi con la cuffia a bordocampo.
Pure ai Seattle Seahawks si potrebbe muovere l’accusa di truffa visto che il loro 3-0 può essere imputato a un calendario più che benevolo: Bo Nix, Jacoby Brissett e Skylar Thompson. No, non sto dando i numeri sparando nomi a caso, vi ho solo elencato i tre quarterback incrociati dai Seahawks finora.
Per questa ragione aspetterei a parlare di guarigione grazie alla cura Macdonald, ma stanno comunque esibendo progressi - anche se una parte di me è ancora inquietata dalla difficoltà avuta nello sbarazzarsi dei tutt’altro che irresistibili New England Patriots.
Sono molto preoccupato dall’incostanza di un reparto offensivo che va a intermittenza. Domenica, contro Miami, dopo aver segnato 17 punti nel primo quarto hanno dovuto attendere quasi 40 minuti di gioco per rimpinguare il vantaggio e mettere in ghiaccio la vittoria finale su ciò che resta dei poveri Miami Dolphins.
La difesa ha tenuto su la baracca massacrando di botte il povero Thompson e annullando quasi completamente i velocisti Achane e Hill, ma è fuori questione che contro un reparto offensivo di prima fascia molto difficilmente sarebbero usciti illesi da un simile giro a vuoto.
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